Prosecuzione dell’esame del disegno di legge 265/A (Giunta regionale)-Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 ottobre 2009 n°4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno all’economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo) e norme per la semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia e paesaggistica – Modifiche alle legge regionale 12 agosto 1998 n°28 (Norme per l’esercizio delle competenze in materia di tutela paesistica trasferite alla Regione autonoma della Sardegna con l’articolo 6 del DPR 22 maggio 1975, n°480, e delegate con l’articolo 57 del DPR 19 giugno 1979, n° 348) e alla legge regionale 14 maggio 1984, n°22 (Norme per la classificazione delle aziende ricettive)
In avvio di seduta la presidente del Consiglio regionale on. Claudia Lombardo ha messo in votazione l’emendamento 203 all’art. 1 bis. Riscontrata la mancanza del numero legale in Aula, i lavori sono stati sospesi per trenta minuti.
Alla ripresa, Gian Valerio Sanna (Pd) ha chiesto la soppressione dell’art. 16 della legge 4 del 2009 perché è un elemento che non ha più cogenza dal punto di vista normativo perché decaduto Il riferimento è alla legge salva-coste che intendeva disciplinare le installazioni eoliche fino all’approvazione del Piano paesaggistico regionale.
Luigi Lotto (Pd) si è augurato riflessioni più approfondite su come proseguire la discussione su un provvedimento che, così com’è, non può andare avanti perché contiene misure totalmente inaccettabili. Le condizioni per un dialogo finalizzato al miglioramento della situazione, ha spiegato, al momento non ci sono.
Carlo Sechi (Misto) ha detto che gli incontri interlocutori tra gli schieramenti non hanno prodotto risultati perché non si vuole mettere in discussione il fatto che il provvedimento non risponde alle esigenze e ai bisogni dei sardi. Ha definito la discussione, una “vicenda grottesca” perché, se approvata, la legge non riuscirà a risolvere i problemi di chicchessia.
Renato Soru (Pd), entrando nel merito dell’emendamento, ha accusato la Giunta di aver commesso errori nelle politiche sulle energie alternative. Il fatto che la quantità di eolico da impianti, installati o in fase d’installazione sfiora i 1800 megawatt non ha alcuna giustificazione perché parte dell’energia prodotta, un’enormità, è dispersa e non usata. Piuttosto, ha aggiunto Soru, occorre intervenire perché l’Enel rispetti gli impegni assunti, compresi quelli di ripristino ambientale nelle zone dell’isola dove gestisce centrali.
L’assessore dell’urbanistica on. Nicolò Rassu ha detto di concordare con Soru sulla necessità di intervenire sull’Enel. Sul contenuto dell’emendamento ha poi precisato che si è equivocato: non si parla di eolico, ma di aree boscate.
Il capogruppo del Pd on. Giampaolo Diana ha rilevato come la materia energetica sia delicatissima anche perché sconta gravemente l’assenza di una programmazione. In particolare, ha accusato la maggioranza di voler cancellare i criteri posti in passato, un altro esempio della volontà di agire senza regole di riferimento.
Tarcisio Agus (Pd) ha spiegato che occorre evitare la contaminazione delle aree boschive per la tutela delle quali la Regione spende annualmente tantissimo. Anzi, ritenendo che le foreste siano quasi dei beni identitari, ha suggerito che le distanze, entro le quali non possono essere autorizzata l’edificazione in prossimità dei boschi, siano ampliati.
La presidente on. Claudia Lombardo ha messo in votazione l’emendamento 203 che è stato respinto con 39 no, 27 sì e 2 astensioni.
Al termine della votazione, la Presidente Lombardo ha avviato la discussione generale sull’art.1/ter della legge in esame e sugli emendamenti a essa collegati.
Chicco Porcu (Pd) ha dichiarato che la parte del testo “che prevede modifiche al patrimonio edilizio esistente rappresenta il cuore di quello che dovrebbe essere il Piano casa se la legge si fosse limitata a questa materia operando, come indicato da una nostra proposta di legge, all’interno dei piani urbanistici comunali, superando la logica dei semplici ampliamenti e allargando l’intervento a servizi come parcheggi, verde, misure per il risparmio energetico”. Questo sarebbe stato, a giudizio di Porcu, “un utile terreno di confronto, esteso magari al patrimonio edilizio pubblico, nel quadro di un nuovo modello di sviluppo ispirato alla sostenibilità ambientale”. La legge in esame, però, ha aggiunto l’esponente del Pd, “non parla di questi problemi ma solo di aumenti volumetrici, a testimonianza di un profilo riformista che, nella maggioranza, è totalmente assente. Qui sta la ragione più profonda dell’opposizione del centro sinistra: no alle deroghe permanenti, sì alla diffusione della qualità nelle costruzioni; no ai villaggi fantasma, sì a una nuova politica di accoglienza nei centri abitati al servizio di un turismo più articolato che punta certamente sull’identità costruita anche attorno alle risorse locali”. Su questo articolo, ha concluso Porcu, “non ci sarebbe da fare barricate ma da usare un semplice buon senso, evitando alcune storture come la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica non legati all’edificio principale”.
