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Ricerca – La Spisa: “Investire nella Ricerca porta maggiore sviluppo”

Con l’impegno di promuovere a breve termine un work shop che consenta di attivare un punto di stretta comunicazione tra il mondo della ricerca e quello dell’impresa si è chiusa in tarda mattinata la seconda Conferenza  regionale per la ricerca e l’innovazione in programma al THotel di Cagliari. “Le risorse per la ricerca –ha assicurato alla riapertura dei lavori l’assessore della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio, Giorgio La Spisa- si possono trovare, ma occorre un percorso per stabilire una indispensabile sinergia tra università, imprenditoria, agenzie regionali, enti statali ed organismi e realtà internazionali. Un traguardo indispensabile, quello di unire tutte le forze in campo, che non è reperibile tra le corse ordinarie e che va costruito giorno dopo giorno”.

La seconda giornata di lavori della Conferenza si è aperta con tre nuove sessioni di lavoro, la prima delle quali ha messo a confronto i Rettori degli Atenei di Cagliari e Sassari, Giovanni Melis e Attilio Mastino e il presidente dell’Agenzia regionale Sardegna Ricerche, Maria Paola Corona.

Ad essi è stato attribuito il delicato compito di fare un’analisi sullo stato dell’arte e sulle prospettive della ricerca in funzione dello sviluppo delle risorse umane e dell’economia isolana.

Lusinghiero, nonostante i tempi di crisi, il bilancio del Rettore dell’Università di Cagliari Giovanni Merlis che –ha sottolineato- figura tra gli atenei virtuosi che possono ancora integrare i propri organici. “Abbiamo potenziato la ricerca, la didattica e i laboratori, migliorando la nostra posizione nella classifica premiale del MIUR. Sensibili miglioramenti anche nella classifica riguardante l’utilizzo di fondi europei mentre sul fronte degli organici abbiamo potuto chiamare al lavoro 37 nuovi ricercatori e 24 professori ordinari di prima fascia mentre abbiamo in programma bandi per ricercatori e docenti per ulteriori 117 posti. Dobbiamo rammentare sempre – ha concluso Melis- che

i nostri atenei hanno una caratura regionale e devono quindi porsi prioritariamente l’obiettivo di raggiungere sinergie in un sistema integrato. Per questa ragione progetti e iniziative comuni ci vedono assolutamente disponibili”.

Grato per il momento di confronto su questioni complesse che –ha affermato- affrontiamo tutti i giorni,  il Rettore di Sassari Attilio Mastino ha offerto un’ampia panoramica sugli obbiettivi dell’ateneo sassarese: aumentare gli iscritti, incentivare gli scambi, combattere il fenomeno dei falsi iscritti e le nuove forme di analfabetismo.

“L’auspicio – ha dichiarato Mastino- è che si possa operare in un regime di sussidiarietà e di integrazione delle risorse in campo correggendo le spinte al centralismo per le quali nutriamo qualche preoccupazione. Difficoltà esistono anche –ha proseguito- nel cogliere le novità. Siamo consapevoli che l’ateneo avrà un ruolo da protagonista se riuscirà a tessere rapporti e sinergie con i centri di eccellenza nazionali e internazionali abbattendo steccati e suscitando nei giovani stimoli, curiosità e passione che motivi i loro impegni futuri senza tralasciare, in un contesto globalizzato, la propria identità in funzione dello sviluppo delle comunità locali di appartenenza”.

La prima sessione di lavori si è conclusa con l’intervento del Presidente di Sardegna Ricerche Maria Paola Corona che ha ribadito l’impegno della Regione Sarda nel coniugare ricerca e sviluppo. “Vanno in questa direzione –ha dichiarato- le azioni innovative di start up e tutto il lavoro in atto al CRS4, Porto Conte Ricerche, Polaris, Sardegna District, Sardegna Bio Valley e Cluster. Sono circa un centinaio le imprese che fanno riferimento a queste realtà potendo contare su una ventina di laboratori e un potente centro di calcolo”.

