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Riepilogo della seduta mattutina del Consiglio regionale – Le dichiarazioni del Presidente Cappellacci sulla privatizzazione della Tirrenia.

Questa mattina, la presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, ha aperto la seduta alle 10.00. All'ordine del giorno le Dichiarazioni del Presidente della giunta regionale Ugo Cappellacci sulla privatizzazione della Tirrenia ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento.

Il primo a prendere la parola è stato Roberto Capelli (Gruppo Misto): "Più che parlare della privatizzazione della Tirrenia, dobbiamo parlare dell'ennesimo fallimento della Giunta regionale e del presidente Cappellacci. Un presidente che ci rivolge un appello all'unità, ma per dare il mio assenso mi chiedo: su quale progetto? Non sono sicuro che i nemici dei sardi siano tutti fuori dall'Isola. Il presidente Cappellacci si dovrebbe dimettere, perché non è all'altezza di tutelare i diritti dei sardi". Capelli ha, poi, proseguito il suo intervento affermando: "In due anni abbiamo sotterrato le poche difese autonomistiche che avevamo. Non serve un partito dei sardi, ma rappresentanti politici che sappiano difendere i sardi e gli interessi della Sardegna". L'esponente del Gruppo Misto ha poi criticamente evidenziato quelli, da lui ritenuti, i fallimenti del presidente Capelli: "Come può un presidente non essere ricevuto dal governo nazionale? Come fa ad essere sempre assente? Ad accettare che vengano scippati alla Sardegna il G8 e i fondi Fas. Come fa un presidente a partire in ritardo sulla Vertenza entrate, come può non alzare mai la voce? Non basta sventolare una bandiera e indossare un abito di velluto per rappresentare gli interessi dei sardi. Altri presidenti hanno rappresentato con autorevolezza i diritti dei sardi".

Capelli ha poi proposto una soluzione "per trovare una via d'uscita dopo due anni e mezzo in cui la Sardegna è calata in tutti gli indicatori economici e sociali: presentare un progetto per la Sardegna, per la continuità territoriale, per i trasporti, per la sanità e per l'ambiente". Poi rivolgendosi all'assessore regionale dei Trasporti, Christian Solinas, ha concluso: "Assessore bisogna trattare con gli armatori".

Per il capogruppo del Gruppo Misto, Franco Cuccureddu, tutte le famiglie sarde hanno un ricordo negativo della Tirrenia per i disservizi e i disagi causati ai sardi. "Non mi dispiace affatto - ha affermato Cuccureddu - che la Regione non sia entrata nel capitale Tirrenia. Si entra in una società se ci sono obiettivi e fini comuni". Secondo l'esponente del Gruppo Misto la situazione dei trasporti navali attirerà l'attenzione dell'Antitrust. Poi Cuccureddu ha fatto una proposta per garantire la continuità ai sardi: "Quando si vuol fare una battaglia bisogna pianificare e trovare qualche alleato. Sforziamoci di trovare soluzioni innovative, di trovare partner che siano nelle nostre condizioni, come per esempio la Corsica. Rivendichiamo una continuità con l'Europa: una continuità sardo-corsa. In questo modo l'Europa darà le risorse alle due Regioni e non allo Stato italiano e francese". In conclusione del suo intervento, Cuccureddu ha esortato, infine, la Giunta a rafforzare la Saremar.

Il vicepresidente di turno Michele Cossa (Riformatori sardi - Liberaldemocratici) ha dato la parola al capogruppo dell'Idv Adriano Salis. Il consigliere di opposizione ha esordito esprimendo il timore che l'incontro previsto oggi a Roma sulla vertenza entrate "metta il sigillo all'accordo tra i privati (in riferimento alla Tirrenia) in cambio di una risposta favorevole a un diritto acquisito della Sardegna (quello sulle entrate)". A nome del suo gruppo, ha quindi espresso apprezzamento per la richiesta (seppur "tardiva") del presidente Cappellacci alla mobilitazione del Consiglio regionale in difesa della mobilità. "Siamo convinti - ha però precisato - che il presidente non abbia la personalità, l'autorevolezza e la credibilità per guidare questa battaglia". Le responsabilità della maggioranza e del governo regionale sull'esito della vertenza Tirrenia sono ravvisabili, secondo Salis, anche nei fatti che l'aprile scorso hanno visto il consigliere del Psd'Az Giacomo Sanna "costretto a ritirare" un ordine del giorno sulla privatizzazione della Tirrenia, in un "momento in cui si sarebbe potuti intervenire". A livello nazionale, ha aggiunto, i ministri che hanno mostrato maggiore ostilità verso la Sardegna sono stati quelli del Pdl ("Matteoli, Romani e il sottosegretario Letta"). Un'evidenza che dovrebbe spingere i consiglieri di maggioranza a "giocare la battaglia in Parlamento, non contro Cappellacci e la sua giunta". In conclusione, ha espresso fiducia nell'azione dell'assessore Solinas e si è detto possibilista sul "rafforzamento della presenza della regione, attraverso la flotta sarda, per garantire la concorrenza delle rotte".

