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Il presidente della provincia di Cagliari Graziano Milia presenta gli esposti all’UE e all’autorità garante della concorrenza.

Domani, giovedì 30 giugno, alle 15.30, a Bruxelles, presso il Comitato delle Regioni – Sala JDE60 – in Rue Belliard 99-101, nel corso di una conferenza stampa verrà presentato un esposto contro presunte pratiche commerciali sleali ed anticoncorrenziali di alcuni operatori economici, a detrimento degli interessi economici dei pastori produttori di latte che operano in Sardegna, presentato dalla Provincia di Cagliari presso la Commissione Europea e l'Autorità Generale della Concorrenza e del Mercato.

La Provincia, nel ritenere che la pastorizia costituisca parte rilevante della propria storia e tessuto economico-produttivo, ha così deciso di tutelare gli interessi di questa categoria produttiva dinanzi alle autorità preposte al controllo della concorrenza e del mercato. Le distinte iniziative sono basate su identici rilievi giuridici ed economici di diritto della concorrenza dell'UE (Pratiche commerciali/intese restrittive della concorrenza e fissazione abusiva del prezzo di un prodotto – art. 101-102 del Trattato UE). Il crollo del prezzo del latte in Sardegna corrisposto ai pastori è un fenomeno che si avverte anche in altri Paesi UE, tuttavia la Provincia ritiene che il potere contrattuale dei pastori e delle cooperative del latte sia troppo debole e che si possa profilare un caso di abuso di posizione dominante sul mercato di alcuni operatori economici (acquirenti del latte e trasformatori) che concorderebbero in maniera abusiva ed anticoncorrenziale ed imporrebbero "de facto" ai pastori e alle cooperative un prezzo per litro di latte al ribasso, in palese violazione delle norme UE antitrust.

La Provincia ritiene che tale iniziativa sia necessaria al fine di sollevare con decisione una delle cause principali dell'attuale crisi del settore della pastorizia in Sardegna e dell'attuale prezzo del latte/litro, che è diminuito notevolmente negli ultimi anni nonostante i costi di produzione siano invece aumentati a causa della crisi economico-finanziaria e relativo impatto sul settore pastorale, come riconosciuto anche dalla stessa Commissione Europea. Red.