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Riepilogo seduta mattutina del Consiglio regionale sardo.

La presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, questa mattina ha aperto la seduta alle 10.00: all'ordine del giorno Proposta di legge n. 83/A sulle provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico.

La presidente ha dato la parola all'assessore regionale del Turismo, Luigi Crisponi, per l'intervento della Giunta. "La discussione della legge odierna arriva in una delle fasi più tormentate dell'industria turistica: il 2011 vede un'interruzione del segno positivo". Un segno negativo che è da attribuire, secondo l'esponente della Giunta, alla "sconsiderata azione degli armatori privati". Per l'assessore Crisponi "il turismo è un diamante grezzo con enormi potenzialità rappresentato da un comparto che 'non ha precari da stabilizzare, non ha scorie e non ha aree da bonificare'". E ha poi aggiunto che "non è vero che non c'è un piano strategico e in via di approvazione" perché ha avuto un rallentamento dovuto alle problematiche ancora da risolvere legate ai trasporti. "Il piano strategico del turismo non potrà essere approvato se non si risolve prima la continuità territoriali". Il 30 per cento delle presenze, ha spiegato l'assessore, sono di turisti internazionali, ritenendo quindi la legge sul golf importante, capace di attrarre i turisti che arrivano dagli altri paesi europei. L'esponente dell'Esecutivo ha voluto poi parlare dei dati sul comparto nell'Isola: 901 gli alberghi, 3500 le strutture ricettive, la prima regione per il numero di occupati per struttura e "ci confrontiamo ad armi pari con colossi come il Trentino".

L'assessore Crisponi ha, però, rilevato che c'è però ancora una forte stagionalità a fronte di una regione Sardegna che è in grado di mettere a disposizione strutture di altissima qualità, 4 e 5 stelle. "Un comparto che non è assistito da alcune provvidenze, che va avanti da solo, mai stato assistito da leggi di qualità". Poi, tornando alla proposta di legge, l'assessore ha evidenziato le potenzialità di questa proposta di legge: "le 600mila presenze in più previste dal potenziamento del turismo golfistico sarebbe un incremento importantissimo sulla produzione turistica lorda. Il turismo cresce soltanto dove c'è un'infrastrutturazione e una riorganizzazione complessiva come è avvenuto negli anni '50. Ci vuole una scelta coerente e coraggiosa e questa proposta di legge lo è. E' utile per la destagionalizzazione".

L'assessore Crisponi ha evidenziato, tra l'altro, le caratteristiche del turista golfistico: ha capacità di spesa e sa apprezzare le bellezze offerte dai luoghi che decide di visitare creando una ricaduta economica, non soltanto per le strutture ricettive, ma anche a vantaggio della cultura e dei prodotti della terra. "E' arrivata l'occasione - ha continuato - per poter scrivere una pagina nuova, un percorso lungimirante e questa proposta di legge è lungimirante. Un percorso che deve essere accompagnato da una presenza di imprenditori che vanno attratti. In Sardegna - ha poi evidenziato - non si investe". Nella conclusione del suo intervento, l'assessore Luigi Crisponi ha affermato: "E' evidente che questa proposta di legge non è la panacea di tutti i problemi: il turismo è un grande mosaico e il golf rappresenta un tassello. Il golfista è un turista che a noi piace, come quelli del settore nautico, del benessere, della cultura, dell'enogastronomia e congressuale. Quella lungimiranza degli anni '50 credo che possa essere ripetuta. La nostra è una Regione che nel turismo crede e lo deve dimostrare. Crediamo che la legge sul golf possa portare di sicuro sviluppo turistico e auspico l'approvazione di una norma per me importante".

Dopo l'esponente della Giunta è ha chiesto la parola il capogruppo del Pd, Mario Bruno, per proporre una sospensione dei lavori. Una sospensione richiesta per verificare se l'Aula fosse ancora convinta ad andare avanti con il voto del passaggio agli articoli "in un momento in cui la Regione è sotto attacco" dopo i rilievi espressi ieri dal governo nazionale.

La presidente Lombardo ha accolto la richiesta di Bruno e sospeso i lavori per 10 minuti.

Per dichiarazione di voto al passaggio agli articoli è intervenuto il consigliere del Pd, Gian Valerio Sanna, esprimendo il voto contrario. "Nonostante la situazione" della Sardegna – ha precisato - si considera 'meritevole di attenzione' andare avanti nella votazione di una norma 'fuori dalla logica, dal mercato e dal buon senso, in un momento in cui siamo chiamati a trovare i luoghi della convergenza". Per Sanna è "un fatto gravissimo" che la maggioranza decida di portare avanti questa legge con 'protervia', dimostrando così di non essere interessata al futuro della Sardegna. Rivolgendosi poi al relatore della norma, il consigliere dei Riformatori Francesco Meloni, ha chiarito di non averlo nominato, e assicurato di non nominarlo più in riferimento alla proposta di legge, perché, ha spiegato, "ritengo che una legge quando arriva qua dentro perda i connotati di chi l'ha presentata". Precisato ciò, ha però ribadito che "nella storia dell'Autonomia non si sono mai viste pagine a pagamento sui giornali sardi per ringraziare la Commissione e chiedere al Consiglio regionale di comportarsi con celerità ed efficacia. Come si vuole chiamare questo - ha continuato - ognuno lo decida. Chiedo solo che venga rispettata la mia legittima posizione".

