Giornata densa di appuntamenti quella di domani (giovedì 11) per Time in Jazz, il festival diretto da Paolo Fresu, che ha aperto ieri (martedì 9) i battenti della sua ventiquattresima edizione. Un'edizione che, proseguendo il percorso del festival all'insegna dei quattro elementi naturali, si riconosce sotto il titolo di “Terra”, riferimento tematico per l'ampio cartellone di eventi non soltanto musicali in programma fino a martedì prossimo (16 agosto) a Berchidda (prov. Olbia-Tempio) e in altri centri del nord Sardegna.
La mattinata si apre nel suggestivo (e inedito per Time in Jazz) scenario dell'area archeologica di Santo Stefano, nella campagna di Oschiri, con il suo interessantissimo altare rupestre. Qui, alle 11, alla testa del suo quartetto di percussioni, apre la sua serie di apparizioni al festival lo svizzero Pierre Favre, uno dei musicisti che hanno contribuito maggiormente a definire l'identità del nuovo jazz europeo e a emancipare le percussioni dal loro convenzionale ruolo ritmico, facendole diventare un veicolo di ritmo e melodia “a tutto tondo”. Il pubblico di Time in Jazz avrà modo di apprezzare il suo personale universo sonoro anche nel solo di cui sarà protagonista sabato mattina (alle 11) alle Fonti di Rinaggiu a Tempio Pausania, e poi nel primo set di domenica sera sul palco di Berchidda (ore 21:30), stavolta alle prese con le “pietre sonore” dello scultore Pinuccio Sciola.
Tiene invece banco nel pomeriggio (ore 18) uno degli eventi tradizionalmente più attesi del festival: il concerto con cui Time in Jazz (per la settima edizione consecutiva) rende omaggio al ricordo di Fabrizio De André all'Agnata, la tenuta vicino a Tempio Pausania che fu uno dei principali luoghi di ritiro del cantautore genovese (e che da tempo è un rinomato albergo rurale destinato al turismo di qualità). Ma questa volta l'appuntamento organizzato in collaborazione con la Fondazione Fabrizio De Andréassume un significato particolare: dopo Danilo Rea, Maria Pia De Vito e Rita Marcotulli, Gianmaria Testa con Lella Costa e Paolo Fresu, Ornella Vanoni, Morgan e Teresa De Sio, protagonisti nelle precedenti edizioni, spetta infatti a Cristiano De André il compito di rileggere il repertorio di Faber, ma con gli occhi di figlio e di artista. Un compito che lo vede sempre più impegnato da due anni a questa parte, come dimostrano i tour e i due album discografici all'insegna di “De André canta De André” pubblicati nel 2009 e nel 2010, e che all'Agnata svolgerà accompagnandosi al pianoforte, alla chitarra acustica e al buzuki insieme a Osvaldo Di Dio (chitarra acustica e classica) e Luciano Luisi (pianoforte e chitarra acustica).
Di rientro a Berchidda, in serata, si aprono per la prima volta in questa edizione i cancelli dell'ex caseificio “La Berchiddese”, la grande struttura recentemente acquisita dal Comune con finanziamento della Regione Sardegna per essere trasformata in centro polifunzionale di produzione culturale. Due gli appuntamenti in programma: apre alle 21 il Gaia Cuatro, già di scena il giorno prima a Pattada, ma in questa occasione impreziosito dalla presenza di Paolo Fresu (tromba, flicorno e effetti) come ospite accanto ai quattro componenti dell'ensemble nippo-argentino: la violinista Ashka Kaneko, pianista Gerardo Di Giusto, il contrabbassista Carlos “el tero” Buschini e il percussionista Tomohiro Yahiro. Una collaborazione già collaudata su alcune tracce del secondo disco di Gaia Cuatro, “Haruka”, e in una serie di concerti lo scorso autunno.
Alle 23 tocca invece a Manifattura Sonora, il gruppo composto dai migliori allievi della scorsa edizione dei Seminari Jazz di Nuoro, l'iniziativa didattica che si tiene ogni estate nel capoluogo barbaricino. Ogni anno, i corsi fondati nel 1989 da Paolo Fresu insieme alla compianta Antonietta Chironi assegnano una borsa di studio agli allievi più meritevoli di ciascuna classe di strumenti, invitandoli a unirsi in un gruppo e a suonare in una serie di concerti che comprende appunto Time in Jazz. Quest'anno è dunque il turno di Manifattura Sonora, formazione che vede alla voce Francesca Biancoli, Daniele Richiedei al violino, Nicola Cellai alla tromba, Jacopo Albini al sassofono, Daniele Bartoli alla chitarra, Laura Sassu al pianoforte, Edoardo Meledina al contrabbasso e Giovanni Paolo Liguori alla batteria.
Accanto alla musica, altri eventi caratterizzano la terza giornata di Time in Jazz. Sempre negli spazi dell'ex caseificio “La Berchiddese”, si inaugura la quattordicesima edizione del PAV - Progetto Arti Visive, la sezione di Time in Jazz dedicata all'arte contemporanea, che riapre dopo un anno di pausa: in programma performance, mostre ed eventi espositivi in luoghi e spazi differenti, ispirati al tema portante di questa edizione, la Terra, e interpretati dagli artisti con i diversi linguaggi della ricerca visiva.