Per il consigliere Pier Paolo Vargiu (Riformatori sardi - Liberaldemocratici) occorre riflettere sullo scenario complessivo dei rapporti della Sardegna con lo Stato. "Abbiamo un’infinità di vertenze aperte: quella sulle entrate; il taglio di risorse che inciderà, particolarmente, sulle regioni a Statuto speciale (460 milioni di euro nel triennio, secondo La Spisa); il patto di stabilità. Ieri - ha continuato - alla delegazione ricevuta dalla presidente Lombardo si è dovuto ricordare che la richiesta di stato di crisi era già stata fatta, e tutto è rimasto fermo". I Riformatori, pur condividendo la scelta di azioni di carattere legale per risolvere la vicenda Tirrenia, hanno ribadito la loro perplessità a una partecipazione "sostanziale" della regione nella compagnia di navigazione, così come sulla flotta sarda e la sostenibilità dei suoi costi al di fuori della stagione estiva. Neanche l'autosospensione del gruppo Pdl e le dimissioni del presidente della regione sono una soluzione valutabile, per Vargiu, in un momento che vede "l'impotenza del Consiglio regionale" davanti al governo nazionale, a cui ci rapportiamo "in una condizione di obiettiva debolezza". La soluzione, per i Riformatori, è nella strada tracciata dal partito dei sardi e dall'insularità, secondo l'idea "dell'inascoltato" Mario Segni. Un'insularità "che non può essere sostenuta in modo querulo e con il cappello in mano, ma con ciò che di positivo porta. E va difesa chiedendo il diritto di cittadinanza dei sardi".

Giulio Steri, capogruppo dell’Udc-Fli, riferendosi alla vicenda Tirrenia ha parlato "di decisione annunciata, sbagliata, nata male, illegittima e in violazione della normativa comunitaria. Reagire nelle vie giudiziarie quindi è un atto dovuto ed percorso è semplice. Gli oneri di servizio pubblico, in primo luogo, vanno attribuiti secondo una procedura specifica; se invece vengono assegnati ad un privato si concretizzano aiuti di stato. Sono sicuro - ha proseguito Steri - che la giunta agirà presto e conseguirà un risultato positivo. Piuttosto, occorre lavorare a fondo per il riconoscimento della condizione di insularità della Sardegna, che viola il principio di uguaglianza stabilito dalla Costituzione, e la stessa legge sul federalismo fiscale, che prima lo nega e poi lo inserisce nei decreti delegati, raggiungendo il massimo dell'ipocrisia del governo Berlusconi". Il caso Tirrenia, ha detto ancora Steri, "non è un caso isolato; c'è un contesto generale volto a favorire determinate aree dello stato sorrette da certe forze politiche. Riteniamo che debba essere fatta politica contestativa forte su tutto quello che fa il governo ed incide negativamente sulla regione Sardegna, impugnando ogni legge in ogni sede giurisdizionale possibile. Ed anche che si debbano alzare i toni anche nel confronto politico, per acquisire maggiore autorevolezza, che nasce da comportamenti, dalla capacità di tenere la schiena dritta, e si concretizzi un chiaro orientamento agli interessi generali". Quanto alla richiesta di dimissioni, il capogruppo dell'Udc-Fli ha ricordato che all'inizio della storia autonomistica un presidente si dimise per molto meno e rifiutò anche di candidarsi; parlare di dimissioni, quindi, sarebbe credibile se ci fosse l'impegno di tutti a non ricandidarsi. Altrimenti è solo polemica politica. Noi abbiamo aderito alla maggioranza sulla base di un programma, che oggi va rivisto perché la situazione è completamente diversa. E' essenziale rivedere quel programma, che punti su politiche di sviluppo dell'economia in grado di aumentare la ricchezza della Sardegna".

