Sono due i documenti a “disposizione” dei cittadini che possono darci un’idea di come la classe politica intende riqualificare la sanità nel territorio del Gennargentu e del Mandrolisai.
Il primo è stato elaborato dagli amministratori del territorio e rappresenta una proposta di riorganizzazione del Presidio Ospedaliero di Sorgono. Il secondo documento è invece custodito nelle stanze regionali, ed è la bozza del “Piano Regionale di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria in Sardegna”. Entrambi i testi sono di difficile reperibilità e, ad avere la fortuna di poterli esaminare, pare che siano frutto di un’assoluta mancanza di comunicazione, giacché contrastano fortemente negli obiettivi e nelle prospettive.
Il documento proposto dai Sindaci, appare inadeguato in molte parti. Insufficiente nella sua globalità, trascura elementi essenziali e fondamentali per un’offerta di servizi degna di questo nome. Esso è stato elaborato, evidentemente, senza la giusta attenzione verso l’esperienza e le proposte dei lavoratori e dei sindacati. C’è da augurarsi che sia solo una bozza incompleta, vista inoltre la mancanza di condivisione con la cittadinanza e con i Consigli Comunali.
Alcune proposte sono tuttavia condivisibili, come, per esempio, le richieste per la lungodegenza, le richieste per l’urologia, o l’attivazione di due posti di osservazione breve in pronto soccorso. Altre invece sono assolutamente aleatorie come la richiesta della presenza della guardia medica in pronto soccorso, che non costituirebbe un miglioramento effettivo del servizio.
Diverse e importanti necessità mancano invece del tutto, come, per esempio, la previsione di due posti di terapia intensiva, anche legata, in parte, all’attività di Sala operatoria. Si tratterebbe di professionalità in grado di garantire posti letto (di difficile reperibilità persino in Sardegna) che sarebbero di supporto all’attività della sala operatoria. Figure che, dal nostro punto di vista, servono a far si che si possano stabilizzare malati gravi in attesa di trasferimento, oppure servono a permettere interventi operatori a persone che potrebbero avere problemi dopo l’intervento, per esempio persone anziane o portatori di problemi respiratori o cardiocircolatori anche lievi.
Riteniamo, pertanto, che la proposta, non condivisa, degli amministratori locali rappresenti una svendita di quelle che erano le rivendicazioni del movimento che ha portato alla manifestazione di Nuoro di cui i Sindaci, erano una parte, anche importante, ma solo una parte.
Prima di tutto poniamo la questione del punto nascita, scippato mesi fa al territorio e nemmeno accennato nel documento dei Sindaci, nonostante tutti i proclami pubblici. Sarebbe curioso verificare se i cittadini, e in particolare le donne, del Gennargentu e del Mandrolisai, approvano una rimodulazione dei servizi sanitari che non prevede un punto nascita a Sorgono.
Un altro elemento estremamente negativo è da riscontrarsi laddove si propone la presenza di un solo pediatra, in virtù di un processo “virtuoso” che vedrebbe la celere sostituzione del pediatra in caso di ferie, malattia o assenze per aggiornamento. L’esperienza insegna che, nonostante i buoni propositi, le sostituzioni non avvengono mai o quasi mai. Ad esempio si può portare il caso della psichiatria, che ha operato in perfetta solitudine per quasi due anni., oppure il caso della giovane mamma nord-africana che non ha usufruito dei servizi sanitari a causa dell’assenza per ferie del pediatra. La soluzione con un solo pediatra, per questi motivi, non può essere presa minimamente in considerazione.
Infine vi sono dei problemi (quelli che fanno parlare d’insicurezza nel Presidio Ospedaliero) che non vengono affrontati nel modo dovuto, come il problema del turnover, cioè le modalità pratiche attraverso le quali possono essere garantite le sostituzioni del personale medico e infermieristico che migrano verso la pensione o si trasferiscono.
Altra, e non secondaria, questione da porre è quella relativa al documento che viene custodito nelle stanze della Regione Sardegna, intitolato “Piano di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria della Regione Sardegna”, 63 pagine di distruzione totale della sanità in Sardegna, e in particolare, ovviamente, della sanità nei territori marginali e periferici.
In base a questo documento il Presidio Ospedaliero di Sorgono, potrebbe essere declassato a Casa della Salute-Ospedale Territoriale, previsto nel piano regionale per le aree extra-metropolitane con popolazione residente compresa tra 10.000 – 15.000 abitanti.
Una struttura con pochi servizi, aperta 12 ore al giorno. Il rischio è la scomparsa della chirurgia e della medicina, e una operatività incerta per il laboratorio analisi, la radiologia e la dialisi. C’è da chiedersi se gli amministratori locali siano a conoscenza del documento regionale e del disastro che causerebbe al territorio.
Noi riteniamo che l’inconcludente fase di concertazione con i malgovernanti sardi e i loro delegati, dovuta più che altro al maldestro tentativo di mantenere in piedi un accordo politico bipartisan nel territorio del Gennargentu e del Mandrolisai, sia ormai conclusa. E’ stata un’esperienza disastrosa, che non ha portato alcun beneficio al territorio, anzi ha dimostrato che per salvare i servizi territoriali c’è una sola strada da percorrere, la lotta senza s3 e senza ma.
E’ poi stato un grave errore politico, quello di non coinvolgere nella maniera opportuna i lavoratori del comparto e i sindacati territoriali, elementi che noi consideriamo preziosi e indispensabili, giacchéportatori di esperienza e di conoscenza reale delle problematiche della sanità nel territorio.
Di fronte a questa inconcludenza, ma soprattutto di fronte ai gravi rischi che corrono i servizi sanitari territoriali proponiamo, per l’ennesima volta, l’avvio concreto di una fase di lotta unitaria, che parta dalla reale conoscenza delle problematiche, attraverso il coinvolgimento delle forze lavoratrici e sindacali. Poi si dovrà immediatamente avviare una fase di informazione nei confronti della popolazioni, per formare una coscienza critica di massa capace di dare valore e forza alla battaglia politica.
E’ indispensabile un’azione unitaria, e un passo indietro di chi, vittima della sindrome dell’autosufficienza, ha sino ad ora condotto una fase concertativa che si è dimostrata (come noi avevamo ampiamente previsto) inadeguata e inconcludente. Com