Si è aperta questa mattina, sotto la presidenza della Presidente Claudia Lombardo, la seduta del Consiglio regionale.
Il primo intervento è stato quello del capogruppo del Psd'Az, Giacomo Sanna, il quale ha sostenuto "la necessaria presenza in Aula"del presidente della regione, Ugo Cappellacci, per chiarire la vicenda della privatizzazione della Tirrenia. Una vicenda che non può passare in secondo piano perché è un argomento di vitale importanza". La presidente Lombardo, accogliendo le dichiarazioni di Sanna ha precisato che la richiesta sarà riferita al Presidente della Regione.
Si è quindi passati al punto all'ordine del giorno, la proposta di legge 299, Unioni di comuni: modifiche all'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005 n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane. Ambiti adeguati per l'esercizio associato di funzioni). Si è aperta la discussione generale con Roberto Capelli (Gruppo Misto) che ha chiesto una sospensione per avere la possibilità di presentare eventuali emendamenti. Alla ripresa dei lavori, il consigliere Capelli ha prima precisato che non avrebbe presentato alcun emendamento "nel rispetto degli accordi assunti dai capigruppo su questo testo" ed ha poi aggiunto che sarebbe invece stato "un segnale importante" aprire la proposta di legge con "le tre righe" della norma sull'abrogazione delle province. "Credo - ha dichiarato - che sarebbe stato un segnale importante per aprire una discussione sulle riforme, troppo spesso annunciate e mai portate avanti".
Adriano Salis (Idv) ha espresso il voto favorevole del suo gruppo al passaggio agli articoli. "Cercheremo di utilizzare (la norma) - ha spiegato - per fare un passo avanti sul riassetto delle istituzioni in Sardegna". Secondo Salis l'unione dei comuni può svolgere un ruolo importante nel superamento delle province, su cui "l'Idv a livello nazionale - ha ricordato - ha portato avanti una seria battaglia. Oggi presenteremo una legge per l'abrogazione delle province regionali". Anche Carlo Sechi (Sel - Comunisti - Indipendentistas) ha dichiarato il voto favorevole "a una legge condivisa e sottoscritta da tutti i capigruppo". Per Sechi la soppressione delle province è un argomento condiviso da molti, ma su cui non si registra coesione. Per Attilio Dedoni (Riformatori sardi - Liberaldemocratici) si arriva in ritardo "con una leggina, a sanare una situazione incancrenita" che non dà risposte "serie" all'unione dei comuni. Il consigliere dei Riformatori ha insistito sull'assenza di uno statuto di autonomia "degno di questa regione". "Non siamo all'altezza per poter essere in una situazione di pari dignità con lo Stato, come nella vicenda Tirreni".
Giuseppe Cuccu (Pd) ha espresso il voto favorevole alla proposta di legge, precisando però che il vero problema è l'assenza di risorse per esercitare le funzioni degli enti locali. Cuccu ha chiesto, rivolto agli altri consiglieri, di non fare confusione tra il ruolo dell'unione dei comuni e quello delle province. "Le unioni dovrebbero sostituire le funzioni delle province? - ha domandato - Dal punto di vista giuridico e organizzativo porterebbe a un aggravio di costi e a un peggioramento dei servizi". Franco Cuccureddu (gruppo Misto) ha detto che avrebbe votato a favore della norma anche "se segna il punto più basso degli ultimi sessant'anni. Legiferare sotto ricatto - ha continuato - è antipatico, ma lo è ancora di più se lo si fa perché qualche sindaco o presidente di unione minaccia di dimettersi, e per produrre un normativa che non cambia nulla". Secondo Cuccureddu si approva una legge che non serve a nulla e che "getta discredito sulla classe politica, di cui anch'io faccio parte". La presidente Lombardo ha richiamato Cuccureddu al rispetto del ruolo dell'Assemblea e a contenere le sue dichiarazioni, precisando che sono le sue parole a gettare discredito sulla classe politica.
