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Come annunciato da alcuni quotidiani questa mattana salta l’interrogatorio di Berlusconi

Si vociferava che il premier avrebbe fatto di tutto pur di non essere presente martedì a Roma per l'interrogatorio fissato dai Pm di Napoli tutelari dell'inchiesta su Tarantini e Lavitola. Berlusconi è parte lesa, perché sarebbe stato ricattato dai due. Ma il premier, che ammette di aver dato 500mila euro a Tarantini, sostiene di aver aiutato una famiglia in difficoltà.

 Faremo un altro incontro se è impegnato". Così il procuratore capo di Napoli, Giovandomenico Lepore, commenta la notizia della partenza del premier per Strasburgo martedì, quando era prevista la sua audizione a Palazzo Chigi.

Da che conto è partito e come è stato consegnato il mezzo milione di euro che Silvio Berlusconi ha dato a Valter Lavitola affinché aiutasse Tarantini? Nell'interrogatorio davanti al Gip, Tarantini non lo spiega, ma rivela qualche particolare. Nell'incontro di marzo ad Arcore, mette a verbale, "Berlusconi dice: 'Giampaolo ovviamente... tu...io ti do i cinquecentomila euro, li do a Valter e poi Valter li da' a te, faccio un bonifico a Valter e poi Valter li da' a te". Di quel bonifico, però, non c'è traccia nelle carte. Tarantini afferma inoltre che i soldi sarebbero dovuti arrivare "attraverso società offshore" di Lavitola. Ma non è chiaro da dove quei soldi siano stati prelevati: da un conto privato del presidente o da una società?

Con il premier i magistrati vorranno chiarire anche la vicenda della nomina ad avvocato difensore di Tarantini di Giorgio Perroni (che è stato sentito nuovamente oggi). "Nel settembre 2010 mi chiamò il presidente Berlusconi - ha raccontato quest'ultimo - e mi chiese di assumere la difesa di Tarantini. Subito dopo io chiamai l'avvocato Ghedini al quale comunicai tale circostanza" e Ghedini "si limitò a dirmi che Tarantini non si era trovato bene con il suo precedente difensore". Perché dunque il Cavaliere decise di interessarsi direttamente alle vicende giudiziarie di Tarantini ancor prima di aiutarlo economicamente? Perché, stando al racconto di Gianpi, pagava "direttamente" il legale?

Domande legate ad un altro punto ancora tutto da chiarire: come entrano in contatto Lavitola e Tarantini. Sia Gianpi sia la moglie dicono di averlo conosciuto a settembre 2010, in occasione dell'inizio della scuola; ma c'è un passaggio nell'interrogatorio di Tarantini in cui quest'ultimo colloca il primo incontro una decina di giorni prima, dunque a ridosso della sua uscita dagli arresti domiciliari (il 18 agosto). "Chi volesse pensar male - annotano i Pm - potrebbe addirittura
pensare che appena finiti gli arresti domiciliari, cioè non appena Tarantini torna libero di circolare e di parlare o Lavitola spontaneamente o qualcuno dice a Lavitola: 'vai sotto a Tarantini e vediamo un po' di tenerlo sotto controllo".

Insomma, "dopo tre, quattro giorni che lei era uscito dai domiciliari, si palesa proprio Lavitola, che è uomo tra virgolette di Berlusconi. E' un po' strano no?". Gianpi è elusivo, non risponde, si limita a dire "non ricordo...sicuramente non me l'ha mandato Berlusconi".

C'è poi tutto il capitolo relativo alla presunta 'ricattabilità’ del premier, su cui i magistrati potrebbero porre diverse domande visto che ieri con Tarantini sarebbe stato affrontato il contenuto di alcune telefonate intercettate nell'ambito dell'inchiesta barese sulle escort. Gianpi ripete al Gip decine di volte di non aver mai neanche pensato un'ipotesi simile e che in ogni caso "Berlusconi non è ricattabile".

Dice invece il Gip: "Queste sono valutazioni che fa lei, ma che francamente, devo dire la verità, sono poche credibili".