Il capogruppo del Pdl, Mario Diana, ha annunciato in apertura di non voler parlare "di polemiche e richieste di dimissioni; il vuoto amministrativo e politico sarebbe un danno per la Sardegna. E'’il momento della responsabilità, per affrontare le emergenze sulle quali tutti concordiamo. Dobbiamo operare con il presidente della regione, con la giunta, col consiglio, con la società sarda. Nei giorni scorsi - ha aggiunto Diana - ho parlato di tre priorità, non riferendomi ad accordi trasversali fra maggioranza e opposizione, ma alla necessità di fermarsi per un momento per capire dove possiamo arrivare su poche grandi questioni: trasporti, entrate, agricoltura. Le vere emergenze sono queste. Questo non vuol dire - ha precisato - non vuol dire non occuparsi di altre cose come chiede qualcuno; c'è un tempo per tutte le cose e non possiamo fermarci a parlare di un solo argomento. Piuttosto - ha continuato Diana dopo aver ricordato l'appello del Presidente Cappellacci alla mobilitazione come fece anche Soru - siamo già in questa fase? Abbiamo esaurito la via politica e istituzionale solo perchè Tirrenia è stata venduta? Non possiamo essere permanentemente in mobilitazione e in contrasto. Del resto il Presidente Cappellacci ha ricordato che il contenuto della convenzione fra Stato e Tirrenia non si conosceva da 50 anni. E' una cosa di gravità inaudita, come rinnovo continuo delle convenzioni con la compagnia pubblica". Il capogruppo del Pdl ha poi indicato quella che, a suo giudizio, è la strada da imboccare per il futuro: "se ci lasciamo trascinare sulla strada della mobilitazione permanente sbagliamo strada. La politica si deve impegnare a fare cose diverse; abbiamo un problema di rappresentanza a livello parlamentare, nessuno si è occupato di sostenere le nostre ragioni, molti sono astati assenti, inerti. Ci è caduto il mondo addosso, ma dobbiamo essere responsabili e mobilitarci, lasciando perdere i discorsi sulle dimissioni. Il senatore Endrich lo fece quando vennero aumentate le indennità ma chi oggi avrebbe il coraggio di fare lo stesso? Vorremmo invece che il consiglio regionale si fermasse a riflettere sulle tre cose più importanti per la Sardegna".

Giampaolo Diana (Pd) si è chiesto se il presidente della Giunta Cappellacci abbia detto la verità su come siano andate le cose. In particolare ha citato il fatto che non abbia mai nominato il Governo che non ha tutelato il diritto dei sardi alla mobilità. "In un'isola che continua a perdere fiducia - ha proseguito il vice capogruppo del Partito Democratico - si è assistito all'ennesimo fallimento della Giunta nel rapporto con lo Stato: e meno male che si trattava e si tratta di un Governo amico". A suo avviso, Cappellacci "non è in grado di rappresentare gli interessi collettivi di questa isola" e pertanto "deve prendere atto della sua inconcludenza, traendo conclusioni oneste". Diana ha ribadito la posizione del suo gruppo all'appello del presidente: "si risponde perché il Pd avverte e sente la responsabilità di rappresentare i diritti, le ansie, le attese e i bisogni del popolo sardo che continua ad essere vessato dal Governo nazionale. L'unica condizione che si pone è che l’appello non può essere generico: va aperta una nuova fase politica coinvolgendo tutte le forze della società, spiegando loro le ragioni profonde della mobilitazione. Il Consiglio regionale, e non altri, si deve fare carico di interpretare il valore e la valenza dell'Autonomia stabilendo le priorità", ha concluso Diana.

L'assessore dei Trasporti Christian Solinas ha voluto limitare il suo intervento alle questioni strettamente legate alla vicenda Tirrenia e senza guardare al passato perché bisognerebbe tornare indietro fino al 2000: "Mi sento di dire che la dinamica conflittuale non è tra posizioni di maggioranza o di opposizione. Credo che sia un conflitto tra livelli istituzionali della Repubblica e su questi livelli va impostata la contrattazione". Accusando lo Stato di aver preferito trattare privatamente con gli imprenditori "con i potentati economici" senza tutelare gli interessi di un popolo "non abbiamo trovato un’interlocuzione seria, tutt'al più di facciata", l'esponente della Giunta ha chiesto che si evitino le divisioni e che si porti la mobilitazione a Bruxelles dove il via libera definitivo alla procedura di vendita della compagnia deve essere dato dall'Antitrust europeo. Solinas ha poi difeso la scelta di voler entrare nella nuova società per la tutela dei diritti della Sardegna "lo Stato doveva garantire questa partecipazione" e la decisione di puntare sulle navi della Saremar per difendersi da un attacco: "Il risultato vero non è stato il valore simbolico, ma quello di ricreare una situazione di mercato costringendo gli altri a rivedere le politiche tariffarie".