Giampaolo Diana (Pd), dopo aver espresso il suo voto favorevole, si è appellato alla presidente Lombardo perché solleciti la Prima commissioni nel portare avanti delle riforme vitali. "Ruolo abdicato - ha aggiunto - dalla maggioranza e dalla giunta". Tarcisio Agus, (Pd) nell'esprime il suo voto favorevole, ha auspicato che si apra presto un dibattito sulle riforme. Giulio Steri (Udc-Fli) dopo aver dichiarato il voto favorevole del suo gruppo, ha detto di condividere i rilievi della presidente"sulle dichiarazioni di Cuccureddu. "Io non ritengo che nessuno in quest'Aula parli e agisca sotto ricatto. E' segno di intelligenza - ha aggiunto - intervenire dopo aver legiferato se ci si rende conto di non averlo fatto esaurientemente". Pietro Pittalis (Pdl) ha espresso il suo voto favorevole a una norma dettata dal buonsenso. "L'aspetto positivo della proposta di legge - ha spiegato - è che supera le difficoltà interpretative della prima formulazione, in relazione all'incertezza giuridica dello status delle unioni". Anche per Antonio Solinas (Pd) rivedere le proprie decisioni può essere considerato un fatto positivo, non negativo, "se ci si rende conto di aver fatto qualche sbaglio. E voto a favore - ha detto - non perché mi sento ricattato". Secondo Solinas ricostituire l'unione dei comuni è stata una scelta giusta e lungimirante per alcune zone Sardegna dove i piccoli comuni riescono a svolgere meglio la loro funzione in maniera associata.
Salvatore Amadu, del Pdl, si detto favorevole ad assimilare le unioni dei comuni agli enti locali. "Tuttavia, - ha proseguito - esprimo molte perplessità su alcuni aspetti che andrebbero chiariti. Ad esempio sul divieto di costituire piante organiche, che restano in vigore ad esaurimento. Temo poi che, attraverso la possibilità di stipulare contratti a termine, sia stia alimentando nuovo precariato e nuovo clientelismo, anche perché stiamo parlando di funzioni che le unioni già svolgono e non è pensabile che le svolgano senza personale e strutture amministrative."Non vorrei - ha concluso - che si dovesse tornare nuovamente su questa norma di legge, magari per stabilizzare altri lavoratori precari dopo aver detto che volevamo superare definitivamente il fenomeno. Sono problemi che devono essere chiariti".
Sempre per il Pdl, il capogruppo Mario Diana ha tenuto a ribadire che "non c'è stata alcuna forzatura da parte dei Sindaci, con i quali anzi si è lavorato in uno spirito positivo di leale collaborazione, così come va sottolineato il buon lavoro dei capigruppo che ha portato ad un accordo unanime". Diana ha inoltre puntualizzato che, da un lato, "è vero che il consiglio regionale è tornato su una norma perché forse si è sbagliato prima, ma ora sono state definite alcune cose molto importanti: il divieto di istituire nelle unioni di comuni posti di segretario generale, il congelamento delle piante organiche, ed il tetto all'utilizzo dei contratti atipici. Abbiamo dato certezze".
Illustrando la posizione della giunta regionale, l'Assessore degli Enti locali, Nicola Rassu, ha precisato che con questa norma "vengono chiariti definitivamente i dubbi interpretativi sollevati sul piano giuridico in diverse occasioni sia dall’ufficio legale della regionale che dalla stessa corte dei conti. Il testo attuale ha definito correttamente che le unioni dei comuni sono enti locali; ed appaiono inoltre utili e necessarie le precisazioni su segretari e piante organiche. Peraltro, la giunta regionale ha presentato più volte emendamenti in tal senso".
Non essendoci altri iscritti a parlare, la Presidente Lombardo ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge con il seguente esito: favorevoli 59, contrari nessuno, astenuti 3. Il consiglio approva. A seguire, l'assemblea ha proceduto alla votazione finale della legge, con il seguente esito: favorevoli 57, contrari nessuno, astenuti 5. Il consiglio ha approvato.
