Il Consiglio Regionale ha approvato la legge sul golf, con l’assenza dall’aula dell’intera opposizione. Una discussione contradditoria e confusa con ampi settori della maggioranza critici di fronte all’impianto generale della legge. E’ significativo il fatto che la legge abbia raccolto 36 voti a favore su 40 presenti, a fronte di un Consiglio Regionale composto da 80 consiglieri.
Pur tuttavia ha prevalso l’esigenza di mantenere ben saldi gli equilibri di governo e di accontentare le esigenze di gruppi economici ed immobiliari che premono per l’assalto alle parti più pregiate del territorio costiero e che hanno sostenuto il Presidente Cappellacci durante la campagna elettorale
Durante la discussione della legge è apparso sulle pagine dei principali quotidiani sardi un messaggio pubblicitario pagato dalla Regione per condizionare l’opinione pubblica e giustificare l’ennesimo tentativo di ritornare ad una assenza di regole e di norme di governo del territorio. Un chiaro atto di disinformazione e di mistificazione della realtà con cui il Presidente Cappellacci addebita al Piano Paesistico la crisi che attraversa l’intera Sardegna. Non sarà l’assenza di regole urbanistiche a rilanciare l’economia della regione.
All’inizio di seduta abbiamo cercato di dare un contributo utile al miglioramento della legge e ad evidenziarne le parti più critiche, quelle che andavano a intaccare i principi fondamentali della pianificazione urbanistica e territoriale. Ma secondo la maggioranza non era possibile realizzare campi da golf senza circondarli di ville ed alberghi. La legge approvata prevede infatti la possibilità di realizzare ingenti volumi edilizi all’interno della fascia costiera, calcolati in circa due milioni e mezzo di metri cubi.
In questa maniera, con la scusa di approvare un provvedimento di legge in favore dello sport golfistico, si consente l’ulteriore colata di cemento sulle coste, che dopo l’approvazione delle cosiddette leggi sul piano casa 1 e 2, manifestano una vera e propria ossessione per la maggioranza che governa la Sardegna.
Inoltre nella legge non sono sufficientemente garantite adeguate misure per l’utilizzo delle acque di irrigazione dei campi e l’uso di sostanze diserbanti e di pesticidi dannosi alla salute.
Non abbiamo partecipato alla seconda fase della discussione in aula perché la maggioranza era sorda ad ogni utile miglioramento della legge ed era utile prendere le distanze per sollecitare l’opinione pubblica sui rischi di tale provvedimento, in una fase in cui è necessario concentrare la massima attenzione del Consiglio Regionale sulla vertenza delle entrate con lo Stato, sulla crisi in cui versa l’intero sistema produttivo della Sardegna e sulla necessità di garantire i principi della continuità territoriale. Red-com