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Ppr: Cappellacci, adeguiamolo alle esigenze della Sardegna e informiamo i cittadini

“Le reazioni di una parte dell’opposizione sono sintomo di un atteggiamento strumentale e prevenuto. Il piano paesaggistico regionale non ha dato risultati adeguati alle aspettative suscitate da chi lo aveva approvato e, quel che più conta, alle esigenze della nostra isola: non a quelle preminenti della tutela del paesaggio, né a quelle del nostro sistema economico sociale; per questo si rende necessario un intervento di revisione di uno strumento che, peraltro, non ha rispettato un altro obiettivo, vale a dire quello di dare un quadro di norme certe, uguali per tutti. Nel merito di questi aspetti sarebbe sicuramente più interessante un confronto leale, libero da posizioni preconcette e, soprattutto, dall’idea per niente democratica che tutto il bene sia da una parte e tutto il male dall’altra. E proprio in questa direzione ci siamo mossi da subito, avviando un processo di consultazione democratica aperto a tutti gli attori della pianificazione, la cui sintesi è la base essenziale per il processo di adeguamento che vogliamo portare avanti, in nome e per conto di coloro, in primis le istituzioni territoriali, che ne hanno sollecitato la modifica, perché da loro considerato inadeguato”.

Lo afferma il presidente della Regione Ugo Cappellacci.

“Non si comprende quali possano essere gli aspetti che abbiano generato le reazioni spropositate del centro sinistra: non credo che possa essere l’affermazione secondo la quale occorre tutelare il paesaggio più che le norme sullo stesso. Altrettanto strumentali sono le affermazioni riguardanti una comunicazione istituzionale, che – sottolinea il presidente – rappresenta un preciso dovere di chi ha responsabilità di governo, allo scopo di informare puntualmente i cittadini, siano essi padri di famiglia, imprenditori, lavoratori, sui tempi e i modi in cui le decisioni politiche andranno a incidere sulla loro vita quotidiana”.

 “Per questi motivi – conclude Cappellacci -  continueremo a lavorare e a rendere partecipi i sardi del nostro lavoro, lasciando ad altro tipo di cultura politica, il silenzio e la mancanza di dialogo e trasparenza”.

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