La seduta è stata sospesa su richiesta del capogruppo del Pdl, Mario Diana. Alla ripresa dei lavori la presidente Claudia Lombardo ha comunicato la sospensione dell'esame del punto all’ordine del giorno per consentire più tempo ai gruppi politici per redigere altri ordini del giorno, oltre a quello già presentato dal gruppo del Psd'Az, o anche un testo unitario. La discussione sulla privatizzazione della Tirrenia riprenderà questo pomeriggio. I lavori sono quindi proseguiti con l'esame della Proposta di legge 83/A "Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico", presentata da tutti i consiglieri regionali dei Riformatori sardi - Liberaldemocratici.

La presidente Lombardo ha dato la parola per l'illustrazione della legge proprio a Meloni. L'esponente dei Riformatori sardi, in apertura del suo intervento, ha voluto fare una premessa di natura politica: "Secondo noi la situazione è così confusa che pensavamo di non venire in aula neanche per la legge da noi presentata che spero, ora, sia di tutta la maggioranza, visto che è stata votata all'unanimità in Quarta commissione". Meloni ha poi affermato: "Credo sia superfluo affermare che la bocciatura o lo snaturamento di questa legge rappresenterebbe l'incapacità della maggioranza di approvare un qualsiasi provvedimento che abbia un senso. Spero che la maggioranza abbia una moto d'orgoglio. Se così non fosse rischiamo di andare tutti a casa e di riconsegnare la Sardegna a questo centrosinistra, un centrosinistra diviso molto più del centrodestra, un centrosinistra che sa solo dire no e non propone niente". Meloni ha poi esortato tutti a fare un passo indietro, ad ingoiare anche qualche boccone amaro e ad andare avanti uniti, pur ognuno con le proprie specificità. "Noi Riformatori siamo pronti a fare qualche sacrificio, spero lo facciano anche gli altri".

Il relatore di maggioranza è poi entrato nel merito della Proposta di legge, spiegando in principio che "non è una legge sul gioco del golf, ma sul turismo golfistico, che ha l'obiettivo di aumentare il Pil della nostra Isola, aumentare la ricchezza di tutto il territorio, fare lavorare gli alberghi tutto l'anno e creare almeno 3500 posti di lavoro stabili". Meloni ha poi spiegato che per arrivare a questi importanti risultati è necessario pagare qualche prezzo, ossia le "volumetrie". "Questo perché - come ha spiegato il relatore - se non paghiamo questo prezzo non mangiamo. Non troveremo nessuno disposto a venire qui a investire se non ha la possibilità di fare un business". Poi l'apertura all'opposizione, dichiarandosi favorevole ad accogliere ulteriori spunti per migliorare la legge.

Meloni ha poi spiegato (rimandando i dettagli della legge alla relazione allegata) che i risultati che questa legge vuole ottenere sono la destagionalizzazione della stagione turistica e lo sviluppo delle zone interne. "Il 95 per cento delle nostre presenze turistiche - ha affermato - si concentra nei mesi di luglio e agosto. Il secondo obiettivo è, poi, quello di attirare turisti più maturi e consapevoli in grado di apprezzare le bellezze archeologiche e naturalistiche dell'Isola". Meloni ha, quindi, evidenziato i dati che hanno portato alla redazione di questa proposta di legge: dal 2005 al 2015 le presenze dei turisti legati ai circuiti golfisti dovrebbero passare da 15 milioni a 25 milioni. "Con questa proposta di legge - ha affermato - contiamo di catturarne almeno 600mila che con gli accompagnatori salirebbero a 700mila presenze l'anno per la Sardegna, con un incremento del Pil del 5 per cento. Il turismo golfistico rappresenterebbe per la Sardegna una seconda stagione turistica". "Per la Regione - come ha spiegato Meloni - non ci sarà alcuna spesa: sono stati eliminati i contributi per la realizzazione dei campi, sono previste solo le spese di promozione con campagne pubblicitarie indirizzate soprattutto al nord Europa, mentre soltanto di quote iva e tasse si dovrebbe avere un rientro sicuro per la Regione di circa 20 milioni annui. Abbiamo quindi deciso, in commissione di modificare la legge, eliminando i contributi regionali - ha proseguito il relatore - e aumentando alle cubature concedibili, vista l'esperienza spagnola, arrivando comunque a un massimo di 85mila metri di cubature pari allo 0,042 ". Sono state, infine, modificate le procedure per ottenere le autorizzazioni, prevedendo anche, eventualmente, la modifica del Ppr.

