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Piazza Affari ancora giù: – 2,5%

Chiusura in forte calo per i principali mercati europei, che continuano a soffrire per le tensioni legate al debito di alcuni paesi dell'area euro, tensioni che non sono state alleviate dall'intesa sull'innalzamento del tetto dell'indebitamento raggiunta in extremis a Washington. Non aiuta l'andamento negativo di Wall Street, sulla quale pesa il dato negativo sulla spesa per consumi, che ha registrato il primo calo in due anni.

La maglia nera va ancora a Milano, affondata dalle forti vendite sul comparto bancario. L'indice Ftse Mib perde il 2,53% a 17.272,79 punti. Il Dax di Francoforte cede il 2,15% a 6.804,63 punti, il Cac 40 di Parigi arretra dell'1,52% a 6.804,63 punti, l'Ibex di Madrid lascia sul terreno l'1,9% a 9.140,9 punti.

Limita i danni Londra, con l'Ftse 100 che segna -0,71% a 5.733,49 punti. Tonfo di Atene, giù del 3,37% con l'Ase a quota 497,83.

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti incontrerà domani mattina il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker a Lussemburgo per parlare della crisi economica e le tensioni sui mercati. Il colloquio è previsto intorno 10 di domani mattina e per via di quest'impegno il titolare del Tesoro non parteciperà al Consiglio dei ministri convocato allo stesso orario.

Nel pomeriggio invece il ministro dovrebbe rientrare a Roma per partecipare all'informativa di Berlusconi alle Camere prevista alle 15 a Montecitorio e alle 17 a palazzo Madama.

Borse giù, aumenta la pressione sui Btp e su Berlusconi

Agosto difficile per Piazza Affari, che anche oggi apre in calo. Il Ftse Mib cede l'1,20% a 17.514 punti e il Ftse All Share l'1,11% a 18.243 punti. Caso isolato? Non proprio, vista la chiusura in forte calo di Tokyo, con l'indice Nikkei che lascia sul terreno l'1,21% a 9.844,59 punti. Pessime nuove anche dal mercato obbligazionario: nuovo record per lo spread tra Btp e Bund tedeschi. Il differenziale, sotto pressione già da ieri, sale a 375 punti base. Aspettando giovedì, quando Silvio Berlusconi riferirà alle Camere, sale anche la pressione sul premier e sul Governo

La Camera degli Stati Uniti, controllata dai repubblicani, ha approvato nella notte il piano per l'aumento del tetto del debito e tagli alla spesa federale. Con 269 voti a favore e 161 contrari l'aula ha dato il via libera alla legge poco dopo le 19 locali, l'1 di notte in Italia. Il Senato voterà oggi a mezzogiorno, le 18 in Italia.

 Dopo mesi di negoziati, i principali leader repubblicani e democratici della Camera hanno sostenuto il disegno di legge, frutto di un accordo chiuso domenica sera con una telefonata fatta dallo speaker della Camera John Boehner al presidente Barack Obama. Molti repubblicani sostengono tuttavia che i tagli alle spese siano troppo pochi; molti democratici che siano troppi. La netta maggioranza dei deputati Gop ha comunque votato a favore (174-66), mentre così non è stato per l'altro schieramento, diviso 95-95.

 Così risponde il leader della Cgil Susanna Camusso a La Stampa che chiede cosa farebbe al posto di Berlusconi di fronte alla crisi. E dopo? La soluzione spetta all'"ottimo Presidente della Repubblica", dice Camusso, ma "occorre con onesta' dire che ormai il gioverno è parte del problema; che la migliore soluzione per uscire dall'impasse sarebbe ridare voce ai cittadini e alla politica". E cita l'esempio spagnolo. "Quello della Spagna di Zapatero di andare a elezioni a novembre mi pare un ottimo esempio. Sono convinta che i mercati non la valuterebbero negativamente".

Come la prenderebbero i mercati, nell'immediato, lo si intuisce dalla lettura del Financial Times, da anni severo censore del Governo Berlusconi: "né la certezza di una data delle elezioni, né la probabile vittoria del partito di opposizione di destra, il Partito Popolare, potrebbero necessariamente calmare i timori degli investitori sulla Spagna. 'Il mercato del debito pubblico della Spagna ha bisogno di queste elezioni come di un buco nella testa' è il verdetto da Nicola Spiro del Fondo Spiro a Londra, che mette in guardia su un aumento del rischio politico". Lo stesso quotidiano, peraltro, parlando del caso Milanese, sostiene che a qusto punto "neppure Tremonti è indispensabile" all'Italia per rassicurare i mercati.

 "Non credo che ci serva andare alle urne nelle condizioni in cui ci sta andando la Spagna di Zapatero", dice Beppe Fioroni (Pd) al Riformista. "La mia idea è un'altra: il Parlamento, maggioranza e opposizione, dia vita a un 'tavolo di crisi' che lavori a delle proposte da discutere con le parti sociali. Se riuscissimo a
'parlamentarizzare' la crisi di questo Paese, servirebbe un 'governo del presidente' in cui maggioranza e opposizione si trovassero a essere d'accordo quantomeno sul nome del premier e su quello del ministro dell'Economia".