Il capogruppo del Pdl Mario Diana, riconoscendo che si possa essere "d'accordo sul fatto che quella pagina non aveva senso", ha però sostenuto che l'intenzione fosse solo di "ringraziare per l'attenzione data al problema". Diana ha quindi dichiarato il voto favorevole del suo gruppo al passaggio agli articoli, ricordando che non si vuole far approvare la norma "come uscita dalla Commissione", ma modificandola e aggiornandola. In merito alle accuse dell'opposizione di una maggioranza poco attenta ai problemi ambientali, ha voluto precisare: "Non vorrei che passasse fuori da quest'Aula l'idea che il centrodestra e, soprattutto il Pdl, sia scarsamente interessato alle problematiche ambientali. Dimostreremo che non è così, con gli emendamenti e nei fatti". Il consigliere di Udc-Fli, Matteo Sanna, ha definito innovativa la proposta di legge 83/a. "Una legge importante che ha il coraggio di sollevare un problema, quello del calo della presenza turistica in Sardegna, affrontandolo con strumenti legislativi". A commento delle critiche dell'opposizione per la scelta di occuparsi di una norma sul golf in un momento di crisi, ha dichiarato: "Vorrei ricordare che nella passata legislatura, mentre la Sardegna affondava, qui si discuteva una legge sul cinema. Che differenza c'è tra le emergenze passate e le attuali?". Ha quindi ribadito che il suo gruppo crede in questa legge che "può creare speranza per il futuro dei sardi e per il nostro turismo, unica vera industria sulla quale investire nei prossimi anni".

Il capogruppo di Sel - Comunisti - Indipendentistas, Luciano Uras, si è detto contrario al provvedimento "per quello che contiene, per come è stato articolato, per gli interessi che, ancora una volta, intende tutelare, piuttosto che favorire. Per i bisogni - ha continuato - che invece si marginalizzano, per il tempo sbagliato scelto per la sua discussione e il suo approfondimento". In chiusura ha espresso l'auspicio che dal Consiglio regionale arrivi un segnale positivo, con la sospensione della discussione sul provvedimento per lasciare spazio a "questioni più urgenti". Per il consigliere del Pd, Renato Soru, "è surreale ostinarsi su questa discussione trascurando che da ieri siamo a conoscenza che le entrate per le spese non esistono più". L'ex governatore ha detto di votare contro nel "merito" di una legge che, nonostante la relazione dell’assessore al Turismo, "è stata discussa in commissione Urbanistica, perché parla di cubature. Il cui scopo - ha continuato - è di trasformare le aree agricole vicino al mare in aree edificabili, regalando un premio in cubature agli interessi particolari", perché secondo Soru "l'unico turismo di cui siamo capaci di occuparci è quello che ha bisogno di altri metri cubi".

Ben Amara (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha definito la replica dell'Assessore Crisponi "cool ma velato, ma non si tratta di diversità sarda, che con questa legge viene destinata a sparire". Ben Amara, annunciando il suo voto contrario, ha detto che nessuno potrà "garantire che questa legge non danneggi la Sardegna e il suo territorio, perché non difende l'ambiente e non crea sviluppo".

Pierpaolo Vargiu, a nome dei Riformatori sardi, ha ribadito il voto a favore, con due precisazioni. "Primo: nessuno della maggioranza ha mai chiamato questo provvedimento legge sul golf, è una legge sullo sviluppo economico che ha lo scopo di far crescere il pil regionale. In Sardegna lo sviluppo è fatto anche di turismo, è uno degli elementi fondamentali, e la crescita del turismo passa anche per il turismo golfistico. Secondo: qualcuno ha ipotizzato modifiche e su questo siamo assolutamente disponibile ad una sola condizione: la sostenibilità economica degli investimenti".

Luigi Lotto (Pd) ha affermato in apertura che "quando una legge è unica ogni aggettivo è lecito, perché non c'è confronto. Piuttosto non è né adeguato né opportuno il momento in cui viene discussa e lo vedremo fra poco. Nel merito, poteva essere migliore e forse lo era nella sua stesura iniziale, ma è stata peggiorata dalla commissione urbanistica. Non so se sarà possibile renderla più accettabile, davvero coerente con i progetti di sviluppo del turismo golfistico, e non con altre questioni che con lo sviluppo non hanno nulla a che fare. L'Assessore ha fatto una replica interessante ma ha parlato d'altro".

Chicco Porcu, del Pd, dopo aver fatto gli auguri a Matteo Sanna "per essere tornato in maggioranza con un intervento più lealista del capogruppo Pdl", ha ribadito il suo voto contrario. "L'Assessore - ha sostenuto Porcu - ha fatto un compitino che poteva prescindere dalla discussione dell'aula, forse perché non ha seguito il dibattito in commissione e in aula. La legge ha intenti lodevoli, ma di fatto sarà inapplicabile. Piuttosto, vorrei sapere dal Presidente della regione se avremo tempo di discutere questa legge perché saremo chiamati ad altro, alle tante emergenze della Sardegna".

Adriano Salis, capogruppo dell'Idv, ha ricordato richiesta di rimandare la legge in commissione. "Confermo il voto contrario - ha detto - anche se non c'è alcuna preclusione su programmi di sviluppo del turismo golfistico in Sardegna, perché indubbiamente quello golfistico è uno dei tanti turismi possibili. Ho apprezzato intervento dell'Assessore ma in realtà avrebbe dovuto prendere la parola l'Assessore Rassu, perché è stata la commissione urbanistica che ha fatto il lavoro pesante, peggiorandola. Anche perché, in mancanza di servizi di supporto le strutture non vanno avanti, come dimostra l'esempio di Is Arenas che pure è uno dei migliori in Italia".