Luigi Lotto (Pd) ha sottolineato che “iniziano ad emergere i tratti peggiorativi del testo, attraverso la manomissione del concetto che stabilisce un legame inscindibile fra incrementi volumetrici e manufatto principale, creando le condizioni per trasformare la riqualificazione in un vero e proprio raddoppio dell’unità immobiliare e, conseguentemente, del suo valore”. La svolta negativa, ha proseguito Lotto, “passa anche per la possibilità di alienare separatamente il nuovo immobile agganciato a una sola porzione di quello principale. Nel caso delle case a schiera, accanto alle quali è ammessa la realizzazione di corpi di fabbrica separati, c'è un’evidente alterazione del tessuto urbano e degli standard urbanistici dell’area, attraverso lo stravolgimento ancora più ampio di quello, già molto pesante, provocato dalla legge 4 del 2009”. Tutto questo, ha affermato ancora Lotto, “ci porta a voler sopprimere per intero l’articolo. La discussione in atto fra le forze politiche ha portato ad una parziale riconsiderazione di alcune parti della legge, ma ora occorre una verifica puntuale delle intenzioni fin qui manifestate. Realisticamente, però, non si può non prendere atto che rispetto alla legge 4, siamo di fronte, ad un ulteriore peggioramento della normativa. Ciò dimostra che da parte della maggioranza non c’era alcuna volontà di migliorare il primo piano casa. Ci si è avviati su una strada completamente sbagliata ed ora bisogna cercare di limitare i danni”. (A.F.)
Il vice presidente del Consiglio regionale, on. Mario Bruno, ha dato poi la parola a Gian Valerio Sanna (Pd) che ha evidenziato come l’articolo 1 ter prevede modifiche di rilievo al’ 2 della legge 4 del 2009 (Piano casa). “Si può discutere di tutto – ha affermato l’esponente del Pd - ma non si può pensare che la nostra contrarietà al Piano casa sia un fatto superato. Non potete chiederci di far finta che non esista la legge numero 4, che è operante”. Sanna ha anche sollevato il forte dubbio sulla legittimità della norma e ha rimarcato che l’opposizione avrebbe voluto, attraverso il Piano Casa, dare la casa a chi non ce l’aveva. “Voi – ha affermato Sanna - avete detto no. Vi avevamo detto anche dove prendere i soldi e ci avete detto di no: voi avete negato la casa a chi non ce l'ha con questo provvedimento”.
Il vice presidente Bruno ha dato, poi, la parola al consigliere regionale del Pdl, on. Nanni Campus, che ha voluto ripercorrere criticamente quanto accaduto ieri in Aula: “L’articolo 15 che prevede il recupero dei sottotetti ha dimostrato come un’anomalia possa diventare una regola”. E ha aggiunto: “Voglio invitare l’Aulla a valutare con attenzione quello che sta facendo”. Campus ha riletto alcuni passaggi della legge evidenziando come il testo preveda la deroga alle norme igienico-sanitarie, rimarcando come creare nuove cubature, in questo modo, non faccia altro che far contenti gli immobiliaristi e non sia certo un miglioramento delle condizioni abitative di una famiglia. Campus è poi passato all’esame dell’articolo 1 ter che “modifica il Piano casa in modo altamente peggiorativo, un Piano casa che di per sé era già debole”. L’esponente del Pdl ha anche aggiunto: “Attenzione ci sono passaggi altamente peggiorativi della filosofia che ha portato prima il governo nazionale e poi quello regionale a portare avanti il Piano Casa, ossia per aiutare il rilancio del settore edilizio”. Campus ha, anche, evidenziato la negatività della modifica che tratta delle pertinenze, ossia la possibilità di alienare le pertinenze in maniera separata dal corpo principale. Non solo, Nanni Campus ha anche evidenziato come, in base al comma 7, vengano fatte saltare le regole delle distanze tra un fabbricato e l’altro, “distanze che sono un segno di civiltà”, e ha aggiunto: “ A chi servono queste modifiche? Ai cittadini che così possono migliorare le loro condizioni abitativi o chi può vendere immobili?”. Sul comma 12, il consigliere regionale del Pdl ha esortato l’Aulla a fare attenzione: “Il comma 12 sostituisce il 6 della legge 4 ed è un’opera meritoria, perché nel comma 6 si parla di deroghe in tutti i sensi. Dobbiamo puntare a migliorare il testo.