Valutazioni difformi sugli sbocchi possibili della crisi economica rispecchiano diversità evidenti anche sulle cause del cattivo andamento delle Borse europee, e di quella di Milano in particolare, nonché del peggioramento dei rendimenti dei titoli pubblici italiani. Sulle pagine di Le Figaro il presidente dell'eurogruppo Jean Claude Junker spiega che è inevitabile che un eventuale downgrading degli USA, o anche la semplice possibilità del peggioramento della pagella americana da parte delle maggiori agenzie di rating, abbia riflessi sui mercati europei. Anche perché gli ultimi dati macroeconomici sull'economia americana indicano una ripresa debole, sostengono molti analisti sulla stampa economico finanziaria internazionale. altri, e fra questi ultimi Alberto Bisin, su La Stampa, invitano a guardare all'Europa più che agli USA: "La questione degli speculatori che affossano il nostro debito e le nostre banche (che tanta parte di quel debito hanno in portafoglio), mi spiace dirlo, non è che una favola per anime semplici: chi si appresti a prestare denaro al Tesoro italiano richiede tassi elevati perché la crisi della Grecia, l'incapacità dell'Unione Europea a gestirla, e soprattutto la manovra fiscale di luglio hanno reso più probabile che i conti italiani non siano riordinati a medio termine".     

Piazza Affari apre in calo: - 1,20%.

Piazza Affari oggi apre in calo e si rivela così sempre più complessa la situazione del mercato globale: il Ftse Mib cede l'1,20% a 17.514 punti e il Ftse All Share l'1,11% a 18.243 punti e Tokio non è da meno, Nikkei cede infatti l'1,21% a 9.844,59 punti. Non va certo meglio nel mercato obbligazionario dove lo spread tra Btp e Bund tedeschi registra un nuovo record con un differenziale di 375 punti base. 

Intanto da Washington giungono delle nuove: con 269 voti a favore e 161 contrari la Camera degli Stati Uniti ha votato il piano per l'aumento del tetto del debito e tagli alla spesa federale, accordo chiuso domenica sera tra John Boehner  ed il presidente Barack Obama. Per molti repubblicani i tagli alle spese sarebbero troppo pochi, mentre è diametralmente opposta la visione di alcuni democratici: si attende quindi l'esito del Senato che si pronuncerà a mezzogiorno, ora locale, le 18.00 in Italia.

Alberto Bisin, su La Stampa, ricollegandosi agli ultimi dati macroeconomici sull'economia americana che ne indicano una ripresa debole, suggerisce un'analisi più incentrata sull'Europa che sugli Usa: "La questione degli speculatori che affossano il nostro debito e le nostre banche (che tanta parte di quel debito hanno in portafoglio), mi spiace dirlo, non è che una favola per anime semplici: chi si appresti a prestare denaro al Tesoro italiano richiede tassi elevati perché la crisi della Grecia, l'incapacità dell'Unione Europea a gestirla, e soprattutto la manovra fiscale di luglio hanno reso più probabile che i conti italiani non siano riordinati a medio termine".

Nella Penisola, Susanna Camusso, leader della Cgil, in un'intervista a La Stampa non si risparmia e, in relazione alla posizione del Premier davanti alla crisi che devasta l'Italia e non solo, ha detto con tutta franchezza: "Se fossi nei suoi panni mi dimetterei. Occorre con onestà: dire che ormai il Governo è parte del problema; che la migliore soluzione per uscire dall'impasse sarebbe ridare voce ai cittadini e alla politica. Quello della Spagna di Zapatero – ha argomentato la Camusso - di andare a elezioni a novembre mi pare un ottimo esempio. Sono convinta che i mercati non la
valuterebbero negativamente".

Tuttavia nel Financial Times si legge: "Né la certezza di una data delle elezioni, né la probabile vittoria del partito di opposizione di destra, il Partito Popolare, potrebbero necessariamente calmare i timori degli investitori sulla Spagna. 'Il mercato del debito pubblico della Spagna ha bisogno di queste elezioni come di un buco nella testa' è il verdetto da Nicola Spiro del Fondo Spiro a Londra, che mette in guardia su un aumento del rischio politico". 

Differente la posizione di Beppe Fioroni (Pd) che al Riformista ha dichiarato: "Non credo che ci serva andare alle urne nelle condizioni in cui ci sta andando la Spagna di Zapatero. La mia idea è un'altra: il Parlamento, maggioranza e opposizione, dia vita a un 'tavolo di crisi' che lavori a delle proposte da discutere con le parti sociali. Se riuscissimo a 'parlamentarizzare' la crisi di questo Paese, servirebbe un 'governo del presidente' in cui maggioranza e opposizione si trovassero a essere d'accordo quantomeno sul nome del premier e su quello del ministro dell'Economia".