Franco Meloni (Riformatori sardi), relatore del provvedimento, ha voluto sgombrare il campo da un equivoco: "Non stiamo parlando di una legge sul golf ma di sviluppo economico, quindi non vede nulla di strano che in un momento drammatico per la Sardegna si parli di sviluppo, casomai andava fatta prima. Non trascuriamo nulla, cerchiamo di operare in buona fede gli interessi dei sardi". Rivolto a Soru, Meloni ha affermato che "il riferimento agli interessi è fuori luogo, non ce ne sono. Quando la sua giunta ha fatto accordi di programmi per milioni di metri cubi nessuno ha pensato che lei avesse interessi. Lo riconosciamo a lei ma chiediamo reciprocità".

Giacomo Sanna, capogruppo del Psd'Az, ha ribadito posizione favorevole del suo gruppo, precisando che a nessuno è consentito di accusare i sardisti di essere "cementificatori". In proposito, ha ricordato una intesa voluta dalla giunta Soru nella passata legislatura, con cui "si sono autorizzate costruzioni per 426.000 metri cubi su una superficie di 240 ettari. Nella legge sul turismo golfistico, complessivamente, saranno realizzati insediamenti per 500.000 metri cubi sul 1000 ettari, suddivisi in 10 campi. Il rapporto con le autorizzazioni precedenti è di 1 a 10. Tuttavia - ha aggiunto Sanna - non neghiamo che ci siano molte cose da rivedere e lo faremo, anche a costo di dispiacere a qualcuno, quando parleremo di articoli. La regione, in particolare, non dovrà spendere una lira".

Roberto Capelli, del gruppo Misto, ha insistito sulla "inopportunità di discutere la legge in questo momento, pur definendo interessante la relazione dell'Assessore al Turismo, molto bella e precisa". Ha annunciato poi il suo voto di astensione, "perché ho fiducia che venga modificata, proprio per completare un mosaico ancora tutto in costruzione, per costruire un nuovo turismo in Sardegna. Però è con le nuove entrate che potremo infrastrutture l'isola, ad esempio con trasporti più efficienti, che certamente servono al turismo per crescere". Ha auspicato infine che "la legge riveda la parte dei premi di volumetria e lo stanziamento a favore di Sardegna promozione, confidando che proponenti e maggioranza accettino le correzioni dovute".

Franco Cuccureddu (Misto) ha chiesto nuovamente chiarimenti sul sistema di voto e sulla valutazione dell'astensione. "Quello annunciato da Capelli poco fa, ad esempio, sarebbe contrario, se venisse considerato come qualche giorno fa".

La Presidente Lombardo ha affermato che le argomentazioni di Cuccureddu non meritano alcuna risposta ed ha invitato il consigliere a lasciare "il sarcasmo gratuito fuori da quest'aula".

Pietro Pittalis (Pdl) ha evidenziato le differenze di visione tra gli schieramenti sulle politiche di sviluppo turistico e ha smentito le accuse dell'opposizione sul fatto che dietro la legge in esame vi siano speculazioni e cementificatori. Ha accusato Soru di essere un "maestro di veti e divieti, salvo le dovute eccezioni" e ha aggiunto che le cubature disponibili erano state tutte utilizzate nella scorsa legislatura.

Giampaolo Diana (Pd) ha contestato Pittalis: "Voi ripristinate le zone F. Per che cosa lo fate? Edificare non è mai stato una politica di sviluppo". Ribadendo l'irricevibilità della legge, ha suggerito che, piuttosto, la maggioranza presenti una proposta per ristrutturare e riqualificare l'esistente.

Secondo Claudia Zuncheddu (Sel-Comunisti-Indipendentistas) è sconcertante continuare la discussione sul turismo golfistico: "Come classe politica non possiamo non continuare a sentire il piede dello Stato che schiaccia la testa dei sardi". Augurandosi che il Consiglio regionale prenda rigorosamente posizione per capire i motivi della prevaricazione perché "ci stanno togliendo la dignità prima di tutto il resto".

Il capogruppo del Misto, Franco Cuccureddu, ha definito paradossale che una legge sul turismo sia stata erroneamente assegnata alla Commissione Urbanistica e si è augurato che, annunciando il voto favorevole, gli emendamenti possano far minimizzare l'impatto volumetrico e ottimizzare quello turistico.

La presidente del Consiglio Claudia Lombardo ha precisato che la legge è stata assegnata alla Commissione giusta in quanto la proposta era stata valutata in base al suo prevalente contenuto urbanistico.

Il capogruppo del Pd, Mario Bruno, ha ribadito che la legge in discussione non può essere una priorità quando ci sono altre questioni da affrontare. Ha citato una dichiarazione del Ministro dell'Economia Tremonti sul fatto che le Regioni non soffrono economicamente almeno a vedere le loro sedi. Ricordando che in mattinata il presidente della Giunta Cappellacci aveva incontrato la minoranza, l'esponente del Partito Democratico ha chiesto che si parli subito di entrate e si apra il conflitto con lo Stato.

Ignazio Artizzu (Udc.Fli) ha contestato l'opposizione per aver assunto una posizione sostanzialmente preconcetta inventandosi le speculazioni: "Qui si fa una legge che traccia delle regole che saranno uguali per tutti". Facendo riferimento all'operato della Giunta Soru ha parlato di "istituzionalizzazione dell'intrallazzo e del favoritismo" attraverso le intese che creavano "corsie preferenziali per pochi".

Marco Espa (Pd) ha respinto al mittente le accuse di Artizzu ricordando che le logiche di favorire gli amici e del "ci penso io" non appartengono alla sua coalizione. "Il centrosinistra - ha spiegato - è per la trasparenza". Sulla legge in questione ha poi precisato che nessuno è contrario al golf, ma la Sardegna è consumata.

La presidente Claudia Lombardo ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 43 sì, 23 no e 2 astensioni.