L'Aula è poi passata al secondo punto all'ordine del giorno con l'esame della Proposta di legge 300 sull'interpretazione del combinato disposto del comma 7, lettera c) e del comma 21 dell'articolo 18 della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento) che riguarda l'Ente Acque della Sardegna. La presidente Lombardo ha messo in votazione, a voto segreto su richiesta del capogruppo del Pd Mario Bruno, il passaggio agli articoli della legge che è stato respinto con 31 voti a favore, 30 contrari e 1 astenuto: la maggioranza richiesta era di 32 voti.
Al successivo punto all'ordine del giorno la mozione 134 sui "gravami militari di dimensione insostenibile che insistono sul territorio regionale con poligoni, servitù e demani e sulla necessità di procedere quanto prima ad un progressivo processo di riduzione e dismissione dei poligoni presenti nel territorio sardo, alle urgenti iniziative di bonifica dei siti interessati e a adeguate misure di indennizzo e di sostegno allo sviluppo di un economia di pace sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale e culturale dei territori e delle popolazioni coinvolte dalla presenza dei poligoni militari". A prendere la parola per illustrare la mozione, la prima firmataria Claudia Zuncheddu (Sel-Comunisti-Indipendentistas) che ha portato all'attenzione dell'Aula i motivi che hanno portato alla presentazione della mozione: "Alla luce dei gravi danni riscontrati nei territori interessati dalle servitù militari (sia in terra che in mare e in aria), danni accertati da una ricca documentazione ufficiale che ha evidenziato i rischi ambientali - ha spiegato la consigliera indipendentista -, si pone l'urgente problema di sospendere immediatamente tutte le esercitazioni militari nei territori interessati".
"E' per questo che la mozione invita la giunta regionale e il presidente Ugo Cappellacci a provvedere a interventi finanziari urgenti, soprattutto nel territorio del salto di Quirra dove i pastori e i loro animali sono stati allontanati; un intervento - come ha spiegato la Zuncheddu - a titolo anticipatorio perché è compito dello Stato italiano, e in particolare del ministero della Difesa, sostenere le economie danneggiate". Il documento chiede inoltre alla giunta di aprire una vertenza contro lo Stato italiano perché si assuma la responsabilità di chiudere le basi ed effettuare le bonifiche e chiede che sia effettuato un monitoraggio ambientale "che sia serio e trasparente", oltre che la convocazione del comitato per la sicurezza pubblica perché valuti la situazione economica dei territori interessati.
Per Efisio Planetta, Psd'Az, si tratta di "un film già visto. E' come se si accolga solo oggi, con tardiva presa di coscienza che quei demani e quelle servitù militari, insostenibili e vergognosi sotto ogni profilo, siano l'ennesima emergenza che riguarda l'Isola". Anche il consigliere sardista ha insistito sulla necessità che il presidente della Regione e tutta la giunta si attivino per lo smantellamento progressivo di tutte le servitù militari in Sardegna. "Mai più esercitazioni in presenza di così forti indizi di nocività e di un numero eccessivo di tumori e malformazioni nei bambini e nei feti degli animali; mai più la Sardegna in una posizione passiva e di totale subordinazione nei confronti del governo italiano di turno".
La presidente Claudia Lombardo ha quindi dato la parola a Chicco Porcu (Pd) che, in apertura del suo intervento, ha manifestato la sua perplessità per il "clima di disinteresse che si avverte in questo Consiglio, nonostante si discuta dell'importantissimo problema dei gravami militari sull'Isola". Porcu ha anche rimarcato l'assenza del presidente della Regione, Ugo Cappellacci, "che ormai non considera più il Consiglio come luogo di confronto. Assente sulla vertenza entrate, assente ieri sul caso Tirrenia". L'esponente del Pd ha poi affermato: "Ci saremo aspettati una richiesta di convocazione da parte sua per riferire su cosa intenda fare per tutelare il nostro diritto alla mobilità". E ha poi aggiunto, tornando all'argomento della mozione 134: "I gravami militari limitano lo sviluppo sociale ed economico di alcune zone della nostra Isola".