Accogliendo un suggerimento emerso nel corso della prima conferenza, stavolta gli organizzatori hanno inserito una intera sessione dedicata ai beni culturali, archeologici e ambientali, con riferimento alla valorizzazione scientifica ed economica. A moderare il dibattito Alessandro Rovetta dell’Università Sacro Cuore di Milano che ha sottolineato l’importanza di fare rete in un settore che conta un numero straordinario di differenti competenze. “Obiettivo –ha affermato- la tutela del nostro patrimonio archeologico e culturale che in Sardegna riveste un valore strategico anche sul piano identitario”. Le esperienze condotte in proposito in terra di Puglia, assieme alle regioni di Molise e Basilicata, sono state illustrate dal Rettore dell’Università di Foggia, Giuliano Volpe. “Nel nostro paese –ha detto- la gestione dei beni culturali ha tuttora un’impronta di stampo ottocentesco. Non basta più la sola conservazione del bene, ma è necessario curare il contesto dove tale bene si situa, tutelarlo, valorizzarlo ripensando anche alla sua fruizione e accessibilità da parte del pubblico. Anche in questo campo –ha concluso- occorre fare ricorso alla ricerca mediante il coinvolgimento di molteplici discipline che possono aiutarci in tale compito”.

Su questo aspetto si è soffermato a lungo Mario Torelli dell’Università di Perugia. “Agli studiosi della materia – ha detto- spetta il compito di porre domande, mentre gli scienziati devono darci le risposte sui metodi di costruzione dei vari manufatti al fine di poterli preservare al meglio. Per quanto riguarda infine la parte gestionale è necessario superare i vecchi modelli centralistici e restituire piena egemonia nel settore agli enti regionali che possono curare tutti gli aspetti connessi alla tutela e gestione del patrimonio culturale”.

“Non siamo all’anno zero –ha dichiarato Marco Milanese dell’Università di Sassari- oggi conosciamo l’importanza del contesto per la collocazione del bene e per una sua piena comprensione e fruizione. I beni archeologici e culturali –ha ribadito- sono potenziali attrattori economici e quindi possono risultare strategici per lo sviluppo delle comunità locali”.

Il tema dello scarso coordinamento tra le istituzioni (università e soprintendenze) è stato sollevato da Giuseppa Tanda dell’Università di Cagliari che ha anche lamentato la drammatica carenza di banche dati sui beni esistenti. La docente ha quindi suggerito la creazione di un centro di ricerca regionale all’interno del quale costituire un catalogo unico dei beni archeologici e culturali.

La seconda conferenza regionale su ricerca e innovazione si è conclusa con una serie di interventi che hanno illustrato l’esperienza delle Summer School in Sardegna, sorte sull’onda della prima conferenza come occasione di incontro e di scambio tra giovani ricercatori e luminari nelle varie discipline provenienti da tutto il Mondo.

Hanno preso la parola Sergio Uzzau (Porto Conte Ricerche), Pier Giorgio Righetti (Politecnico di Milano), Nicolò D’Amico (Università di Cagliari), Andrea Possenti (Osservatorio astronomico di Cagliari), Marta Burgay (Istituto nazionale di Astrofisica e osservatorio astronomico di Cagliari) e Francesco Cucca (Università di Sassari). Lunsighiere e positive le valutazioni sul lavoro svolto non soltanto per la selezione dei giovani ricercatori provenienti dalla Sardegna, dalla Penisola, dal Nord Europa e Nord America, ma anche per la caratura internazione dei docenti che, è stato più volte sottolineato, hanno proposto piuttosto che un’esercitazione accademica un lavoro su problematiche di grande attualità con esercitazioni di laboratorio che hanno consentito ai partecipanti l’accesso e l’uso delle strumentazioni a disposizione.

“L’auspicio – ha affermato l’assessore Giorgio La Spisa in chiusura dei lavori- è che questa esperienza possa continuare inserendo la Sardegna tra le località privilegiate per questi appuntamenti intensivi di studio e di ricerca nel periodo estivo, complice la bellezza della nostra terra e le dotazioni avanzate dei nostri centri di ricerca.   

“Ancora una volta –ha concluso commentando più in generale i lavori della Conferenza - la potenza che la ricerca scientifica possiede, come si è visto, sta nella sua capacità di promuovere lo sviluppo economico. Una potenza dimostrata dal fatto che i Paesi che maggiormente investono per essa raccolgono i risultati migliori. Il potenziale è altissimo, ma occorre insistere col massimo sostegno alla ricerca fondamentale dalla quale provengono i progetti e le tecnologie che hanno dato i maggiori benefici. La Regione Sardegna – ha concluso- continuerà a fare la sua parte, ma le risorse necessarie sono fuori dalla nostra portata. Per questa ragione –ha assicurato- intendiamo promuovere ogni possibile collegamento tra i nostri centri di ricerca e quelli operanti sul piano nazionale e internazionale per ritagliarci uno spazio dove  i nostri centri di ricerca e le nostre intelligenze migliori possano crescere e inserirsi a pieno titolo”. Red-com