Il capogruppo del Pd, Mario Bruno, ha chiesto una breve sospensione. Alla ripresa, Bruno ha posto una questione sospensiva sulla legge in discussione. Dopo aver ricordato l'intervento di ieri in Aula del presidente Cappellacci e la richiesta di trovare "una sintesi unitaria per individuare insieme le priorità", il consigliere dei Democratici ha sottolineato la contraddizione di "discutere di campi da golf in un momento drammatico per la Sardegna". "Questa legge - ha spiegato - non è una priorità, come non lo è costruire seconde case. Credo, invece, che sia il caso di procedere con l'ordine del giorno, che prevede diverse mozioni, anche del centro destra". Spetta al Consiglio regionale, ha concluso, esprimersi sulle priorità con il proprio voto.

La presidente Lombardo ha ricordato all'Aula che, in base all'articolo 86 del regolamento, è prevista la possibilità di un intervento per gruppo (oltre il proponente) prima di passare al voto per alzata di mano sulla proposta di Bruno.

Il capogruppo dell'Idv, Adriano Salis, è intervenuto per sostenere la proposta di Bruno e richiamare a "una sobrietà di indicazioni nell'agenda del Consiglio". "Non ho nessuna preclusione nei confronti del golf - ha detto rivolgendosi a Franco Meloni - che può essere uno degli strumenti per potenziare l'offerta turistica in Sardegna". Anche se la norma in discussione, secondo Salis, è carente nell'aspetto relativo ai "servizi indispensabili per il circuito golfistico". Per l'esponente dell'Idv la proposta di legge dovrebbe tornare in commissione per essere migliorata, e per permettere all'Assemblea di occuparsi di "problemi più impellenti". "Non possiamo dare il segnale - ha concluso - che la vita di questo Consiglio e della legislatura siano messi in dubbio, non perché ci hanno preso a schiaffi sulle entrate e la Tirrenia ma perché non passa legge sul golf".

Attilio Dedoni, a nome dei Riformatori sardi, ha detto in apertura di essere "sorpreso nel constatare che quando una casa brucia, anziché buttare un secchio d'acqua, si butta benzina per alimentare l'incendio. La Sardegna brucia in assenza di una politica alta capace di rinnovare le istituzioni autonomistiche e per la mancanza di prospettive economiche certe. Una di queste è la legge sul golf, proposta attualissima proprio adesso che la stagione turistica in corso sta dando risultati molto scarsi. In realtà - ha sostenuto - si sta cercando di dividere per dividere solo per calcolo politico; è una cosa assurda". Dedoni, inoltre, ha richiamato l'attenzione dell'assemblea sul fatto che, in questo momento, "i forconi non solo per la maggioranza. E' in gioco la credibilità complessiva della politica, ci vuole attenzione e impegno sui problemi, sulla sostanza, sulle cose concrete che interessano i cittadini. Volumetrie? E’la più bassa fra le cubature previste, poi si può anche migliorare". Ha infine espresso parere contrario alla proposta di sospensiva.

Claudia Zuncheddu (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha affermato che si aspettava una discussione sul merito della legge, "il centro sinistra mi ha colto impreparata ma mi atterrò alle scelte dell'opposizione".Sulla legge Zuncheddu ha sottolineato un dato a suo giudizio "inquietante" fornito da Meloni, e in particolare l'ammissione che la proposta "è di carattere non sportivo. E’il lupo che si traveste da agnello: così si avallano le preoccupazioni per le possibili speculazioni".