Tarcisio Agus (Pd) ritiene che il contenuto dell’art. 1 ter, Modifiche agli interventi di adeguamento ed ampliamento del patrimonio edilizio esistente, sia tema da consiglio comunale. Il Consiglio regionale dovrebbe solo stabilire le linee generali di intervento, ma la norma in esame, ha aggiunto, ammette opere totalmente in deroga che creano disparità e frizioni tra i cittadini, tra chi se le può permettere e chi, invece, è costretto a vivere nella precarietà. Per Agus il legislatore regionale spesso non è in grado di valutare le conseguenze delle norme che approva e che riguardano direttamente lambito locale e le particolari dinamiche dei centri abitati. L’articolo, ha spiegato, si insinua nella vita quotidiana dei cittadini. Sarebbe meglio incentivare i comuni ad adottare i piani urbanistici affinché all’interno di questo livello si stabiliscano gli interventi da consentire o da vietare. L’esponente del Partito Democratico, piuttosto, ha invitato la Regione a sostenere i cittadini per i quali la casa è una vera necessità e a creare opportunità di lavoro per coloro che, poi, avranno la possibilità di investire sulle unità immobiliari.
Renato Soru (Pd) ha detto di essere sempre stato contrario al consumo delle coste per tutelare l’interesse generale e non perché in odio a qualcuno. Allo stesso modo si è dichiarato contrario alla proroga del Piano casa, con ulteriori peggioramenti, senza voler pensare a chi possa giovare. Si è chiesto, però, cosa c'entri l’autorizzare le pertinenze fuori dagli edifici. Evidentemente si stanno facendo cose che non servono alle famiglie, ma a pochi costruttori che operano in Sardegna. Soru ha rimarcato che esistono problemi molto più urgenti da risolvere: la soppressione dei traghetti tra Porto Torres e Genova, la cancellazione della continuità territoriale aerea, la disponibilità di risorse per la manovra finanziaria del 2012. Nonostante questo, ha proseguito l’esponente del Pd, si parla di pertinenze separate che possono essere vendute. La realtà è che, di fatto, si cerca di cancellare il Ppr in maniera furba e irresponsabile perché si intende difendere qualche potere forte e si fa finta di servire le famiglie sarde. Soru ha ricordato che è mondiale la convinzione in base alla quale lo sviluppo non si può avere attraverso un ulteriore consumo del territorio.
Radhouan Ben Amara (Misto) ha avvertito di non voler parlare “né di cubature, né di finestre, né di infissi, quanto piuttosto della volontà di trasformare radicalmente ambiente e paesaggio, una operazione di plastica politica dove il paesaggio viene plasmato da forze occulte, in uno spazio gelatinoso che rappresenta il tentativo di massificare tutto programmando il futuro per cancellare il passato”. Manca l’idea della politica come cosa utile all’interesse comune, ha commentato Ben Amara: “di fronte alla gravissima crisi sociale presentiamo un piano casa, che deve essere rifatto interamente se vuole essere davvero vicino ai sardi. Sappiamo delle lotte per l’aggiudicazione degli appalti, per la sicurezza nei cantieri, della lotta più complessiva al governo della mediocrità golpista. Paesaggio, ambiente, salute e lavoro, costituisce il carattere della persona e della comunità come valore collettivo. Chiediamo, dunque, che il piano casa abbia una alta funzione politica essendo corretto, legittimo, utile, guidato da una teoria morale”. In altri termini, secondo Ben Amara, si tratta di una “doppia operazione, politicizzare lo Stato de politicizzare l’urbanistica. Questo piano casa, però, non risponde alle sfide della società contemporanea, perché travolge le norme urbanistiche. Va quindi impedito nel rispetto del principio di cautela.
Giuseppe Cuccu (Pd) ha affermato che “leggendo il titolo ho avuto l’impressione che si volesse mettere rimedio ai guasti della legge 4, ma è stata una impressione del tutto sbagliata. Sono addirittura previsti, per gli adeguamenti volumetrici, progetti privi di elaborati fotografici e simulazioni: è una cosa impossibile, che dimostra l’insofferenza totale per le regole e la chiara volontà della maggioranza di peggiorare una legge pessima”. Proseguendo nel suo ragionamento teso ad evidenziare i punti più controversi della legge, Cuccu si è soffermato sulla possibilità di “trasformare le pertinenze delle abitazioni in nuove zone edificabili, innescando un pericolosissimo effetto moltiplicatore causato dalla possibilità di realizzare corpi di fabbrica separati. Stiamo aumentando a dismisura le unità immobiliari, assicurando soltanto il rispetto delle leggi sui condomini ed infischiandocene di strumenti urbanistici, standard (strade, piazze, servizi pubblici, spazi verdi), perfino altezze e distanze”. Lo scenario che abbiamo di fronte, a giudizio dell’esponente del Pd è quello di una sorta di “case a schiera bis, che si potranno vendere anche assieme ad una singola parte dell’immobile principale, tutto finalizzato a vendere i nuovi immobili”. Il piano casa, ha detto infine Cuccu, “poteva essere utile se pensato per dare una casa a chi non c'è l’ha o per soddisfare modeste esigenze abitative, ma qui ci sono altri appetiti, c'è un fortissimo consumo di territorio peraltro in netta controtendenza rispetto all’andamento del mercato”. (A.F.)
