Alla fine quello che mette tutti d'accordo è il rinvio al 2013 dei tagli consistenti: la 'spalmatura' sui diversi anni degli interventi della manovra presentata da Giulio Tremonti fa siglare la tregua tra i ministri pidiellini.
Ma a tenere alta la tensione ci pensa la Lega. Umberto Bossi non parla durante i vertici, ma fuori avverte: "Il rischio" per il Governo "c'è fin quando non è passata la manovra, su cui bisogna lavorarci ancora". Tradotto, spiega un dirigente leghista, "vuol dire che vogliamo vedere bene i numeri, e leggere nero su bianco gli impegni finora promessi solo a parole".
Ma che il primo round si sia chiuso con la soddisfazione di tutti lo testimonia la stretta di mano e l'incontro faccia a faccia tra il superministro dell'Economia e il suo 'grande accusatore' Guido Crosetto, soddisfatto dell'esito del vertice: "Ora posso andare in vacanza in Afghanistan...", chiosa con una battuta. Alla fine, Tremonti porta a casa l'ok al "pacchetto unico" dei vari anni di intervento, una riforma fiscale che sarà a saldo zero, come ammettono Bossi e Frattini: "Sarà una rimodulazione, non una diminuzione". E forse anche, dicono i boatos di Montecitorio, la nomina del 'suo' candidato Vittorio Grilli a Bankitalia.
Dall'altro lato, i ministri ottengono il 'riconoscimento' da parte del superministro ("Mai visto Tremonti così dialogante", è la versione unanime) e quella "collegialità" nelle decisioni da sempre rivendicata, che si concretizza nella limitazione dei poteri di intervento di via XX Settembre: in pratica, se un ministro non dovesse riuscire a stare nel budget fissato dall'Economia, Tremonti potrà sì presentare la sua controproposta per restare nei limiti, ma questa - prima di poter essere applicata - dovrà essere discussa e approvata "collegialmente" nel Consiglio dei Ministri. Finora, invece, era direttamente il Tesoro che interveniva d'imperio sul ministro inadempiente. Ma soprattutto, la mannaia sui bilanci calerà davvero solo a valere dal 2013, e da qui al prossimo anno, osserva un ministro, "dovrà passare ancora tanta acqua sotto i ponti". E cioè "non è detto che non si vada a votare in primavera", oppure "potremmo intercettare la ripresa economica ed essere costretti a interventi meno pesanti".
Intanto, i ministri e i gruppi di maggioranza avranno 48 ore per studiare le carte che oggi, con un inedito assoluto, Tremonti gli ha consegnato, accompagnando il gesto con un'apertura nel merito: "Sono aperto ai vostri suggerimenti". Un lasso di tempo, quello che separa dal Cdm previsto per giovedì pomeriggio, in cui qualche modifica potrà essere apportata, anche se "marginale", riconoscono le parti in causa. Ma che si sia raggiunta una tregua lo dimostrano anche le parole di Giancarlo Galan, uno de ministri più critici verso Tremonti, che dopo la riunione 'tecnica' di stasera si spinge ad un "cauto ottimismo" sui fondi per la cultura.
L'unica incognita resta dunque la Lega. Bossi tiene alta la tensione, i suoi fanno sapere che le carte verranno studiate con attenzione e che si verificherà la corrispondenza tra gli impegni presi a parole (la revisione del patto di stabilità interno a favore degli enti locali virtuosi e nessun intervento sulle pensioni) e la certezza dei testi scritti. Così come il Carroccio continua a chiedere un intervento più deciso sui costi della politica e una maggiore selezione delle voci di "spesa inutile e assistenziale" su cui si può intervenire. Ma i toni belligeranti con cui si era chiusa la riunione di ieri in via Bellerio per ora sembrano accantonati