Il presidente della regione, Ugo Cappellacci, ha domandato di poter fare il suo intervento prima dell'illustrazione delle mozioni 139 e 141. La presidente Lombardo, sentita l'Aula, ha dato il consenso. "E' un dibattito importante - ha esordito - su un tema delicato, che riguarda alcune impugnazioni del governo italiano rispetto a delle leggi del Consiglio regionale, ma che sconfina anche nei più ampi rapporti che investono le due istituzioni". Cappellacci ha definito "molto grave" l'impugnazione relativa alle entrate "perché viola, o fa venire meno, quel principio di leale collaborazione tra le istituzioni, che noi abbiamo mantenuto cercando il dialogo", attraverso "un percorso nel quale siamo stati supportati da eminenti e illustri costituzionalisti". Un percorso che il presidente Cappellacci non intende rinnegare, ritenendo che la strada scelta fosse quella giusta, anche se ammette di non sapere se una scelta diversa avrebbe portato a conseguire un diverso risultato. Quel che è certo, ha ribadito, è che l'impugnazione da parte del governo rappresenta un "disconoscimento marcato delle nostre prerogative costituzionali" che giunge in "un momento particolare", in cui un provvedimento importante come il Piano per il Sud "non è stato licenziato dal Cipe, e comprende delle infrastrutture strategiche per la Sardegna, tra cui la Sassari-Olbia, e la liberazione dei fondi Fas per le infrastrutture nazionali". In conclusione del suo intervento si è appellato a tutti i livelli istituzionali delle rappresentanze sarde per portare avanti "un'iniziativa forte e coesa contro questo governo". Governo dal quale ha preso le distanze, dichiarando di avere già comunicato al segretario regionale del suo partito la decisione di restituire la tessera del Pdl.

Mozione 139 sulla nota del 28 luglio 2011 della Presidenza del Consiglio dei ministri riguardante i rilievi in ordine all'articolo 3, comma 1, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento) e mozione n. 141 che impegna il presidente del Consiglio ad attivarsi per un immediato e urgente incontro con il presidente della Repubblica da parte di una delegazione rappresentativa dell'intero Consiglio regionale.

La presidente Lombardo ha dato la parola al relatore della mozione 139, il consigliere del Psd'Az, Paolo Maninchedda: "E' sotto gli occhi di tutti - ha esordito - che viviamo un momento drammatico e non possiamo permetterci il lusso della distrazione". L'esponente sardista si è poi soffermato sulla grave situazione economica del nostro Paese, sottolineando il peso di un "debito pubblico eccessivo e grave", il cui costo è aumentato dalla "bassa credibilità politica dell'Italia", in cui ravvisa "il maggior fattore di inibizione dello sviluppo delle nostre regioni". Per questo motivo, "la difesa del diritto ad amministrare le nostre ricchezze deve passare attraverso una battaglia interna allo Stato italiano". In merito ai rilievi mossi all'articolo 3, comma 1, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento), ha spiegato che in questo modo il Governo contesta "l'autonomia di calcolo" della Regione sulla compartecipazione ai tributi erariali. Ma la Regione - ha chiarito - ha già iscritto nel bilancio di previsione per l'anno 2010 (che non è stato impugnato) le maggiori entrate spettanti ai sensi del novellato articolo 8. Quindi, quei soldi sono nostri".

Secondo Maninchedda il governo si è mosso "tardivamente, con l'obiettivo di allineare l'ammontare di ciò che ci spetta per diritto a ciò che lo Stato ritiene, nelle condizioni fallimentari in cui si trova, di poterci dare. Il taglio previsto, pari a 800 milioni di euro, ridurrebbe la regione a un ruolo contabile e di governo. Uno scenario inaccettabile per la nostra Isola che si è accollata il rischio di adeguare gli standard dei diritti all'ammontare del suo gettito fiscale". "Lo Stato - ha proseguito - ci chiede di mantenere i rischi, rinunciando ai nostri diritti per finanziare il debito pubblico italiano". Ha espresso infine "un grandissimo piacere" per le dichiarazioni del presidente Cappellacci, con il quale - ha precisato - ho rapporti tesissimi". "Io non ho l'abitudine - ha dichiarato - a che mi si chieda scusa, ma son contento di non aver visto male quando individuavo nel ministro Tremonti un nemico della Sardegna. Noi sardisti - ha concluso - cerchiamo compagni. Noi lavoriamo a eliminare le fittizie differenze politiche tra sardi per rendere più forte e unica la vera battaglia da combattere. Chiediamo al presidente della regione di dimostrare di saper combattere, perché questo è il suo compito".

Mario Bruno, capogruppo del Pd, ha illustrato la mozione con cui si impegnano sia il presidente della regione che del consiglio regionale, "cominciando però con la ferma condanna dell'ostilità del governo nazionale che non riconosce diritti dei sardi ed anche del Presidente della regione, che non ha difeso adeguatamente gli interessi della Sardegna". Bruno si è poi soffermato su quello che ha definito il "vizio di origine": la bandiera della Sardegna regalata a Berlusconi, la campagna elettorale condotta con un simbolo che identificava con una propaganda massiccia l'identificazione con un Presidente del consiglio che occupava tutto lo spazio assicurando che si sarebbe occupato lui della Sardegna. "Quelle elezioni e questa giunta regionale - ha continuato Bruno - sono nate con quelle promesse e con quegli inganni. Quanto all'appello alla costituzione di un fronte unico è una litania che comincia dal G8, dalla SS Olbia, dalle entrate (circa 3.2 in più l'anno, due netti tolte le spese di sanità, trasporto locale, continuità territoriale). Dovevano entrare in vigore dal 2010 e non servivano norme di attuazione, come hanno detto illustri costituzionalisti. La giunta ha seguito un'altra strada, andando a traino del governo che nel frattempo si era rimangiata la parola".