Il vice presidente, on. Mario Bruno, ha dato quindi la parola a Franco Sabatini (Pd) che ha ribadito le priorità dell’opposizione, ossia la difesa della fascia costiera, ma anche della campagna e le zone umide e del paesaggio nel senso ampio, evidenziando che anche dal governo nazionale, attraverso il Codice Urbani, ha dimostrato questa stessa sensibilità. Sabatini ha anche evidenziato la bontà del Ppr, che ha creato una nuova sensibilità tra la gente, tra gli amministratori e tra i tecnici. “Vogliamo difendere, come valore, il nostro territorio e il nostro patrimonio ambientale e paesaggistico che ha un senso anche da un punto di vista economico: se non ci fosse la risorsa ambientale che esiste in Sardegna anche le strutture ricettive non avrebbero senso”. Sabatini ha, infine, chiesto alla maggioranza quale progetto vuole portare avanti, evidenziando che anche tra i banchi della stessa coalizione di centrodestra ci sono molti consiglieri che criticano aspramente questa legge.
D’accordo con il ragionamento di Sabatini anche il collega Marco Espa (vice presidente del Gruppo del Pd): “Il Ppr è patrimonio della Sardegna al di là di ogni schieramento politico, tenendo conto naturalmente che ogni norma è perfettibile e migliorabile”. Espa ha poi rimarcato come questa legge non abbia prestato neanche la necessaria attenzione al miglioramento energetico degli edifici e delle case. In sostanza, secondo Espa la Regione avrebbe dovuto limitare gli aumenti volumetrici soltanto a chi portava avanti migliorie volte al risparmio energetico. “Non bastano le premialità previste dalla legge, si è persa l’occasione di creare una nuova sensibilità e dare un impulso all’economia legata alle nuove tecnologie”, ha affermato Espa, rimarcando che l’opposizione continuerà a fare ostruzionismo con l’obiettivo di “protegge i valori del paesaggio ed evitare che vengano danneggiate le fasce costiere.
Valerio Meloni (Pd) ha chiesto che l’amministrazione regionale metta i comuni nelle condizioni di fare le regole, di programmare la vita dei propri territori, attribuendo loro, già in Finanziaria, le risorse adeguate per attivare tutti gli strumenti di pianificazione urbanistica. Ha aggiunto che non si deve essere diseducativi per non rafforzare la tendenza comune di chi fa qualunque cosa perché tanto poi arriverà una sanatoria. Meloni ha detto che il sistema di deroghe messo in piedi è eccessivo in un momento nel quale è diffusa tra i sardi la consapevolezza che nelle coste non si debba cementificare e che nelle zone agricole non si debba ulteriormente frazionare i terreni. Accusando la maggioranza di voler deregolamentare il sistema, l’esponente del Pd, entrando nel dettaglio, ha contestato l’eliminazione della simulazione fotografica per le villette a schiera e la possibilità di chiudere i posti pilotis, gli spazi condominali riservati ai parcheggi coperti, senza che venga spiegato dove poi sosteranno le auto.
Cesare Moriconi (Pd) ha ricordato che gli schieramenti hanno cercato di confrontarsi e ha ribadito la richiesta dell’opposizione di revisionare la proposta in esame. Ha difeso l’ostruzionismo in quanto legittima arma parlamentare, ma ha anche ammesso che la contrapposizione e lo scontro infinito non si comprendono più in un momento nel quale la crisi morde le imprese e i cittadini. Moriconi ha sollecitato la soppressione del capo due del disegno di legge, soprattutto le norme che derogano ai divieti del Ppr, definite illegittime e inapplicabili, anche alla luce di alcune sentenze della giustizia amministrativa e della decisione del Governo di impugnare il Piano casa della Regione Lazio. Nello specifico, il consigliere del Pd ha criticato la possibilità di intervento sulle distanze tra gli edifici perché ridurranno i diritti soggettivi riconosciuti a ogni cittadino.
Il vicepresidente del Consiglio on. Mario Bruno ha aggiornato i lavori alle ore 16.Red-com