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Il ruolo dell’educatore professionale

Un seminario per fare il punto sulla professione dell’educatore professionale a 17 anni dalla sua istituzione in Sardegna e condividere con i colleghi le proprie esperienze.

Il seminario “Ragionando sui metodi”, organizzato sabato mattina nella sala convegni della palazzina H nell’ex ospedale psichiatrico di Rizzeddu, è stato quindi l’occasione per tracciare un bilancio e una valutazione sulle esperienze e sui diversi contesti nei quali operano gli educatori professionali. L’appuntamento è stato anche momento di approfondimento dei temi riabilitativi e educativi della salute mentale.

L’incontro, che ha visto come moderatore del dibattito Vito La Spina coordinatore dei servizi del Dipartimento di salute mentale, ha consentito agli operatori del settore di ragionare sui metodi e sulle prassi consolidate e sperimentate in questi anni. Ha permesso poi una riflessione di prospettiva sulla professione dell’educatore in Sardegna.

Ad aprire i lavori è stato Francesco Crisafulli, dell’Associazione nazionale educatori professionali (Anep), che nel suo intervento ha descritto il profilo professionale dell’educatore per arrivare sino alla sua “core competence”. Ha quindi disegnato un quadro chiaro dell’apporto che tale figura può dare ai servizi che si occupano di persone con disagio e patologia a rischio di esclusione sociale.

È stata quindi Rita Bellu, presidente dell’Anep Sardegna, a parlare dell’esperienza dell’educatore professionale in Sardegna attraverso la storia, gli ambiti di competenze e interazioni con altri ruoli professionali. È stato quindi proiettato un breve videoclip sul ruolo della figura professionale, mentre Giovanni Casula, referente dell’Anep Salute mentale Sardegna, ha illustrato dove operano e cosa fanno gli educatori nella nostra regione.

A Luisella Maltana, educatrice professionale dell’Asl di Sassari, è stato invece dato il compito finale di descrivere la situazione all’interno dell’azienda sanitaria del nord ovest della Sardegna dove la figura professionale si affaccia a partire dal 1996.

L’educatore lavora prima nelle comunità protette che si creano dalla chiusura dell’ex ospedale psichiatrico di Rizzeddu in attività terapeutico riabilitative, contribuendo alla realizzazione di laboratori teatrali, di arte terapia, ceramica, falegnameria e musicali. L’educatore si sposta quindi ad Alghero nei Csm. «A partire dal 2010 – ha detto Luisella Maltana – l’Asl ha assunto dieci figure di educatore professionali: 3 per il Csm di Via Amendola, 3 per il Csm di Via Sennori, 2 per il Csm di Alghero e altri 2 per quello di Ozieri».

In questo anno sono 355 gli utenti presi in carico, 3651 gli interventi domiciliari e 50 le borse lavoro attivate a favore degli utenti. «Il nostro compito è quello di scavare, educare e tirare fuori le risorse delle persone – ha detto Luisella Maltana – il cuore della nostra azione è la relazione con l’utente. E l’intervento domiciliare consente la conoscenza della persona che l’educatore segue, offre sostegno ai suoi bisogni senza sostituirsi a esso. Allora – ha concluso l’educatrice professionale – dobbiamo dare valore alla persona migliorandone la qualità di vita». Red-com

 

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