"In questi due anni e mezzo - secondo il capogruppo del Pd - si sono anteposti gli interessi del partito e della coalizione a quelli della Sardegna. Oggi il patto di stabilità impedisce di spendere quelle risorse e senza la revisione di quei vincoli la Sardegna resta bloccata, anche in questo caso i costituzionalisti confermano che questa è la strada giusta. Quindi bisogna sollevare il conflitto di attribuzioni, come avevamo chiesto già nello scorso marzo, e non è stato fatto nonostante autorevoli pareri legali e un'ordine del giorno unanime votato dal consiglio regionale. Si poteva sollevare il conflitto anche per il patto di stabilità, nel frattempo è arrivata la manovra Tremonti che ha sottratto alla Sardegna altri 460 milioni, umiliando per l'ennesima volta l'autonomia regionale". In conclusione, Bruno ha registrato "il fallimento complessivo dell'azione del Presidente della regione in questi due anni ed il fallimento nei rapporti fra stato e regione. Di fronte a tutto questo si deve dimettere. Prima, al massimo, possiamo trovare tre cose da fare e poi dobbiamo fissare una data sulle elezioni. Non abbiamo mai detto di no all'unità, ma riflettete sul fatto che non avete voluto nemmeno sospendere la legge sul golf per compattare la maggioranza".

Pierpaolo Vargiu, capogruppo dei Riformatori sardi, ha giudicato le dichiarazioni del Presidente Cappellacci e le due mozioni sono altrettanti "macigni caduti in un contesto stagnante, forse anche per momento non adeguato. Consiglio regionale, tuttavia, deve essere consapevole della drammatica delicatezza del momento". Secondo Vargiu, nello scenario generale emerge "una crisi complessiva del sistema Italia, che in qualche modo realizza le previsioni di due grandi esponenti del laicismo liberale come Giovanni Malagodi e Ugo La Malfa quando ammonivano che il debito doveva essere pagato da qualcuno. Ci siamo arrivati. Quando c'è il benessere tutti tollerano tutto, ma quando arriva la crisi economica le identità forti ritrovano i valori fondanti e le altre perdono punti di riferimento". Vargiu ha poi ripercorso l'analisi dei Riformatori sull'andamento dell'economia: "avevamo detto che il federalismo ci avrebbe portato in pochi mesi a grandissime difficoltà, perché autorizza chi è più ricco a non finanziare più chi ha di meno. E' vero tuttavia, che chi ha meno è anche obbligato ad autoriformarsi e questo è un fatto positivo, ma oggi gli elementi negativi sono di gran lunga prevalenti". "Il Presidente Napolitano - ha concluso Vargiu - interviene ogni giorno anche per queste ragioni per rafforzare il significato dell'unità del Paese. Il fatto è che lo Stato non rispetterà i patti sottoscritti con molti soggetti a cominciare dai più deboli; la Sardegna è uno di questi. Usciamo dalla ritualità della politica, siamo chiamati a scelte di grandissima importanza, seguendo alcune priorità: saldare la società sarda attorno a questo palazzo senza alimentare clima di tensione, tagliare costi della politica senza ipocrisia, rivendicare i diritti dei sardi. Propongo al Presidente Cappellacci di iscriversi al partito dei sardi con la tessera numera 1, perché non è più il momento dei partiti nazionali".

Franco Sabatini (Pd), dopo aver evidenziato la scarsa attenzione dell'Aula, ha chiesto che nel dibattito non si ripetano cose che si conoscono bene, ma che si decida cosa fare. Ha annunciato che, responsabilmente, si arriverà ad un fronte comune, ma solo a patto che il centrodestra faccia capire fino a che punto sia consapevole della gravità di quanto sta succedendo. L'esponente del Partito Democratico ha accusato il Governo che "ci ha preso a schiaffi ripetutamente" e ha invitato a "riprenderci quei livelli di sovranità che ci sono stati derubati dallo Stato. E' fondamentale che, però, si sia coerenti facendo seguire i fatti alle parole e restituendo centralità al ruolo del Consiglio regionale".

Roberto Capelli (Misto) ha commentato favorevolmente l'annuncio del presidente Cappellacci di restituire la tessera di partito, ma gli ha anche chiesto di prendere atto che si è ad una svolta, che "è il momento di un governo di salute pubblica, di unità nazionale": "L'unità si mostra anche in questo. Abbia il coraggio di sollevare l'asticella". Capelli ha aggiunto che bisogna guardare avanti senza rincorrere gli errori del passato: "Oggi, con l'acqua alla gola, si accorge che la barca sta affondando e le porgo idealmente la mano. Ma questo non è il momento delle dimissioni. Non possiamo abbandonare la nave che affonda, ma una volta che la rimetteremo sulla corretta rotta, quello sarà il momento di farlo per andare a nuove elezioni". In attesa di decidere le forme di lotta, compresa quale di costringere i parlamentari sardi a usare "l'arma democratica del ricatto" per difendere i diritti, e non i privilegi, Capelli ha chiesto che "orgogliosamente" si dica a Roma di dare ai sardi quello che è loro dovuto.

