“L’annuncio a mezzo stampa della vendita di Fiume Santo da parte dei vertici di E.On, oltreché scorretto nella forma e poco rispettoso dei rapporti con gli enti locali e con il territorio, è sconcertate nella sostanza perché sconfessa un anno e mezzo di rassicurazioni e garanzie fornite dalla multinazionale tedesca, che starebbe pensando di scappare via a gambe levate senza mantenere fede agli impegni, anche formali, assunti in questi anni». È la ferma e polemica reazione del presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, alle notizie fornite da diversi organi di informazione, secondo cui la centrale di Fiume Santo – «sebbene E.On la consideri uno dei gioielli di famiglia», è il suo ironico commento – potrebbe essere ceduta a strettissimo giro di posta.
L’ultimo contatto tra E.On e Provincia risale allo scorso 21 luglio, quando in piazza d’Italia è stata protocollata una lettera in cui, pur confermando la volontà di rispettare gli obblighi di legge sull’assunzione di personale appartenente alle categorie protette, E.On lamentava una situazione di difficoltà, calcolando in circa settanta i lavoratori in esubero. «Già dopo aver ricevuto quella comunicazione abbiamo cercato di avviare dei colloqui per far sapere di non essere disposti a discutere di eventuali ridimensionamenti dei livelli occupazionali», racconta Alessandra Giudici. A maggior ragione, «avevamo considerato strumentale e infondata la teoria secondo cui quegli esuberi, calcolati solo per ipotesi e in prospettiva futura, siano la conseguenza dei lamentati ritardi con cui il Ministero dell’Ambiente ha rilasciato nell’ottobre dello scorso anno l’Autorizzazione integrata ambientale per la realizzazione del nuovo gruppo superipercritico a carbone», prosegue il presidente della Provincia.
Una giustificazione tanto più irricevibile, sempre secondo Alessandra Giudici, «considerato che il mese prima la multinazionale tedesca aveva manifestato agli enti locali l’intenzione di chiedere una proroga dei tempi per le autorizzazioni ministeriali e regionali, che scadono in settembre». Provincia di Sassari e Comuni di Sassari e Porto Torres avevano letto quella richiesta di proroga come la volontà di E.On «di non rinunciare, contrariamente ai legittimi timori, a effettuare a Fiume Santo gli investimenti per cui si era impegnata», avevano dichiarato i tre amministratori locali, che per questo si erano detti «disposti a fare la nostra parte per spingere Regione e Governo a concedere la proroga dei termini per la scadenza delle autorizzazioni già rilasciate, ma a condizione che abbia una durata ragionevole, dopodiché E.On dovrà farsi carico degli impegni assunti formalmente col territorio e con chi lo governa a livello locale, regionale e nazionale».
A distanza di così poco tempo il quadro è cambiato radicalmente. «A quanto pare oggi i problemi di E.On riguardano tutta Europa tranne Fiume Santo, che viene descritta come un vero e proprio fiore all’occhiello per l’azienda», commenta Alessandra Giudici, che si lascia andare a una provocazione. «Dopo aver tentato di ridimensionare la centrale e di spiegare che quegli investimenti sarebbero ormai fuori tempo massimo, E.On ha capito che l’unica possibilità di non stare agli accordi è quella di andarsene – è l’accusa – e visto che deve vendere cerca di farlo al miglior prezzo possibile, dimenticandosi di aver parlato sino a tre settimane fa di un impianto in difficoltà». E tutto questo, conclude il presidente della Provincia, «è francamente inaccettabile». Red