La crescita sarà quasi nulla nel 3° trimestre, dopo che nel 2° si è avuto un aumento dell'1,6% della produzione industriale, concentrato nella prima parte del periodo, che ha originato una temporanea accelerazione del Pil. E' quanto emerge da
Congiuntura Flash, analisi mensile del Centro studi di Confindustria.
A maggio le esportazioni italiane sono rimaste ferme: +0,1% in valore su aprile, dopo il +5,4% messo a segno a dicembre ad aprile (dati destagionalizzati). Rispetto ai mesi precedenti, le vendite nei mercati extra-UE sono arretrate (-1,0%) e quelle verso l'UE sono salite (+1,0%). L'export è aumentato dall'inizio della ripresa a un ritmo mensile superiore a quello tedesco: +1,6% contro +1,5%.
Tuttavia, resta del 4,0% sotto il picco pre-recessione (aprile 2008), mentre le esportazioni tedesche in maggio erano del 7,7% sopra il massimo precedente la crisi. La maggiore durata della caduta (minimo toccato nell'agosto 2009; in Germania nel maggio 2009) e la sua superiore intensità (-31,9% contro il -24,9% tedesco) spiegano il ritardo nella chiusura del gap. Non solo ma "le prospettive sono negative per i prossimi mesi. Il saldo dei giudizi delle imprese manifatturiere italiane sugli ordini dall'estero è in netta flessione: -17,4 in giugno, da -10,1 in aprile. Tendenza analoga, ma molto meno accentuata, denunciano le opinioni espresse dalle imprese tedesche: saldo a +10,3 in giugno, da +13,1 in aprile".
Il mercato del lavoro in Italia rimane debole: per Confindustria, "a maggio il tasso di disoccupazione è salito all'8,1% (+0,1 su aprile) e al 28,9% (+0,4) tra i giovani sotto i 25 anni" mentre le richieste di autorizzazione di CIG a giugno sono diminuite del 20,1% su maggio, più del doppio di quanto spiegato da fattori stagionali. Tuttavia, il bacino di lavoro assorbito dalla CIG sfiora le 340mila unità, livelli analoghi a quelli dell'autunno 2010.
Il ricorso a questo ammortizzatore è particolarmente ampio nei settori dove la produzione è ferma molto al di sotto dei livelli pre-recessione. A giugno la percentuale di imprese che si attendeva una riduzione del numero di addetti nei successivi tre mesi (17,5%) è tornata a essere superiore a quella di quante prevedevano un incremento (16,0%): un deterioramento che ricalca quello delle previsioni delle aziende sulle condizioni economiche in cui operano.
Quanto alla domanda interna italiana, essa "ristagna. Le condizioni per gli investimenti, valutate dagli imprenditori - continua Confindustria - sono peggiorate nel secondo trimestre: il saldo dei giudizi è sceso a -11,3 a fine giugno dal -9,0 di fine marzo. Appaiono meno favorevoli anche le valutazioni delle imprese sulle condizioni economiche generali nei mesi estivi. Perciò diventano più incerti i piani di acquisto di macchinari e attrezzature. I consumi risentono delle difficoltà occupazionali e della dinamica dei prezzi al consumo: vendite al dettaglio e immatricolazioni di auto hanno un profilo piatto".