Renato Soru (Pd), in un "momento fondamentale di questa legislatura", ha invitato la presidente del Consiglio regionale a raccogliere una delegazione dell'Assemblea per chiedere un incontro con il Presidente della Repubblica Napolitano che in queste settimane "è stato al centro dell'unità del Paese" e che è spesso intervenuto per riempire dei vuoti istituzionali. Secondo Soru, il Capo dello Stato risponderà con parole chiare e senza inganni su cosa la Sardegna si debba aspettare dal futuro, in un frangente nel quale l'Italia paga a durissimo prezzo la perdita di fiducia dei mercati finanziari mondiali definiti "un mostro difficile da combattere". "Per l'Isola, ha aggiunto, è una questione di sopravvivenza poiché lo Stato 'ribalta le norme di diritto': è in gioco la coesione istituzionale, il nostro vivere quotidiano". Soru ha sollecitato coerenza da parte di Cappellacci, visto che in passato agli appelli al senso di responsabilità delle opposizioni, non sono seguite le risposte attese.

"Siamo un ente territoriale sardo o siamo un'organizzazione territoriale e politica dei sardi che fa un patto con lo Stato?", ha domandato il consigliere del Pd Marco Meloni, intendendo con questo che la questione centrale riguarda la natura costituzionale della nostra Regione. Secondo Meloni il rinvio alla Corte Costituzionale è un atto doveroso del governo nazionale, conseguenza di scelte che - ha detto, rivolto alla maggioranza - "sono vostre a Cagliari e a Roma. L'errore è stato rinunciare alla strada del conflitto di attribuzioni, scegliendo invece il percorso delle norme di attuazione, che sono inutili". Motivo per cui, il consigliere del Pd ha precisato: "Non tutti sono responsabili allo stesso modo". Così come non si può condividere l'idea di uno Stato nemico tout court, quando - ha ricordato - il governo Prodi "veniva qui a trattare con la Regione. Una risposta che qualifica la posizione politica esattamente contraria a quella di Berlusconi e del centrodestra".

"Mancano nelle dichiarazioni del presidente Cappellacci - per Meloni - la presa d'atto di una responsabilità politica e delle proposte che possano reggere nel confronto con lo Stato. E' in gioco - ha concluso - la nostra possibilità di essere una regione che ha uno statuto effettivo di autonomia". Il consigliere del Pd Gian Valerio Sanna ha sottolineato che è la prima volta che il presidente della regione sente l'esigenza di parlare con le opposizioni. "Questo perché - ha spiegato - la situazione è di una 'gravità esorbitante' e vede la maggioranza 'denunciare il proprio malessere ma continuare imperterrita in quel percorso sbagliato'". Sanna ha lamentato la distrazione dell'Aula in un momento in cui sarebbe necessario parlare con "solennità" della situazione della Sardegna. Una situazione compromessa "dal non avere le carte in regola" per affrontarela questione delle entrate in un contesto nazionale. "Non le abbiamo - ha ribadito - quindi occhio a non alzare la cresta. La crisi di oggi - ha continuato - sta chiaramente nella sede politica, nel rapporto tra esecutivo e maggioranza. E' la crisi dell'autorevolezza della rappresentazione del governo autonomistico della Sardegna. Noi siamo impresentabili e non possiamo dire ai sardi di stare tranquilli che troveremo l'unità". Un'unità, che se si vuole perseguire, può essere trovata solo "su cose concrete". "L'articolo 8 - ha sostenuto - andava applicato immediatamente e, oggi, subito, dovremmo aprire un conflitto di attribuzione con lo Stato". E decidere che "se non ci danno le risorse, non esercitiamo le competenze. Abbiamo la forza di farlo? - ha domandato -. Di aprire un conflitto di attribuzione su questo punto, indipendente dalla legge 12?".

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha sottolineato che, in questo momento, "siamo chiamati ad un compito più importanti dello stabilire quante risorse ci mancano. Dobbiamo chiederci se siamo all'altezza di guidare il popolo sardo; se non abbiamo questa consapevolezza anche la nostra unità non avrebbe valore e significato. La volontà deve tradursi da parte della classe dirigente sarda in una volontà di fare, di mettere in campo idee innovative sul piano delle relazioni sociali e sindacali e dell’etica, del modo di essere in una società civile. Ci troviamo a discutere dei rapporti fra stato e regione - ha ricordato Dedoni - proprio nel 150esimo anno dell'unità d'Italia. La Sardegna ha fatto molto per lo stato ma molto poco le è stato riconosciuto in termini di diritti, su tanti temi di importanza strategica. La verità è non ci sono mai stati governi amici della Sardegna".

Quanto alla tessera del partito dei sardi, proposta al Presidente Cappellacci da Vargiu, Dedoni l'ha associata alla proposta formulata molto tempo fa dai Riformatori, "non per iscriversi ad un partito ma per impegnarsi davvero a favore della nostra comunità. Mi ritrovo con spirito di amicizia nelle dichiarazioni del Presidente Plaude anche all'iniziativa di autosospendersi dal partito per sposare senza in vincolo dell'appartenenza la causa della Sardegna. Troppe espressione sardiste in consiglio regionale, come dice l'on. Maninchedda? La cosa non mi spaventa se tutti abbracciamo la vera sardità, mettendoci al servizio del popolo sardo". "Ci attardiamo da troppo tempo a come immaginare il nostro nuovo statuto - ha concluso l'esponente dei Riformatori - mentre le regioni ordinarie modificano i loro statuti secondo la loro volontà".