Porcu ha poi evidenziato che sembra quasi inutile il tentativo dell'opposizione di "richiamare l'Aula a una posizione unitaria su argomenti importanti come questo, di fronte al disinteresse che si respira". Per l'esponente del Pd è importante affrontare, nel suo complesso, il problema dei gravami militari sull'Isola e non parlare soltanto di Quirra, in modo da slegarlo dalle emergenze del momento. "C'è uno squilibrio gravissimo tra i gravami militari nell'Isola e quelli nel resto d'Italia". In conclusione Chicco Porcu ha quindi esortato l'Esecutivo e tutto il Consiglio regionale affinché tale squilibrio venga portato al tavolo con lo Stato perché sia inserito nel federalismo fiscale e, in caso, di smantellamento venga fatto un programma di recupero per un nuovo modello di sviluppo di quei territori.
Per Tarcisio Agus (Pd) quella in discussione è una mozione di particolare importanza già oggetto di discussioni e di grandi analisi sia per quanto riguarda i rischi ambientali sia per quelli sulla salute. Secondo l'esponente dell'opposizione per alcuni Comuni la presenza di queste servitù militari può rappresentare un supporto dal punto di vista economico, "ma a quale prezzo?". Per Agus "con l'esperienza di Quirra abbiamo visto come a pagare sia stata la nostra cultura economica, in particolare l'agricoltura e la pastorizia". Per il consigliere regionale del Pd non bisogna poi dimenticare anche i siti ancora non bonificati delle aree minerarie, come quelle del Sarrabus e del Sulcis, dove c'è ancora la presenza di discariche a cielo aperto e gallerie piene d'acqua che poi si riversa sul territorio. Agus ha ricordato ai colleghi che a Montevecchio ci sono 270 chilometri di gallerie piene d'acqua a 230 metri sotto il livello del mare. "Abbiamo la possibilità di attuare azioni per il disinquinamento utilizzando fondi nazionali e invece usiamo quelli regionali". Agus ha poi chiesto cosa si sta facendo per il Geoparco, visto che, come gli risulta, gli operatori si stanno occupando di attività che niente hanno a che vedere con le operazioni di bonifica.
Radhouan Ben Amara (Sel - Comunisti - Indipendentistas) ha detto che parlare di servitù militari non è altro che una sineddoche. Più che di servitù, ha spiegato, si tratta di schiavitù. "Dobbiamo invece parlare - ha continuato - di presenza militare e stupirci perché lo Stato italiano non ripaghi la Sardegna per i danni causati dalla presenza militare nel nostro territorio. Un affare economico per il ministero della Difesa di proporzioni colossali, che non compensa i sardi dei danni ambientali e sociali che derivano dall'essere un territorio in guerra perenne". Il consigliere dei Comunisti ha concluso l'intervento chiedendo che si pretendano i 15 milioni di euro "che lo Stato italiano deve erogare alla Sardegna ogni anno", ma senza pensare che possano rappresentare il prezzo per la presenza militare nell'Isola. Per Giorgio Cugusi (Sel - Comunisti - Indipendentista) la sindrome di Quirra non è una sindrome mediatica. Il consigliere di Sel ha invitato l'Aula a cercare la verità e a non far finire la mozione in un cassetto. "Bisogna trovare - ha detto - forme concrete che mettano in campo studi seri, e che attivino un processo di dismissione di tutti i poligoni". Il capogruppo del Pd, Mario Bruno, ha chiesto la verifica del numero legale. Verificata l'assenza del numero legale la presidente Lombardo ha sospeso i lavori per trenta minuti.
