Secondo fonti finanziarie i componenti del consiglio superiore dell'istituto centrale sarebbero pronti ad esprimere un 'parere' negativo sull'eventuale indicazione di Vittorio Grilli, sponsorizzato fortemente da Tremonti, a governatore. Il parere non riguarderebbe ovviamente la persona, competente e stimata in Italia come all'estero, ma il principio che una soluzione 'interna' sia la sola capace di rispondere ai requisiti di autonomia e indipendenza, da sempre le stelle polari di via nazionale.
Del resto, osservano le stesse fonti, chi meglio di Fabrizio Saccomanni da Palazzo Koch potrebbe interloquire con Mario Draghi alla Bce? Le dichiarazioni di ieri del consigliere anziano, Paolo Blasi, contenevano proprio questo messaggio alla politica, che tuttavia continua a prendere tempo.
Il premier Silvio Berlusconi spera di arrivare alla riunione, già fissata ancora in via ordinaria, del Consiglio superiore della Banca d'Italia del 24 ottobre, quindi proprio a ridosso dell'approdo di Draghi a Francoforte, con le misure sulla crescita approvate e senza "forzature" (tipo dimissioni) da parte di Tremonti.
Secondo fonti sindacali se il presidente Napolitano si trovasse di fronte ad un 'parere' negativo del Consiglio superiore della Banca d'Italia potrebbe anche decidere di non firmare il decreto di nomina del nuovo governatore, chiedendo una più ampia 'condivisione' nella scelta. A quel punto la procedura di nomina ricomincerebbe da capo, ma con un altro candidato.
L'impressione, rilevano le fonti, è che se nei prossimi 3-4 giorni non si arriverà ad una soluzione i tempi inevitabilmente si allungheranno ancora. Nel frattempo, però, magari Berlusconi avrà incassato il provvedimento sulla crescita. Allo stesso modo sembra impensabile un'accelerazione nelle prossime 24 ore: "non ci sono le condizioni", affermano le fonti, riferendosi alla convocazione per domani sera, quindi a borse chiuse, del consiglio dei ministri. Più facile che i tempi si allunghino e che alla fine Berlusconi indichi quella 'terna' di nomi comprensiva del direttore generale Bankitalia Fabrizio saccomanni, del direttore generale del tesoro grilli, e di Lorenzo Bini Smaghi componente del board della Bce, su cui pesa sempre la promessa fatta da Berlusconi a Sarkozy di un avvicendamento a Francoforte con un esponente francese.
I sindacati di Palazzo Koch guardano al Colle, che ha più volte invocato la correttezza delle procedure. Si chiedono infatti: "il tesoro ha partecipazioni nelle banche, come è possibile che Grilli dalla direzione del tesoro adesso venga chiamato a esercitare la vigilanza sugli istituti di credito?". Per questo sperano nell'intervento di Napolitano.
Infine, sul fatto che Grilli è "milanese" ed è per questo che Bossi lo preferisce a Saccomanni, i sindacati dell'istituto fanno sapere al Senatur che Saccomanni non solo è bocconiano, ma ha anche iniziato a lavorare proprio nella sede milanese di Bankitalia.