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Al via ‘Servizio Pubblico’: Santoro si inventa lo sciopero del giovedì: “Questa tv fa schifo”

Torna il 3 novembre. Più battagliero che mai, perché questa volta la sfida è a Rai, Mediaset, La 7, attraverso una multipiattaforma internet e un network di tv locali, da Telelombardia ad Antenna Sicilia. E allora, come d'abitudine, Michele Santoro attacca: a Servizio Pubblico non bastano le sottoscrizioni web di 10 euro, serve una forma di disobbedienza televisiva ogni giovedì sera. In programma"26 puntate fino a giugno" e, se servirà, numeri straordinari per grandi eventi. Poi Santoro vuole sviluppare"altri progetti".

Il conduttore ha invitato gli spettatori a spegnere le tv tradizionali e accendere Servizio Pubblico sul web, perché ogni giovedì i dati di ascolto recepiscano il messaggio degli utenti, convinti che"questa tv fa schifo"

"Per una vera democrazia, tutti i punti di vista devono essere tollerati, ma devono avere diritto a essere rappresentati. Vogliamo- ha spiegato il giornalista - dare a pezzi di società la possibilità di immaginare di poter cambiare le cose secondo le proprie idee. Invece, vedo in atto tendenze all' omologazione, a una 'marmellata'".

La vera tv, il vero servizio pubblico, è la tesi di Santoro, la farà lui e lui solo: "Povero ma artisticamente bello: sarà così il mio nuovo programma: una tv che sale sulla gru - ha detto il giornalista alludendo alle proteste di molti lavoratori nei mesi scorsi - come hanno fatto tanti per far sentire loro voce. Ora si affianca anche una televisione che non ha diritto di cittadinanza. E quindi questi due mondi si saldano"."Abbiamo sempre puntato su questa scommessa di contagiare il pubblico: se la vinceremo sarà foriera di molte novità sullo scenario politico e in Rai", ha detto Santoro in conferenza stampa, oggi, a Roma.

 "Se cadono Berlusconi e Bersani sono cavoli loro - ha detto Santoro rispondendo a una domanda in conferenza stampa - Quando 200mila persone seguono su internet la prima giornata della convention di Renzi la nuova tv c'è già. Se la Rai non cambia sarà travolta: sarà difficile che la gente accetti di tenere in piedi un carrozzone che non dà informazioni ritenute essenziali dal pubblico".

"Non sono io che ho scelto le tv locali. Se resisteranno alle pressioni svolgeranno un ruolo da protagoniste in un momento in cui subiscono un nuovo attacco. Se avessi firmato il contratto con La 7 stavo lì e lavoravo lì: ma non mi sta bene che a ogni giro di valzer perdiamo pubblico mi sembra una perdita per la democrazia. Invece la piattaforma può lanciare una sfida senza limiti: non saremo misurati solo dagli ascolti ma anche dai contatti in rete".

"Voi non volete aprire una discussione su lfatto che Celentano, Luttazzi... non hanno più diritto a fare una trasmissione in Italia. (...) La 7 non ha accettato quello che Berlusconi accettava 15 anni fa: chi lavora oggi nel nostro sistema tv deve piegarsi a questa logica. E tutti accettano questa logica perché in tv, come ha detto una volta Costanzo, 'chi non c'è scompare e tutti vogliono esserci' ".

"Ormai ci siamo abituati, siamo cloroformizzati: Dandini che voleva? Vada sulla 7 o a teatro. O faccia uno spettacolino con la videocamera amatoriale. Ci sono stati anche altri, non solo io, che hanno detto di no: Biagi, Luttazzi... Ma non va bene abbandonare Luttazzi al suo destino. Che Rai è? Che credibilità ha oggi? La satira graffiante nei confronti del potere sulla Rai quale è? Intere generazioni di autori vengono"zeligzzate". L'unica forma di comicità autorizzata è Checco Zalone?Se non posso vedere quello che vorrei vedere sulla Rai che senso ha il servizio pubblico? Chi in Rai si illude e spera nell'arrivo del soccorso della politica si sbaglia: finirà nella merda, scusate ma è così..." 

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