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Domani in consiglio comunale discussione sull’importanza dell’Ospedale civile e dell’Orto botanico di Cagliari.

Sarà discussa durante la seduta di consiglio comunale di domani  alle ore 18,00 la mozione presentata dai consiglieri comunali Paolo Casu, del Partito Sardo D'Azione e Gianni Chessa dell'Udc, sull’attestazione dell’importanza culturale, economica e produttiva dell’attuale ospedale civile di Cagliari “San Giovanni di Dio” e dell’orto botanico di Cagliari e sulla destinazione futura da dare a questo importante sito storico.

L’accordo che verrà siglato tra la Regione, il Comune e l’Università di Cagliari, permetterà il trasferimento al Patrimonio indisponibile del Comune di Cagliari dell’Ospedale “San Giovanni di Dio” e dell’Orto Botanico, veri tesori architettonici e naturalistici del nostro Comune.

Partendo da questo, i Consiglieri comunali di Cagliari, Casu e Chessa, hanno presentato nei giorni scorsi un importante mozione che riguarda iol futuro dell'importantissima struttura ospedaliera e del confinante orto botanico, vera perla naturalistica e florovivaistica dell' intera Sardegna.

Casu e Chessa sottolineano l'importanza di trattare e discutere subito su questi due importanti siti del Comune di Cagliari, anche per evitare tragici errori del poassato che hanno visto siti posizionati nel territorio urbano e non di Cagliari, restare per anni totalmente abbandonati e improduttivi.

Non si può e non si deve ragionare a posteriori, ma subito e con concretezza, affinchè la nostra città trasformi i suoi beni in centri produttivi e godibili da chi visita la nostra bellissima città.

A riguardo, Casu e Chessa ricordano  che gli ingressi principali dell’ ospedale San Giovanni di Dio sono ubicati nella Via Ospedale n. 46 e che l’area che occupa le stesse strutture ospedaliere si estendono in diverse aree della nostra città e in gran parte risultano confinanti con l’area naturalistica universitaria denominata “orto botanico”;

L'abbandono dell' ex ospedale Marino e il ritardo con cui si sta intervenendo sull'ex manifattura tabacchi, devono essere da stimolo e da incentivo per la nuova giunta Zedda per dare un impronta diversa al loro modo di progettare il futuro della città, con una visione chiara del presente.

La  nostra città, contava nell’anno passato 2010, 156.863 cittadini residenti di cui 84.087 femmine e 72.776 maschi; dei cittadini residenti nella nostra città, il 23,84 % pari a 37.393, sono abitanti che hanno superato il sessantacinquesimo anno di età, e che questa percentuale nell’anno 2002 era del 19,25 , con una cifra di abitanti pari 31.840.

Ormai centinaia di cittadini anziani e non autosufficienti residenti nella nostra città, vengono dirottati nelle strutture socio assistenziali distribuite nelle diverse provincie sarde, creando oltre che un trauma a questi anziani, che non hanno la possibilità di essere seguiti dai loro parenti nelle nostra città, gravi disagi anche ai loro cari che si vedono costretti a logoranti spostamenti per poter assistere e vedere i loro congiunti;

Essendo lo stesso ospedale già agibile per degenze sanitarie ed essendo anche inserito in un contesto urbano dotato di aree verdi e di ampi parcheggi, sottolineano Casu e Chessa, tale struttura potrebbe oggi essere parzialmente utilizzata per progetti di reinserimento di cittadini adulti con disabilità psichica. Alla luce anche del caso creato dalla fallimentare operazione “Vivere assistito”, dove nel 2008 l’assessorato alle politiche sociali del Comune di Cagliari emanava un avviso che recitava “il comune cerca appartamenti di civile abitazione dove poter attivare progetti di abitare assistito a favore di persone disabili e dove si indicavano quali standard abitativi indispensabili, centralità dell’alloggio, superficie minime di 140 metri quadrati, quattro camere da letto, soggiorno, cucina e due bagni.

La politica portata avanti in questi ultimi trascorsi dal Comune di Cagliari, evidenzia una carenza di spazi e di strutture da adibire a progetti di reinserimento di malati psichici che dovrebbero essere aiutati ad autogestirsi, a reinserirsi nel tessuto sociale interagendo con il resto della nostra città; La convivenza di anziani all’interno di una struttura, oltre che garantire loro una permanenza nella loro città, garantirebbe vitalità e occupazione alla nostra già debole economia cittadina;

L’acquisizione tra i beni indisponibili del Comune di Cagliari dell’ospedale e dell’orto botanico, permetterebbe alla struttura sanitaria di rispettare la normativa regionale per le residenze sanitarie, dove è prevista una specifica pertinenza di verde;

Questi siti, oltre che creare occupazione per centinaia di addetti sanitari e non , continuerebbero a restare godibili ai cittadini cagliaritani;

Che occorre pensare oggi alla città del domani, con i nostri anziani, i nostri malati, i nostri giovani e i nostri inoccupati, incentivando le deboli occasioni di interazione tra anziani e giovani e creando percorsi alternativi storici, culturali, sociali e ricreativi per cittadini della terza età, sofferenti psichici e loro famiglie, che all’interno di una “grande casa” potranno integrarsi e interagire giornalmente con i visitatori (scuole e giovani) di questo sito;

Da tutto questo, per Casu e Chessa occorre che il SDindaco zedda si impegni con la sua Giunta, attivandosi già da oggi nel programmare il futuro dell’ospedale San Giovanni di Dio dopo la sua dismissione da centro sanitario, programmando un grande centro per anziani autosufficienti, parzialmente e non, oltre che un polo per l’assistenza e il reinserimento sociale dei numerosi sofferenti psichici, destinando spazi e aree anche ai loro parenti, che non si vedrebbero privati dell’affetto dei loro cari. Occorre , concludono Casu e Chessa, pensare e fare una progettazione immediata, preso atto che questa struttura di degenza sanitaria, essendo attiva e funzionante è già idonea ad ospitare anziani per degenza e assistenza sanitaria, oltre che sofferenti psichici delle diverse età, per verificare con gli altri organi istituzionali interessati la percorrenza di questa strada che sarebbe una grande e unica opportunità per uno sviluppo economico, sociale e culturale, anche attraverso accordi “pubblico-privato” che eviterebbero il sorgere di un ennesima struttura di mero assistenzialismo, ma bensì di una struttura produttiva nel campo sanitario, sociale e culturale, autosufficiente dal punto di vista economico-gestionale e godibile come spazi e aree verdi dalla collettività cagliaritana. Com

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