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“Baroni In Laguna” appunti sul medioevo in un angolo d’Italia a metà del 20° secolo.

Un leggio esile, un microfono nudo sullo stelo di un’asta, come in una televisione degli anni sessanta. La sobrietà del nero e di una voce che racconta, vive, esplode accarezza e a volte si rompe nelle emozioni racchiuse nel testo.

È padrone della scena il testo, reso in adattamento asciutto che, pur contenendo tutti i significati, le analisi, i giudizi e le vicende che Giuseppe Fiori include nella sua inchiesta, privilegia, ricreandole davanti al pubblico, le atmosfere e le emozioni le lacerazioni così abilmente descritte dall’autore.

Il fluire della voce dell’interprete , posta ad assoluto servizio del senso, si alterna, creando brevi squarci nel tempo, con le immagini  autentiche di quegli anni e la voce un bambino d’allora,  che raccontano il mondo dello stagno e della peschiera, la ricchezza dei padroni, la povertà dei pescatori e i soprusi degli “zeraccos”.

Dialogano e si fondono in modo essenziale con la storia di questa rivolta esplosa cinquant’anni fa, le note d’una chitarra elettrica che, utilizzando l’assoluta modernità dei suoni creati da una “pedal board “ si unisce alla “voce” aspra del sassofono nel racchiudere, sottolineare ed accrescere la forza del dello spettacolo. Com