Giampaolo Diana, del Pd, ha ricordato che a maggio la giunta regionale ha sottoscritto un accordo importate col Ministero dello Sviluppo economico, Eni e Novamont per realizzare a Porto Torres, attraverso la cosiddetta "chimica verde" la più grande raffineria del mondo con la filiera agricola, superando forse definitivamente la fase degli idrocarburi. "E' una grande opportunità anche per il settore primario agricolo - secondo Diana - perché gli stabilimenti dovranno essere alimentati con combustibili agricoli ad alta percentuale di olio prodotte in aree marginali non di pregio, in una superficie di almeno 120.000 ettari. Servirà poi la rotazione per preservare, ogni tre anni, la fertilità dei terreni. Complessivamente quindi saranno interessati dal nuovo ciclo produttivo oltre 360.000 ettari e in quest'ottica potrebbe entrare le aree recuperate dalle servitù militari". "Nella parte della mozione che prevede la rinegoziazione dei rapporti con lo Stato su questa materia - ha affermato ancora Diana - ci potrebbe essere una soluzione nuova anche per le zone ora sottoposte a servitù. Sul problema serve una riflessione più generale, che veda la Sardegna in posizione propositiva, ed un progetto organico".
Per Carlo Sechi (Sel-Comunisti-Indipendentistas) in questo momento "occorre difendere la dignità del popolo sardo e il dibattito sulle servitù sarà utile se saprà suscitare un moto di orgoglio". Rivolgendosi al capogruppo del Pdl Mario Diana che ha indicato le principali emergenze della Sardegna nei problemi dei trasporti, delle entrate e della crisi economica legata all’agricoltura ed alla zootecnia, per la quale i dati più recenti parlano di 40.000 ettari abbandonati in 5 anni, riduzione del 40% della produzione di grano, Sechi ha dichiarato che "la nostra regione ha un'altra gravissima emergenza ed è quella delle servitù. Un problema che risale al dopoguerra, ma che ora bisogna affrontare e risolvere con idee e progetti nuovi". In altre parole, per Sechi, è necessario parlare finalmente con concretezza di "un nuovo modello di sviluppo che preveda la dismissione dei poligoni, la bonifica dei siti, i giusti risarcimenti per le popolazioni. La Sardegna, in altre parole, deve tornare ad essere una terra di pace nel Mediterraneo".
Giacomo Sanna, capogruppo del Psd'Az, ha ribadito la posizione del suo partito sulla necessità urgente di trovare soluzioni economiche alternative per i territori interessati dalle servitù militari. "Iniziamo a ragionare su cosa si può fare in alternativa alle esercitazioni militari, elaborando un modello economico alternativo che sostituisca e cancelli l'atteggiamento che le popolazioni hanno nei confronti dei militari, considerandoli una fonte di sostegno economico. Basta con la sindrome di Stoccolma - ha aggiunto Sanna - liberiamo le popolazioni dalla schiavitù psicologica nei confronti dei militari".
Giulio Steri, Udc-Fli, ha voluto confermare l'adesione totale e piena all'ordine del giorno condiviso dall'Aula nei mesi scorsi sulle servitù militari. "Quell'ordine del giorno tracciava una linea guida specifica alla giunta - ha sottolineato Steri - che andava nella direzione della diminuzione delle servitù militari nell'isola". Anche Steri, annunciando la propria posizione contraria alla mozione "perché già assorbita dal precedente ordine del giorno", ha sottolineato la necessità di individuare in tutta l'isola un'alternativa economica per le popolazioni che vivono grazie alla presenza dei militari.
Prima di dare la parola al capogruppo del Pdl Mario Diana, la presidente Lombardo ha annunciato all'Aula la disponibilità del presidente della Regione Ugo Cappellacci a riferire in Consiglio questo pomeriggio alle ore 16.30 in merito alla questione Tirrenia.
