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I lavori del Consiglio regionale – Ripresa la discussione generale del testo unificato 1-7 sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali.

E' ripresa questo pomeriggio, la seduta del Consiglio regionale che ha visto al centro del dibattito la discussione generale sulla proposta di modifica dell'art. 16 dello Statuto speciale per la riduzione, da 80 a 50, del numero dei componenti dell'Assemblea legislativa isolana.

In relazione all'intervento, Mariano Contu (Pdl) ha definito il testo approvato dalla Commissione Autonomia "il parto del topolino": "Credo che manchi quella voglia e, soprattutto, quello spirito necessario per essere davvero credibili in quello che proponiamo". Non basterebbe, a suo avviso, la semplice modifica di un numero per rendere compiuta una riforma che "deve avere altri contenuti" perchè, in realtà, "la gente chiede lavoro" e non meno consiglieri.

Carlo Sechi (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha chiesto il ritiro della proposta perchè, senza una parallela riforma del sistema elettorale, "non si va da nessuna parte" e ha detto che "è una solenne vergogna pensare di tagliare i costi della politica riducendo la rappresentanza del popolo sardo nel Parlamento dei sardi". Sechi ha ricordato che ad inizio legislatura il suo gruppo aveva presentato una proposta per 60 consiglieri: "Il numero nasceva dalla ferma volontà di eliminare i privilegi, perchè la gente è stufa di questa politica".

Per il presidente della Prima Commissione Pietro Pittalis (Pdl) il dibattito "è, per certi versi, surreale" su una proposta che sembra "figlia di nessuno" quando, invece, era stata approvata da tutte le forze politiche con la sola astensione del gruppo Misto. "La situazione è kafkiana - ha aggiunto il relatore del provvedimento - E' lo specchio della gravissima crisi che investe la politica, che è crisi dei partiti che, probabilmente, hanno perso il ruolo di intercettare le istanze, di mediare i conflitti, di fare sintesi". Per Pittalis si può dissentire ma "non è consentito a nessuno di stravolgere i fatti, così come sono documentati in prima Commissione". Piuttosto si sia chiari e si chieda apertamente la sospensione del dibattito: "Basta che ce lo diciamo". Red.