Dalla terra al cielo è il titolo della consueta rassegna dedicata alla sperimentazione contemporanea nazionale e internazionale, curata quest’anno da Giannella Demuro in collaborazione con Valerio Dehò, che indaga sui vari aspetti del rapporto dell'uomo con la natura, concentrandosi in particolare sul tema della Terra; tra i nomi di spiccoMarina Abramovic, Maria Magdalena Campos-Pons, Oleg Kulik, Armin Linke, Andrei Molodkin, gli italiani Francesco Arena, Matteo Basilé, Francesco Carone, Gea Casolaro e il sardo Cristian Chironi. Segue lo stesso fil rouge anche La disciplina della Terra, mostra curata da Ivo Serafino Fenu, in cui gli artisti - Barbara Ardau e Mimmo Di Caterino,Ermenegildo Atzori, Federico Carta, Giulia Casula, Monica Lugas, Tonino Mattu, Marco Pili, Progetto ASKOS - si avvicinano al tema con un approccio più concettuale. Hybrid Maps - topografie distorte dal pianeta Terra, a cura di Mariolina Cosseddu, parte invece dalla terra intesa come luogo geografico e propone opere di Uccia Bassu, Paolo Carta, Caterina Lai, Fabio Lanza, Coquelicot Mafille, Cristina Meloni, Igino Panzino, Michèle Provost, Matteo Sanna, Gianfranco Setzu, Gianni Nieddu e Roberta Filippelli.
Quest’anno il PAV dedica anche una sezione specifica alla fotografia, con gli scatti di Donato Tore (Al di là della terra), Adriano Mauri (Mineros) e Pierfranco Cuccuru (Strange Fruits).
Accanto ai progetti espositivi riuniti nell’ex-Caseificio, il PAV rinnova l'appuntamento con Lavori in corso, una serie di interventi, performance e progetti "site specific", realizzati in vari punti di Berchidda da alcuni degli artisti e dei curatori presenti in mostra.
In giro per il paese anche openShow… dalla terra al cielo, il progetto di arte pubblica a cura di Giannella Demuro, nato a Sassari, ideato dall’associazione culturale isolasenzatitolo e realizzato in collaborazione con il Comune di Sassari e il PAV di Time in Jazz. Quasi un’estensione della mostra dell’ex- Caseificio, openShow… dalla terra al cielo riunisce le opere di oltre sessanta artisti che rappresentano una mappatura significativa della ricerca isolana, e la ricostruisce sulle case di Berchidda, costringendo il pubblico a gironzolare con gli occhi al cielo per le vie del paese, alla ricerca delle opere, alloggiate sulle pareti e sui terrazzini del centro storico.
Al via domani (giovedì 13) anche la consueta rassegna di film e documentari curata dal regista Gianfranco Cabiddu, che quest'anno, in linea col tema del festival s'intitola “Il respiro della Terra”: in programma, fino a lunedì nel Nuovo Cinema di Berchidda (sempre alle 16), una selezione di lavori cinematografici molto diversi tra loro, per natura dei supporti, per tecniche di racconto e per temi, attraverso i quali sono affrontate le tante tematiche ambientali e umane che il tema Terra stimola.
Si comincia con Campi Assediati (2006), un documentario di Gianfranco Mura girato in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, dove il fazzoletto di terra di un campo di calcio si fa terreno di pace e metafora viva di una possibile armonia in una terra martoriata dalla guerra. Nei giorni successivi, la programmazione proseguirà spaziando dall’Africa del documentario “Italia/Congo” di Gabriella Lasagni, sul taglio delle foreste tropicali, alla Bolivia delle bio-diversità di “Il tesoro della madre terra” di Piero D’Onofrio; da Lampedusa, meta agognata dai migranti, con “Soltanto il mare” di Dagmawi Yimer, Giulio Cederna e Fabrizio Barraco, al grido sereno e pieno di speranza di un grande cineasta come Ermanno Olmi in “Terra madre”; dalle montagne raccontate da Mauro Corona in “Le stagioni del bosco”.fino alla terra vista dal cielo in “Home”, spettacolare documentario del fotografo Yann Arthus-Bertrand.
Nel segno della Terra, anche lo spazio che Time in Jazz dedica alla danza contemporanea, rinnovando per il terzo anno consecutivo la collaborazione con l'associazione Carovana S.M.I.. In programma da domani (e fino a lunedì) negli spazi dell'ex-caseificio (dalle 15.30 alle 17-30) la seconda sessione del laboratorio Corpi in terra, curato da Ornella D'Agostino, che indagherà sul rapporto del corpo con l'elemento Terra: a differenza del primo laboratorio, partito il 1 agosto e indirizzato ad artisti già esperti, questo è rivolto anche ai “non addetti al lavori” e a chi fosse interessato ad esplorare creativamente il tema del festival. Com