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Scontro su Bankitalia, si rinvia

La Banca d'Italia fa quadrato sul suo direttore generale Fabrizio Saccomanni come candidato alla successione di Mario Draghi mentre il Consiglio Superiore dell'istituto centrale garantisce che verranno mantenute l'autonomia e l'indipendenza della banca e chiede che vengano rispettate le procedure di nomina.

In una nuova giornata convulsa sotto il profilo politico, il governatore uscente Mario Draghi ha incontrato il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il quale non si è mai interrotto il canale di comunicazione e che segue la vicenda con la massima attenzione. Draghi aveva già espresso nelle scorse settimane al premier la preferenza della 'tecnostruttura' per il suo direttore generale riscuotendo un sostanziale via libera.

I tempi intanto stringono (Draghi si trasferirà alla Bce il 1 novembre) e da Francoforte, impegnata nel contestato programma di acquisti di titoli di Stato, c'è attenzione alla vicenda e ci si aspetta che non venga lesa l'indipendenza dell'istituto centrale italiano e non si arrivi un segnale negativo ai mercati. Lo stop alla candidatura di Saccomanni espresso dal ministro dell'economia Giulio Tremonti spalleggiato dalla Lega che propendono esplicitamente per Vittorio Grilli, avrebbe bloccato la lettera con cui il governo indicava al Consiglio Superiore il nome del successore di Draghi nella persona dell'attuale direttore generale.

La riunione, iniziata alle 11.30 e terminata nel pomeriggio dopo una colazione di lavoro, è stata così solo 'ordinaria' ma il consigliere anziano Paolo Blasi ha fissato alcuni paletti sulla vicenda. In primis l'assicurazione che verrà garantita l'autonomia dell'istituto e poi la richiesta che "si debba procedere nel modo più rigoroso rispettando le procedure previste dallo statuto".

I tredici consiglieri, che si riuniranno in via ordinaria il prossimo 24 ottobre come spiegano Blasi e l'altro componente Giorgio Squinzi, attendono così la comunicazione ufficiale da parte dell'esecutivo. Solo a quel punto, e passati alcuni giorni, si potrà convocare il Consiglio in riunione straordinaria.

I tempi comunque stringono perché la procedura prevede appunto il parere del Consiglio, quindi la deliberazione del Consiglio dei Ministri e poi che il nome venga proposto dal premier al Capo dello Stato. Un iter che richiede alcuni giorni e che quindi restringe il tempo a disposizione dell'esecutivo per trovare al proprio interno la quadra.

E proprio per questo tornano con insistenza le voci di un 'terzo' candidato per risolvere l'impasse. Si riparla del componente del board della Bce Lorenzo Bini Smaghi oppure, per non scontentare troppo l'istituto, il vice direttore generale Ignazio Visco il quale, secondo alcune ipotesi, potrebbe ricoprire la carica di direttore generale qualora prevalesse l'ipotesi Saccomanni.

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