Nel suo intervento Mario Diana ha ribadito la posizione del suo gruppo sulle servitù militari espressa anche nella votazione dell'ordine del giorno approvato sul tema: "Noi non vogliamo le servitù militari a tutti i costi - ha chiarito Diana - ma non si può dopo poche settimane ripresentare una mozione sugli stessi argomenti senza che vi siano elementi di novità". Per quanto riguarda nello specifico il caso di Quirra, per Diana l'evacuazione del bestiame "è stata una cosa inopportuna, soprattutto quando si sa che i rischi di cui si parlava non sono accertati". Replicando alla posizione del consigliere del Pd Chicco Porcu, critico sulla tenuta della maggioranza, Diana ha specificato che "non c'è alcuna intenzione di abbandonare la barca per farla affondare. Pur con critiche e dialettiche interne - ha precisato il capogruppo del Pdl - noi abbiamo intenzione di arrivare al termine naturale della legislatura". Per Diana i cittadini non sono più disponibili ad accettare le diatribe partitiche: "In questo momento la Sardegna non ha bisogno di contrapposizioni - ha concluso facendo appello alla minoranza - se dimostriamo di meritare il ruolo che abbiamo, possiamo trovare una soluzione".
La presidente Claudia Lombardo ha quindi dato la parola Mario Bruno (capogruppo del Pd), il quale ha affermato come il tema in discussione sia quello delle servitù nel loro più ampio significato: ossia del rapporto tra lo Stato e la Regione, tra il presidente Cappellacci e il Governo Berlusconi. "Noi abbiamo 2000 pastori in piazza. E' passato un anno, avete prodotto una legge ma i risultati non ci sono". Bruno ha affrontato anche la questione della continuità territoriale, in particolare del caso Tirrenia, ma anche di quella aerea: "Devono essere garantiti i diritti dei sardi". Per il capogruppo del Pd "non riusciamo a fare passi avanti sulla materia: si annunciano ricorsi e non si mettono in pratica. In due anni è mezzo il tema delle servitù militari è scomparso dalla agenda politica di questo Esecutivo".
Parlando poi della mozione 134, Bruno ha affermato che il testo ha l'obiettivo di trasformare una situazione di crisi in opportunità: "Bisogna investire e chiedere allo Stato che faccia la sua parte. Ma per far questo è necessario un Governo regionale che affronti questo importante problema con il Consiglio dei Ministri. Serve un rapporto muscolare con lo Stato, basta con la diplomazia". Per l'esponente dell'opposizione la mozione contiene gli indirizzi per la Giunta su come agire e su quali siano i diritti da garantire. "Bisogna dirlo in maniera chiara e unitaria". Per Bruno: "La legislatura di centrodestra è fallita, bisogna stabilire la data per le nuove elezioni e nel frattempo affrontare le emergenze tra cui il bilancio".
Per la replica è intervenuto l'assessore degli Enti locali, Nicola Rassu, che ha evidenziato che soltanto un paio di settimane fa sono stati approvati due ordini del giorno sulle servitù militari. L'esponente dell'Esecutivo ha ribadito che ci sono 35mila ettari occupati da servitù militari, con 80 chilometri di coste inaccessibili. "Credo che la Giunta abbia già dimostrato che l'interessamento è totale, e credo che sia importante proseguire la discussione e confrontarsi con lo Stato per la dismissione del patrimonio immobiliare non necessario per gli usi militari e destinarli allo sviluppo del territorio. La Giunta - ha aggiunto l'assessore Rassu - non è stata inerte, anzi ha ottenuto dallo Stato il trasferimento del 90 per cento degli immobili destinati a usi militari". L'assessore Rassu ha poi elencato altri risultati ottenuti dalla Giunta regionale tra cui un aumento del contributo erogato dallo Stato che è passato da 13 milioni e 300mila euro a oltre 15 milioni, oltre agli indennizzi per i pescatori e, per la prima volta, non c’è stata alcuna esercitazione da giugno fino a settembre con oltre 30 giorni di pausa in più rispetto agli anni precedenti.
