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Gheddafi: Tripoli è dei libici non di chi si affida alla Nato

"La Libia sia dei libici, non della Francia, non dell'Italia, non dei colonialisti". La tv libica Al Orouba sta trasmettendo un messaggio audio del colonnello Muammar Gheddafi che incita alla lotta armata per sconfiggere i ribelli.

Non lasciate Tripoli ai ratti, combatteteli, combatteteli e uccideteli. Questo è il momento di martirio o vittoria", ha detto Gheddafi. 

Il figlio di Gheddafi, Al Saedi, avrebbe scritto, in un'e-mail al corrispondente della Cnn, Nick Robertson, di voler e di poter, "essendo autorizzato", negoziare un cessate il fuoco con gli USA.

"Proverò a salvare la mia citta' Tripoli e suoi 2 milioni di abitanti prima che diventi per sempre una nuova Somalia" si legge nella mail riportata dalla Cnn araba. Nessun commento dal CNT ne sulla presunta lettera ne sulla sorte di Al Saedi che risulta arrestato, secondo il CNT, con i fratelli Mohammed, poi fuggiti, e Saif Al Islam, comparso improvvisamente davanti ai giornalisti.

In poco più di sei mesi il conflitto in Libia è già costato la vita a oltre ventimila persone: lo ha affermato Mustafa Abdel Jalil, presidente del Consiglio Nazionale Transitorio che amministra le zone liberate, pur ammettendo di "non disporre della cifra precisa delle vittime". Interrogato sulla possibile esistenza di armi chimiche, Abdel Jalil ha assicurato che non vi e' nulla da temere. "Come ex componente del regime di Gheddafi", ha ricordato, "so perfettamente che quelle armi non sono piu' utilizzabili". Prima di passare dalla parte degli insorti, lo scorso febbraio, il capo del Cnt era ministro della Giustizia.

Il portavoce di Muammar Gheddafi ha dichiarato all'Associated Press che il rais si trova in Libia e che sta guidando i combattimenti contro i ribelli.

Uno scontro a fuoco è in corso proprio davanti all'hotel Corinthia, nel centro di Tripoli, dove si trovano numerosi giornalisti stranieri e dove sono stati portati oggi anche i quattro reporter italiani liberati stamattina. Lo riferisce un corrispondente dell'Afp.

"Una violenta sparatoria sta avvenendo proprio all'ingresso del'edificio. L'albergo e' sotto tiro", ha riferito. Pare si siano uditi spari anche all'interno dell'hotel.

Un giornalista della Reuters segnala inoltre la presenza di ribelli sul tetto dell'hotel che sparano contro cecchini sugli edifici circostanti l'albergo. Secondo la stessa fonte, altri ribelli davanti all'hotel hanno usato armi antiaeree e granate contro gli stessi cecchini.

Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, Domenico Quirico della Stampa e Claudio Monici di Avvenire sono stati liberati da due giovani. I quattro giornalisti italiani erano stati rapiti mercoledì nei pressi della città di Zawiya. Nel corso del rapimento era stato ucciso l'autista che stava conducendo i giornalisti a Tripoli. 
Secondo alcune testimonianze uno dei quattro giornalisti italiani appena liberati a Tripoli ha segni di percosse sul viso. "Il nostro primo pensiero va all'autista ucciso a sangue freddo dai sequestratori", hanno detto i giornalisti appena liberati in un'intervista all'inviata del GR Rai in Libia

Secondo il Corriere nella casa privata a Tripoli in cui erano prigionieri "hanno fatto irruzione due giovani", che li hanno liberati. Non è ancora chiara la dinamica, anche se le fasi della liberazione sarebbero state concitate. Sembra che il carceriere abbia lasciato la casa già nella notte scorsa. Il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli ha parlato con l'inviata Elisabetta Rosaspina che ha rassicurato che tutti stanno bene ed è apparsa tranquilla.

"Sono vivo, vegeto e libero": sono queste le prime parole di Domenico Quirico, che si è messo in contatto con la redazione della Stampa da Tripoli. "Adesso sto bene, fino a un'ora fa pensavo di essere morto". Lo riferisce La Stampa online

"Stiamo bene". E' quanto ha detto l'inviata del Corriere della Sera Elisabetta Rosaspina parlando al telefono con il direttore del quotidiano Ferruccio De Bortoli. La giornalista - come riferisce il sito del Corsera - ha rassicurato che tutti stanno bene ed è apparsa tranquilla. Quando de Bortoli ha provato a parlare con l'altro inviato, Giuseppe Sarcina, è caduta la linea e non è più stato possibile proseguire nella comunicazione

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