Grande interesse e partecipazione, “iniziative del genere - ha detto l’assessore provinciale alla Cultura Giovanni Pileri - saranno ripetute nel tempo”.
Ieri un pubblico numeroso e attento ha decretato il successo in Provincia della proiezione del cortometraggio “Deu ci Sia”, ambientato negli stazzi galluresi, dedicato alla figura della fèmina agabbadora, che si pensa abbia operato un po’ in tutta la Sardegna fino agli anni ’50 del secolo scorso e che poneva fine al dolore delle persone vicine alla morte con un colpo di martello di olivastro, il cosiddetto “mazzolu”.
A presentare il cortometraggio oltre all’Assessore Giovanni Pileri e al collega alle Attività Produttive Gian Battista Conti , il consigliere provinciale Quirico Sanna, Clara Farina, attrice coprotagonista, Giovanna Tuffu, responsabile dell’Ufficio della Lingua Sarda provinciale e il regista, il piemontese Gianluigi Tarditi.
Prodotto dalla Ophir Production di Sassari, il cortometraggio ha un cast completamente sardo, tra gli interpreti Clara Murtas nella parte della “fèmina agabbadora”, Mario Olivieri, Clara Farina appunto, Daniele Meloni, Michele Carboni, Carla Orrù e Fabio Vannozzi.
La trama si snoda sul dramma di una famiglia sarda di fine Ottocento in cui la malattia del capofamiglia innesca una serie di dinamiche che si sviluppano intorno al letto del morente prima che compaia la figura dell’agabbadora che diventerà predominante.
Al capezzale del moribondo i familiari rievocano fatti e vicende delle quali il capofamiglia , a torto o a ragione si è reso protagonista, emerge il livore del fratello per una bugia relativa all’eredità, il malcontento dei figli per scelte subite e non condivise, fintanto che compare sulla scena la fèmina agabbadora, convocata dal figlio più giovane per porre fine alla lunga agonia del patriarca, che saluta con la frase “Deu ci Sia” , il titolo del film.
“E’ l’unico personaggio che nel corto, per mia precisa scelta, parla in sardo” , ha spiegato il regista Tarditi, tutti gli altri infatti parlano in italiano, compresa Clara Farina che della lingua madre ha fatto il suo codice comunicativo quasi esclusivo nella vita di tutti i giorni.
Il dibattito con il pubblico si è sviluppato a 360 gradi partendo dalle opinioni di chi ha sempre creduto appartenesse alla leggenda la figura di una donna che poneva fine alle sofferenze dei moribondi, passando a chi invece aveva la certezza, dai racconti degli antenati,della sua esistenza, a prescindere dall’attenzione letteraria e cinematografica sviluppatasi sul personaggio.
Il regista ha illustrato le varie fasi della lavorazione del corto (finanziato dalla Regione e dallo Stato), e le difficoltà incontrate. Molte delle attrezzature che hanno garantito l’elevata qualità della pellicola ad esempio sono giunte direttamente dalla penisola, la grande esperienza degli attori,i costumi e la scenografia poi hanno fatto il resto definendo un prodotto che per intensità e fedeltà al contesto storico dell’epoca, ha raccolto numerosi premi e riconoscimenti.
“Deu ci sia” infatti ha vinto il 1° luglio a Roma il prestigioso premio dell’Associazione Stampa Estera in Italia, il Globo d’oro 2011 per il miglior cortometraggio e ha rappresentato la Sardegna e l’Italia all’ultima edizione del New York Film Festival, l’unico corto italiano e uno dei pochi europei tra i nove che hanno partecipato.
“Deu Ci Sia” è stato presentato anche al Warsaw Film Festival (Polonia), e al Capalbio Cinema International Short Film Festival dove ha vinto il miglior premio per la regia e per la fotografia, al Fort Lauderdale International Film Festival (Florida), all’ Oaxaca International Independent Film and Video Festival (Messico), al Montpellier Mediterranean Film Festival (Francia), al Golden Lion Film Festival (Kingdom of Swaziland, Africa) ed al Bolzano Short Film Festival ottenendo un po’ ovunque diversi premi e riconoscimenti. Red-com