Giampaolo Diana (Pd) ha condiviso l'analisi sulla drammaticità della situazione, "l'epilogo di di quanto accaduto in questi due anni a mezzo, in cui lo stato ci ha inflitto una serie interminabile di umiliazioni ed il governo regionale è stato incapace di reagire. Qui sta il fallimento del rapporto fra stato e regione ed anche del rapporto fra il presidente del consiglio dei ministri e il presidente della regione. L'Italia precipita perché non ha un governo credibile, e rischia di precipitare. La Sardegna, contrariamente ad altre regioni, va sempre più indietro perché la giunta regionale non riesce a tutelare gli interessi dei sardi. Per questo il Presidente della Repubblica interviene in punta di piedi per tentare di surrogare il governo, utilizzando tutta la sua autorevolezza". "E noi cosa facciamo? - si è chiesto Diana - il Presidente della regione lancia un appello all'unità di tutta la società sarda e, in un momento come questo, nessuno potrà tirarsi indietro. Però, per fare che cosa? Su quali obiettivi occorre mobilitarsi? L'interlocutore non può certo essere la presidenza del Consiglio dei Ministri. Non credo all'effetto taumaturgico delle mobilitazioni però facciamola. Ma è il Presidente del consiglio regionale che deve rivolgersi al Presidente della Repubblica, perché altrimenti è folklore".

Chicco Porcu (Pd) ha detto di aspettarsi atti coraggiosi e non solo manifestazioni o appelli al Presidente della Repubblica. Ha sollecitato, a partire dalla privatizzazione della Tirrenia, l'avvio dei conflitti di attribuzione contro tutti gli atti contrari agli interessi dei sardi. L'esponente del Partito Democratico ha chiesto a Cappellacci di reagire senza titubanza, di battersi in maniera sistematica per affrontare la grande emergenza, per avere le risorse che consentano di esercitare i diritti e per ritrovare la dignità. Lo ha poi invitato ad accettare un'ordine del giorno fortemente rivendicativo, dimostrando con i fatti che "le sue non sono solo parole al vento. In caso contrario - ha concluso - sarebbe la conferma di una esperienza di governo totalmente fallimentare".

Claudia Zuncheddu (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha definito "imbarazzante" parlare in un'aula semi vuota perché nulla può giustificare le assenze quando lo Stato italiano "sferra l'ennesimo attacco mortale": attacca la specificità isolana, delegittima il governo dei sardi e disconosce la sua massima Assemblea. Ha poi accusato la maggioranza di avere una responsabilità spaventosa nell'essere stato "incapace a mediare i conflitti" e nel permettere che lo Stato prendesse le misure alle debolezze istituzionali sentendosi "autorizzato ad annientarci". "Abbiamo la necessità di riacquistare urgentemente la nostra sovranità - ha concluso - Bisogna incominciare a ragionare ad un possibile percorso che ci porti ad un autogoverno reale".

Paolo Maninchedda (Psd'Az) ha chiesto che si sia aggressivi in tutti i tribunali per far fronte ad una situazione di debolezza: "Abbiamo il rubinetto in casa, ma l'acquedotto in campo nemico". Ha poi spiegato che si avrebbe maggiore capacità di azione aggredendo "uno Stato italiano che non si può permettere un conflitto istituzionale". Precisando che la sede dove aprire il conflitto è il Consiglio, l'esponente sardista ha elencato le cose da fare prioritariamente, anche per essere comprensibili all'esterno e dimostrare di essere all'altezza della situazione: rivedere immediatamente la spesa corrente, come nella sanità, stabilendo sacrifici che devono, però, partire dalla classe politica per recuperare risorse da destinare allo sviluppo e al welfare; semplificare drasticamente la burocrazia; rivedere il patto istituzionale tra Regione ed enti locali. Maninchedda ha sollecitato un atteggiamento coraggioso per rendere il Consiglio "Costituente" e per evitare che dopo il picco della ribellione si ritorni all’ordinarietà: "Una palude che, con l'Italia in fallimento, ci ingoierà. Non si sopravviverà".

Elia Corda (Pd) si è soffermato in apertura sulla gravità del momento, "un momento in cui un intero popolo sta subendo pesanti umiliazioni da parte dello Stato. Il Presidente della regione, nel suo intervento, ha scelto di far prevalere le ragioni di un popolo sulle ragioni del partito, ed ha dimostrato coraggio, ma deve essere supportato dall'intera sua maggioranza e dal gruppo del suo partito. Qualche giorno fa, quando aveva rivolto un appello analogo per protestare nei confronti del governo, la sua iniziativa venne accolta favorevolmente dalla minoranza, mentre la sua parte politica ha sollevato più di un problema, solo perché il centro sinistra voleva sottolineare con maggiore severità l'operato del governo". "Oggi - ha concluso Corda - lei stesso dovrebbe aver rimosso questi ostacoli, indicando che la via della protesta forte nei confronti dello Stato è la strada giusta che il consiglio regionale dovrà percorrere, mettendosi alla guida di un popolo sardo che rivendica un minimo di giustizia in più"."

Adriano Salis, capogruppo dell'Idv ha detto che nella giornata di oggi la politica sarda ha perso una grande occasione, quella di far sentire le ragioni della sua autonomia; perché proprio oggi che i senatori hanno votato la fiducia al governo sul cosiddetto processo lungo che serve al Presidente del consiglio."Questo c'entra molto con quanto affermato dall'on. Maninchedda in precedenza, perché è qui che sta la nostra debolezza". Commentando l'intervento del Presidente della regione, Salis ha espresso apprezzamento per la scelta di informare l'opposizione sulle sue intenzioni, ma ha invitato Cappellacci a non dimettersi dal Pdl, "deve stare nel partito per fare una battaglia capace di rendere evidente il problema fondamentale dell'Italia in questo momento, lo stesso posto da Napolitano e dalle forze produttive e sociali del Paese ma non è sentito dal parlamento italiano". L'attacco dei mercati, secondo Salis, "ha come bersaglio il presidente del consiglio, che deve essere cambiato perchè ormai con il Ministro dell'Economia, sempre più ostile al Meridione, è lotta all’ultimo sangue". Come uscirne? Ha concluso il capogruppo dell'Idv: "si possono valutare scenari futuri, ma adesso il primo obiettivo deve essere quello di sventare l'attacco al bilancio della regione".

Dopo l'intervento di Salis, ha preso la parola Luciano Uras (capogruppo Sel - Comunisti - Indipendentistas): "Non siamo davanti a una novità, ma a un fatto ordinario: il presidente del Consiglio dei Ministri ha notificato che una legge regionale, ancora una volta, è stata impugnata e inviata all’esame della Corte costituzionale. Così è stato fatto - ha affermato - anche nella scorsa legislatura in varie materie, così come in questa legislatura e fatto ancora una volta: il Collegato alla Finanziaria è stato attaccato in tantissime materie". Secondo Uras "non basta l'impugnazione di una legge perché una norma non debba essere applicata, a meno che non si sia conniventi. Quando si accetta una volta di essere subalterni si mette in discussione l'autonomia di questo Consiglio, e un governo o l'altro ne approfitterà sempre". L'esponente dell'opposizione ha poi aggiunto: "Quale è la natura dell'appello? Perché noi nella palude ci siamo e ci stiamo affogando, con responsabilità gravissima della vostra politica, signor presidente, e della vostra coalizione, ma anche di tutti noi che non siamo stati in grado di opporci". "Io ci sto ad unirmi - ha poi concluso Uras - su un patto che sia visibilmente chiaro a tutti. Io penso che noi potremmo unirci come sardi, avendo il coraggio di liberare queste poltrone e andare al voto per eleggere una nuova classe politica, che sia autorevole".

La presidente Lombardo ha dato, quindi, la parola al capogruppo dell'Udc-Fli, Giulio Steri: "E' chiaro che il Governo vuole impedire alla Regione di inserire a bilancio tali norme. Tra l'altro il governo è anche incompetente, si nasconde dietro un dito pur di ledere la Regione: è vergognoso". Secondo Steri "il comportamento del Governo deve essere rigettato. Noi dell'Udc abbiamo votato contro la legge sul federalismo fiscale anche alla Camera. Quanto ci viene chiesto oggi ci vede assolutamente d’accordo: sappiamo assumerci le nostre responsabilità". Per l'esponente della maggioranza "questo Governo ha fallito. Bene ha fatto il presidente della Repubblica a intervenire. Ora dobbiamo reagire. In che modo? In primo luogo sul piano politico con manifestazioni di massa, coinvolgendo tutte le istituzioni locali e le realtà sociali e imprenditoriali. Ma anche dal punto di visto giudiziario: dobbiamo ricorrere alla Corte costituzionale e alla Comunità europea senza aver paura che ci respingano i ricorsi". Secondo Steri è necessario andare avanti sull'applicazione dell'ordine del giorno sulle riforme: "Bisogna parlare dei poteri che possiamo disporre e con quali risorse li possiamo esercitare". Il capogruppo dell'Udc-Fli ha, poi, concluso riaffermando la necessità di andare avanti con la Costituente: "Era l'unica scelta che ci avrebbe dato la possibilità di decidere del nostro futuro".

Mario Diana, capogruppo del Pdl, ha affermato di pensarla esattamente "come il Presidente della Regione, perché credo che se era finita la stagione delle interlocuzioni, ora bisogna andare fino in fondo. Ho capito che si sta creando nei confronti della Sardegna una situazione tale da far pensare che la prima cosa da fare sia cambiare il primo articolo dello statuto, ma sarebbe l'estrema ratio, ci porterebbe su posizioni integraliste di tipo islamico. Non voglio arrivare a questo, ma ora non dobbiamo cercare più il confronto, del resto quando ci si appella al Presidente della Repubblica vuol dire che ci sono emergenze di una gravità inaudita e si sono messe da parte discordanze".

"La situazione è grave - ha aggiunto Diana - abbiamo seguito le cose con attenzione, ma c'è un limite a tutto. Non restituirò tessera anche perché la mia non avrebbe peso, meglio forse interrompere contributi volontari. Questa è sì una sfida con lo stato ma prima di tutto con noi stessi, e non solo per la questione delle risorse ma anche per la revisione patto di stabilità, la continuità territoriale, la riforma spesa corrente. La forza per le rivendicazioni sta nel consiglio, da dove deve arrivare la spinta per scendere in piazza con la gente e costruire una grandissima alleanza sarda, capace di spingersi anche alla disubbidienza istituzionale, in Sardegna e a Roma. E, a questo proposito, ritengo sia necessario far conoscere la nostra situazione anche ai presidenti del Senato e Camera, ricorda risposte vane a seguito della protesta dei pastori. Dobbiamo insomma rivedere completamente le nostre strategie, ciò che abbiamo programmato non vale più, occorrono nuove proposte per soluzioni immediate che lascino il segno".

Il presidente della Giunta Ugo Cappellacci ha dichiarato di aver apprezzato "senza infingimenti" gli interventi in Aula: "Tutti hanno trasferito una volontà sincera di andare oltre le posizioni di appartenenza politica e di unire le forze in un momento di grande difficoltà". Si è dichiarato certo di poter ottenere un risultato per la Sardegna e ha ribadito di voler mettere in campo ogni opportuna iniziativa. Auspicando che si arrivi all'approvazione di un documento condiviso, Cappellacci ha messo in evidenza il fatto che la soluzione positiva potrà arrivare grazie alla capacità di tutti di "alzare la voce con dignità, correttezza e grande determinazione".

La seduta si è conclusa. La presidente del Consiglio, Claudia Lombardo, ha annunciato che i lavori riprenderanno martedì 2 agosto alle ore 16.00 e che, sempre martedì, alle ore 10.00, è convocata la Quarta Commissione. Red.