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Tre minorenni algheresi rinchiusi in comunità con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, estorsione, furto, e danneggiamento

Ieri, i carabinieri della Stazione di Alghero, in collaborazione con i colleghi della Sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minori di Sassari, hanno eseguito un’ordinanza di collocamento in comunità emessa dal G.I.P. nei confronti di tre minorenni, ritenuti responsabili, in concorso, di violenza sessuale di gruppo, estorsione, furto, e danneggiamento, commessi ad Alghero tra dicembre 2010 e lo scorso giugno.

Secondo la ricostruzione degli accadimenti, fatta dagli investigatori dell’Arma della cittadina catalana, due ragazze neanche quattordicenni sarebbero state costrette in più occasioni a compiere e subire atti sessuali da parte di conoscenti poco più grandi, i quali avrebbero abusato delle condizioni di inferiorità fisica e psichica delle giovani vittime, la cui unica colpa è stata di provare qualche sentimento di simpatia per qualcuno di loro.

Le indagini sono iniziate quando, agli inizi di luglio, una delle due si è presentata in caserma accompagnata dai genitori, per denunciare di essere stata costretta a consegnare alcuni preziosi di famiglia ai loro aguzzini.

Costoro, per quanto accertato finora, avrebbero inoltre compiuto una serie di reati contro la persona ed il patrimonio, tra cui minacce, danneggiamenti e furti ai danni di esercizi commerciali di Alghero. Infatti accadeva che, se qualche esercente rifiutava di somministrare loro qualche bevanda o cibo, magari anche facendo credito, i ragazzini terribili iniziavano con le minacce, cui facevano seguire i danneggiamenti durante l’orario di chiusura. Tutto ciò per sostenere le cospicue spese in videogiochi, cellulari e consumazioni nei locali.

Gli arrestati, nullafacenti appartenenti a famiglie modeste, sono stati condotti presso varie comunità di accoglienza.

Altri cinque minori sono indagati per gli stessi reati, ma gli accertamenti dei carabinieri mirano alla individuazione di altri componenti de del gruppo e di eventuali diverse vittime.

Tutta la squallida vicenda si è consumata in un contesto sociale assai degradato, connotato dall’assenza delle più elementari regole di vita civile. Per questo motivo sono già stati attivati i servizi sociali del Comune.

La delicata attività investigativa, diretta dalla sostituto procuratore Maria Gabriella Pintus, è stata portata a termine in breve tempo, parallelamente ad un’intensa attività di diffusione della cultura della legalità e di prevenzione del fenomeno del bullismo, attraverso incontri con gli studenti di tutti gli istituti scolastici del circondario.