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Nella Cei tutti d’accordo con Bagnasco

Nel Consiglio episcopale in corso a Roma è emersa oggi da parte dei vescovi "una condivisione convinta ed unanime" all'indomani della prolusione del cardinal Bagnasco "che ha analizzato il delicato momento culturale e politico che attraversa l'Italia". Lo riferisce il portavoce della Cei, mons. Domenico Pompili.

'Ferma e pacata', 'severa ed approfondita' sono stati gli aggettivi piu' ricorrenti fra i vescovi a proposito di una riflessione che - sin dalle prime battute - ha voluto dar corpo al disagio profondo che vive il Paese, senza perdere di vista la capacita' di una speranza, in grado di aprirsi al futuro". 

"Non a caso - prosegue il testo - i giovani e in particolare la recente esperienza della GMG a Madrid, sono stati identificati come un segno positivo che conferma il bisogno di una diffusa ricerca religiosa".

"La questione morale non è un'invenzione mediatica". Così il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Pur segnalando, sulle inchieste in atto, "l'ingente mole di strumenti di indagine", "la dovizia delle cronache a ciò dedicate" e la presenza di "strumentalizzazioni", Bagnasco ha affermato che "nessun equivoco tuttavia puo' annidarsi": la questione morale "e' un'evenienza grave".

"Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi, e sono rese ancor piu' complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci sono ne vincitori ne vinti: ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne dara' atto" ha detto il presidente della Cei.

"I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorieta'. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune" ha detto il card. Bagnasco nella prolusione al Consiglio Cei. "C'e' da purificare l'aria, perche' le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate".

In un passaggio precedente Bagnasco aveva fotografato così lo stato delle cose: "Colpisce la riluttanza a riconoscere l'esatta serieta' della situazione al di la di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede, dando l'impressione che il regolamento dei conti personali sia prevalente rispetto ai compiti istituzionali e al portamento richiesto dalla scena pubblica, specialmente in tempi di austerità.

Rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica denigrazione, poiche' cosi' e' il senso civico a corrompersi, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico. Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui". Mentre "si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignita' delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica", Bagnasco torna a richiamare "la misura, la sobrieta' la disciplina, l'onore" a cui e' tenuto chi "sceglie la militanza politica".

La corruzione è una "piovra" e va combattuta per il presidente della Cei. "Non si capisce - ha aggiunto il cardinale Bagnasco - quale legittimazione possano avere in un consorzio democratico i comitati d'affari" che "si auto-impongono attraverso il reticolo clientelare, andando a intasare la vita pubblica". "Il loro maggior costo sta nella capziosita' dei condizionamenti, nell'intermediazione appaltistica, nei suggerimenti interessati di nomine e promozioni".

"La globalizzazione resta non governata, e sempre piu' tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla politica" ha detto il card. Bagnasco, che nella prolusione al Consiglio permanente ha richiamato l'attenzione sulla finanza e sulla speculazione che, citando il Papa, ha definito "senza limiti" e sulle agenzie di rating: "Le agenzie che classificano l'affidabilita' dei grandi soggetti economici - ha sottolineato - hanno continuato a far valere la loro autarchica e misteriosa influenza, imponendo ulteriori carichi alle democrazie".

"La crisi economica e sociale che inizio' a mortedere tre anni or sono, era in realta' piu' vasta e potenzialemnte piu' devastante di quanto potesse di primo acchito apparire". I vescovi hanno presente "quel che, a piu' riprese, si e' tentato di fare e ancora si sta facendo per fronteggiarle", ma "l'impressione tuttavia e' che, stando a quel che s'e' visto, non sia purtroppo ancora sufficiente" ha detto il presidente della Cei, Bagnasco. "Colpisce la riluttanza a riconoscere l'esatta serieta' della situazione al di la' di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede".