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La Camera dice no all’abolizione delle Province

Le province non si toccano. Grazie alla convergenza dei voti di Pdl e Lega e con la determinante astensione del Partito democratico (sul quale sicuramente nei prossimi giorni si abbatterò l'ira dei suoi simpatizzanti e certamente nei prossimi sondaggi questo mancato coraggio, gli costerà qualche punto), l'Aula della Camera affossa la proposta di legge costituzionale dell'Italia dei Valori per la loro eliminazione. 

Ma la bocciatura, che arriva in coincidenza con le polemiche sul rinvio alla prossima legislatura dei tagli ai costi della politica, scatena la polemica all'interno delle opposizioni, visto che non solo il partito di Antonio Di Pietro ma anche il Terzo Polo ha votato a favore dell'abolizione delle province e il Pd si e' ritrovato da solo a meta' del guado. 

La Camera ha subito respinto il mantenimento del primo articolo del testo, che cancellava con un tratto di penna le parole "le province" dal Titolo V della Costituzione (225 i voti contrari, 83 quelli a favore, 240 gli astenuti). A quel punto, il relatore Donato Bruno ha chiesto il rinvio del testo in commissione. D'accordissimo il ministro Roberto Calderoli. Per l'esponente leghista "molte province devono essere effettivamente riviste e soppresse", ma per farlo e' necessario "l'abbinamento fra una riforma costituzionale e una legge ordinaria". 

La linea dell'astensione del Pd e' stata un punto di mediazione raggiunto dopo un serrato dibattito interno. In assemblea, da una parte c'era chi, come Veltroni e Bindi, voleva eliminare le province per tagliare i costi della politica ; e, dall'altra, chi difendeva la posizione storica del partito, che vuole una riduzione delle province ma non una loro abolizione 'tout court'. In aula il capogruppo Dario Franceschini ha illustrato la posizione dei democratici e accusato Di Pietro di volere un voto "non utile per la politica ma solo per andare sui giornali" 

Ma Di Pietro ha deciso di andare comunque alla conta. "Vogliamo un voto per capire chi ha il coraggio di passare dalle parole ai fatti", ha detto in aperta polemica con il Pd. Poi, incassata la sconfitta, ha commentato con amarezza il risultato: "Si e' verificato un tradimento generalizzato degli impegni e dei programmi elettorali fatti da destra a sinistra. In aula si e' verificata una maggioranza trasversale: la maggioranza della 'casta'. Mi dispiace molto perche' il Pd ha perso l'occasione per fare una cosa saggia, visto che se avessero votato a favore il governo sarebbe andato in minoranza".

Anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, non ha avuto parole tenere per il Pd : "Si e' persa un'occasione", ha detto Casini preannunciando una nuova proposta di legge del Terzo Polo. 

Il Pd ha risposto con un irritato Pier Luigi Bersani: "Non ci facciano, per favore, tirate demagogiche: noi abbiamo una nostra proposta che prevede di ridurre e accorpare le Province ma bisogna anche dire come si fa, perche' le Province gestiscono un certo numero di cose importanti, come ad esempio i permessi per l'urbanistica". Un certo imbarazzo si coglie anche nella Lega, che ha rilanciato preannunciando con Calderoli l'arrivo di un disegno di legge che dimezzera' il numero dei parlamentari e dara' vita al Senato federale.