L'assessore Rassu ha anche ricordato l'istituzione dell'Osservatorio permanente per la valutazione dei rischi per la salute dei cittadini e ha auspicato un rapido ripristino degli habitat naturali. L'esponente dell'Esecutivo si è, inoltre, detto favorevole a una riduzione della presenza delle servitù militari in Sardegna. "Riteniamo che a breve sarà convocato dal presidente Cappellacci il Comitato misto paritetico per rivedere il disciplinare per le esercitazioni militari, con una contestuale verifica dei problemi ambientali, affinché tali esercitazioni si svolgano nella maniera meno invasiva per il territorio". L'assessore Rassu si è inoltre detto contrario agli allarmismi fino a quando non ci saranno i risultati dell'indagine disposta dall'Assessorato regionale della Sanità. Il rappresentante della Giunta ha, infine, proposto una convocazione ad hoc del Consiglio regionale, invitando a partecipare anche i parlamentari sardi, per affrontare il tema delle servitù militari in maniera esaustiva e per decidere, tutti insieme, come procedere per tutelare al meglio la Sardegna e i sardi.
Concluso l'intervento dell'assessore Rassu, il vicepresidente di turno, Michele Cossa (Riformatori sardi - Liberaldemocratici), ha dato la parola al consigliere Chicco Porcu (Pd), che ha chiesto una breve sospensione prima di replicare. La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, Porcu ha proposto di spostare il voto "di un eventuale ordine del giorno al pomeriggio", motivando la richiesta con il fatto che si tratti di una materia abbastanza complessa."E' necessario discutere la mozione n.134 - ha quindi continuato - per segnare uno stacco tra le vicende contingenti e una discussione più generale del peso della servitù militare in Sardegna". Senza questa distinzione si correrebbe infatti il rischio di dichiarare la necessità di una chiusura dei poligoni solo in relazione all'emergenza sanitaria, mentre, secondo il consigliere del Pd, "i poligoni si devono smantellare a prescindere". Porcu ha quindi ribadito che bisogna puntare a modelli economici alternativi, che ripartano dalle vocazioni locali dei territori oggi destinati ad aree militari. Infine, ha ricordato che nella mozione presentata oggi, a differenza della precedente, si chiede anche la sospensione, in via cautelativa, di ogni attività del poligono e di ogni sperimentazione "non quella addestrativa tout court, ma quella che implica esplosioni".
Il vicepresidente Cossa ha sospeso i lavori per convocare i capigruppo, che si dovranno esprimere sulla richiesta avanzata da Porcu. Alla ripresa, Cossa ha riferito che non esistono le condizioni per spostare il voto al pomeriggio, pertanto la mozione è stata messa in votazione. Adriano Salis (Idv) ha sottolineto "l'intangibilità del punto 1 all'ordine del giorno", che stabilisce la sospensione cautelativa delle esercitazioni militari nel territorio sardo. A sua volta, Porcu, dopo aver dichiarato il voto favorevole alla mozione, ha criticato l'atteggiamento rinunciatario della maggioranza. Precisando, nuovamente, che alcuni dei contenuti della mozione sono una novità rispetto all'odg precedentemente approvato. Come nel caso dello studio dell'impatto socio-economico"da riportare con attenzione sul tavolo di attuazione del federalismo fiscale". Carlo Sechi (Sel - Comunisti - Indipendentistas) ha espresso il voto favorevole del suo gruppo, precisando che la mozione in esame contiene "aspetti aggiuntivi rispetto ad altri provvedimenti approvati in quest'Aula. Prendiamo atto - ha concluso - che la tattica politica può dividere, nonostante i proclami di ritrovarci su cose importanti per la Sardegna".
La presidente Lombardo ha messo in votazione la mozione con voto elettronico palese. La mozione è stata respinta con 24 voti contrari, 22 favorevoli e 12 astenuti. I lavori riprenderanno questo pomeriggi alle ore 16.30 con l'intervento in Aula del presidente Cappellacci sul caso Tirrenia. Red.