Le imprese non mollano e tornano in pressing sul governo. Dopo le quattro linee di azione annunciate ieri da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, il mondo imprenditoriale, ieri trinceratosi dietro un momentaneo no comment, chiedono un'ulteriore accelerazione all'esecutivo per varare misure che favoriscano la crescita economica. La parola d'ordine e' non aspettare.
Non aspettare fino alla modifica della Costituzione per liberalizzare, non aspettare per varare misure di semplificazione della P.A., non aspettare per attuare i tagli ai costi della politica (punto questo su cui concordano a pieno anche Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni). Abi, Alleanza delle Cooperative (Confcooperative, Legacoop, Agci), Ania, Cia, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria e Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani) ritengono che "non vi sia alcun motivo di attendere una modifica dell'articolo 41 della Costituzione, in se' positiva, per procedere alle liberalizzazioni e a quella semplificazione della Pubblica amministrazione che possono ridurre gli oneri su imprese e cittadini e dare più spazio alla libera attivita' imprenditoriale e al mercato".
E ribadiscono che "e' necessario anticipare i tagli ai costi della politica; sarà altrimenti molto difficile - scrivono - chiedere sacrifici al Paese". Certo, riconoscono le imprese, il governo ha finalmente preso atto "della serietà della situazione" e per questo e' apprezzabile la decisione di riaprire le Camere per costituzionalizzare il pareggio del bilancio ed e' ora fondamentale avviare una "seria e rapida consultazione" con le parti sociali sulla delega fiscale e assistenziale.
In materia di lavoro però la discussione spetta innanzitutto alle parti, imprese e sindacati, che non devono essere bypassate. La riforma del mercato del lavoro annunciata ieri da Tremonti dovrebbe ripartire dalla bozza del ddl delega sullo Statuto dei lavori, la stessa consegnata proprio alle parti sociali lo scorso novembre, ma ancora non approdata in Parlamento.
In piu' dovrebbe essere 'istituzionalizzato' il contratto aziendale, così come definito nell'accordo interconfederale raggiunto a fine giugno. Allo stesso tempo nella delega fiscale dovrebbe invece essere resa strutturale la detassazione del salario di produttività, in vigore dal 2008 e fino ad oggi prorogata di anno in anno. Il confronto ci sarà, riprenderà mercoledì, annuncia il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e sarà "paziente ed approfondito, senza preclusioni e pregiudizi", ma contro lo Statuto si leva già la voce critica della Cgil: "Il principio fondante lo Statuto dei lavori - afferma il sindacato di Corso d'Italia - è assolutamente inaccettabile in quando stabilisce che i diritti debbano discendere dalla tipologia di impiego. E' un assunto per noi assolutamente non accoglibile".
Se sul fronte nazionale prevalgono quindi i dubbi, a livello europeo le mosse del governo vengono invece apprezzate: quanto annunciato dal governo, secondo il commissario agli Affari Economici Olli Rehn, "è in linea con quanto raccomandato dalla Commissione europea".