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Summer school 2011, benvenuti ragazzi! La Provincia di Cagliari accoglie i figli degli emigrati sardi nel mondo

Hanno dai 18 ai 30 anni e provengono dall’America, Australia e centro Europa, ma nelle loro vene scorre sangue sardo. Sono i 30 partecipanti alla Summer school 2011, dedicata ai figli degli emigrati sardi nel mondo.

La Summer school 2011 prevede una permanenza di 11 giorni nella città di Cagliari. La mattina sarà dedicata alla conoscenza della lingua italiana su due livelli di preparazione differenti, la sera, invece, verranno organizzate iniziative socio-culturali. Tra queste attività giovedì 14 luglio, alle ore 17, presso la sala Consiliare di Palazzo Regio a Cagliari, il gruppo dei 30 ragazzi incontrerà l’assessore alle Politiche giovanili Marta Ecca e la Consulta provinciale dei giovani. L’incontro, nato dalla sinergia tra le diverse esperienze giovanili in provincia, permetterà di unire all’incontro istituzionale un confronto tra giovani che, sebbene figli della stessa terra d’origine, hanno vissuto esperienze diverse e lontane. Il progetto è realizzato dalla Filef (federazione italiana lavoratori e famiglie) per conto della Faes (federazione associazioni emigrati sardi). Il cordone ombelicale tra i sardi e la Sardegna è quindi costituito dai Circoli di emigrati che  sono distribuiti nei cinque continenti e svolgono un'azione di assistenza e valorizzazione della cultura e delle risorse umane e professionali dei sardi emigrati. “È proprio l’attività dei Circoli ad essere uno degli obiettivi di questa Summer school - ha detto Jan Lai,  presidente Filef - dopo questi 10 giorni i giovani saranno in grado di rinnovare e migliorare la loro attività nei paesi in cui vivono”.

Per l’assessore provinciale alle Politiche giovanili, Marta Ecca, “è importante che si spalanchino le braccia e che la Provincia di Cagliari apra letteralmente le porte dei suoi palazzi tenendo fede all’antico proverbio sull’ospitalità sarda “Sa domu est pitica, su coru est mannu”, promuovendo un momento d’incontro cosi importante fra i giovani del nostro territorio e coloro che, anche se lontani, condividono la nostra identità”. “L’unicità, l’ospitalità e la volontà di dare una chiave di lettura positiva alle diversità – ha concluso l’assessore - sono aspetti positivi del nostro patrimonio genetico, prima ancora che storico e culturale, quindi ben venga ritrovarsi negli occhi e nei racconti di vita altrui, cosi come nelle comuni origini di coloro che, ancora giovani, hanno il dovere di custodire e tramandare questo ricco patrimonio sardo, più unico che raro”. Red