Roberto Capelli (Misto) ha precisato all'inizio del suo intervento "di non poter esprimere una valutazione univoca del gruppo, ma solo quella sua personale. Crea però imbarazzo discutere su una iniziativa che pure interessa un'area importante dell'attrazione turistica, ha attenzione per il turismo di elite, per i lavori pubblici e quant'altro. Sembrerebbe un momento non opportuno, per tante ragioni". Tuttavia, ha manifestato parere contrario alla sospensiva: "Siamo davanti ad una delle poche proposte che potremo discutere, e non c'è nessuna proposta per discutere altro. O meglio, perché non discutiamo della riforma sanitaria? Può essere iscritta all'ordine del giorno, ma non c'è l'accordo di maggioranza. Peraltro è sbagliato pensare che il solo andare contro la proposta di un assessore o di un gruppo possa essere l'unico motivo per far venir meno la compattezza della maggioranza. Non ci si può indignare solo quando si toccano i Riformatori, casomai quando è a rischio l'appartenenza ad un progetto o la realizzazione di quel progetto. Il problema è che quel progetto non esiste. Lo dimostra che parliamo di golf e non di sanità, di trasporti, di entrate".

Mario Diana, capogruppo del Pdl, ha giudicato inaccettabile la sospensiva, "a prescindere dal merito. Si deve andare vanti e non perché si vogliono trascurare problemi di grande rilevanza, sui quali il consiglio è fortemente impegnato. Sull'agricoltura, ad esempio, è stato convocato l' assessore in commissione per giovedì, sono stati ascoltati i pastori (che in termini reali rappresentano il 3.5% del Pil regionale)". Secondo Diana "fermarci su trasporti, agricoltura, entrate e trascurare tutto il resto non è corretto. Stamane il Presidente della regione ha un incontro importantissimo sulla vertenza entrate, stasera il consiglio regionale sarà impegnato sull'ordine del giorno in materia di trasporti; non c'è alcun motivo per cui ci si debba fermare".

Matteo Sanna, a nome del gruppo Udc-Fli, ha espresso ferma contrarietà alla sospensiva, per due motivi. Per quanto riguarda le emergenze, ha sostenuto che la legge "è uno strumento che dà risposta al calo preoccupante della presenze turistiche in Sardegna, problema va affrontato con serietà, senza slogan, con soluzioni concrete e a costo zero per la regione (a differenza di altri), in modo da incidere su una questione strutturale". Sanna ha poi invitato l'assemblea ad "affrontare questi problemi con determinazione. La legge può essere ulteriormente migliorata ma comunque è una risposta seria ad un comparto come quello turistico che grida aiuto e che sta soccombendo, con un calo del 30% delle presenze. Al golf larghi settori del turismo italiano e internazionale guardano con attenzione. Non sarà l'unica risposta alle tante emergenze della Sardegna ma è una risposta".

Non essendoci altri iscritti a parlare, la Presidente Lombardo ha messo in votazione la proposta di sospensiva formulata dal capogruppo del Pd, Mario Bruno. Lo scrutinio, per alzata di mano, ha avuto esito contrario. Il consiglio non approva.

Luigi Lotto (Pd) è intervenuto come relatore di minoranza sul progetto di legge 83/A. La proposta è stata contestata: "Non sarà con la speculazione edilizia, mascherata dalle pur buone intenzioni di realizzare un sistema golfistico al servizio dello sviluppo turistico, che daremo risposta alla drammatica esigenza del sistema economico e sociale dell'Isola". Per l'esponente del Partito Democratico, le correzioni apportate in Commissione, come la cancellazione dei contributi a fondo perduto, non annullano le preoccupazioni sull'impatto paesaggistico degli interventi, soprattutto in ambito costiero. Ha criticato la previsione di 3000 nuovi posti di lavoro perché ci saranno solo per costruire gli impianti e non per la loro gestione. Lotto ha bocciato l'aumento delle volumetrie realizzabili (60% residenziale e il 40% per la ricettività alberghiera) perché "per gran parte non sono funzionali alla pratica del golf e neanche allo sviluppo turistico". Sulle volumetrie recuperate e concesse come premialità ne ha rilevato la marginalità rispetto all'investimento complessivo. Il relatore di opposizione ha poi espresso dubbi sulla redditività dell'operazione (2 miliardi di euro per 22 nuovi campi) alla luce dei dati contenuti in uno studio della Federazione italiana del golf: "In nessuno dei casi esaminati, il contributo alla gestione degli impianti, che potrebbe derivare dalla ricaduta degli investimenti edilizi residenziali, presenta una incidenza significativa".

La seduta si è chiusa. I lavori riprenderanno alle ore 17.00. Red.