"Non vogliamo rinunciare alla riforma fiscale. Se la delega assistenziale va avanti, riusciamo a fare quella fiscale". Così il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, davanti alle parti sociali, nell'incontro con le parti sociali in corso a Palazzo Chigi. "Spirito di questo incontro è di trasformare criticità in opportunità. Decidere insieme cosa insieme possiamo fare".
"Sicuramente si può fare di più per la crescita. Ma dipende anche dalla geografia, dalla demografia, dall'amministrazione", ha detto Tremonti.
"La gravità del momento non consente pause" e quindi "non si può restare fermi fino a settembre", si legge nel documento che le parti sociali hanno presentato
al Governo. "Noi siamo a disposizione nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Riteniamo che il Consiglio dei Ministri debba assumere decisioni rapidamente e sottoporle al Parlamento senza soluzioni di continuità. Non possiamo permetterci di rimanere fermi e in balia dei mercati fino a settembre. Il confronto non può esaurirsi in un incontro. Ma l'incontro di oggi non può esaurirsi in un avvio". Il testo è stato letto alla riunione dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
I problemi sui mercati finanziari non sono soltanto europei ma globali, ha rimarcato Tremonti alle parti sociali. "Oggi la Banca centrale svizzera - ha spiegato il ministro secondo quanto riferiscono fonti presenti alla riunione - ha azzerato i tassi di interesse, quella del Giappone ha dato liquidità illimitata: i problemi non sono europei, sono globali".
"Oggi - ha aggiunto - il 45% del pil europeo ha spread che non rispondono a fondamentali economici. La scelta di anticipare" le misure per "il pareggio di bilancio prima della crisi di luglio è stata una scelta importante. Una scelta politica: marca un
tornante della storia. I metodi e i tempi sono stati concordati a livello europeo".
"Dobbiamo cambiare l'architettura istituzionale dello Stato per agganciare la crescita e rendere piu' celeri le procedure", avrebbe detto, invece, il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi, durante l'incontro a Palazzo Chigi.
"Qualunque siano le motivazioni, è chiaro che non abbiamo più a che fare solo con una crisi della periferia dell'area euro", scrive il presidente della Commissione Ue José Barroso nella lettera inviata ai leader Ue.