Giampaolo Diana, del Pd, afferma di essere orientato all’astensione. Conosco bene la situazione, ha ricordato, perché alcuni anni fa in Sardegna erano quasi 12.000 i lavoratori da stabilizzare, la maggior parte dei quali impiegati nelle amministrazioni locali e localizzati prevalentemente nel Sulcis. Nessuno, ha continuato, vuole “penalizzare i destinatari delle norme. Non da oggi abbiamo lavorato per le stabilizzazioni, e oggi non saremmo a questo punto se non si fosse fatto un lavoro importante. Alcuni interrogativi, però, restano e “se la giunta dovesse fornire alcune spiegazioni, si potrebbe cambiare opinione”. Diana, in altre parole, non ha fiducia sulla delega in bianco alla giunta, dato che le soluzioni si potevano trovare anche prima. “Le persone da stabilizzare, si è chiesto, come raggiungeranno questo traguardo? Come saranno utilizzate le società in house? Con quali criteri transiteranno da queste società alle amministrazioni locali? Chiede, di conseguenza, al presidente del consiglio e della giunta “se un consigliere regionale può sapere quali sono gli strumenti che saranno utilizzati per stabilizzare quei lavoratori.
Per Maninchedda (Psd’Az) si può parlare di tutto, ma nel precariato è sbagliato sollevare una tensione di questo tipo, sembra si voglia dare ragione ad una infelicissima espressione di un Ministro della Repubblica. Abbiamo approvato alcune cose che vanno in direzione diversa, per sanare una situazione molto complessa su cui era necessario intervenire con strumenti possibili. Soffermandosi sui temi più generali, afferma che le riforme strutturali passano attraverso certe soglie di consenso e, in particolare, per fare le riforme in consiglio regionale occorre una soglia di consenso alta, libera dai condizionamento della politica italiana. Maninchedda ha ribadito successivamente che, a suo giudizio, la legislatura è esangue, siamo afflitti dal lobbismo in maniera parossistica, da un atteggiamento che ci separa dalla realtà. Il mondo è cambiato, forse dobbiamo sintonizzarci. Ricorda infine di essersi assunto sempre le proprie responsabilità nella precedente e in questa legislatura e si dichiara convinto che in Sardegna non succederà mai nulla finchè sarà clonata la politica italiana, e ciò vale sia per il Pdl che per il Pd.
A nome del Pdl, Pietro Pittalis si è dispiaciuto dell’assenza di Soru, che ha tutti i cugini disoccupati anche se poi, per fortuna, ora una cugina ha trovato occupazione nella giunta Zedda. Poi ha raccontato di aver offerto un lavoro ad un privato che ha rifiutato la sua proposta per accettare un impiego pubblico: forse ha scelto il male minore”. E’ sbagliato, sostiene, “dare lezioni a tutti, come se non si conoscessero certe realtà imprenditoriali. Noi vogliamo affrontare il problema del precariato e del lavoro, problema che tocca da vicino molte persone; quindi è opportuno abbassare i toni e lasciamo stare il tifo da stadio”. Per affrontare la questione, ha continuato, “bisogna capire cosa genera il precariato, cercando di eliminare le cause e non rincorrere gli effetti”. Dal punto di vista politico generale ha sottolineato che “il centro destra ha i suoi problemi e superare di slancio questo banco di prova in una legislatura che deve arrivare a scadenza naturale perché, pur in presenza di una crisi devastante e di forti rigidità di bilancio, il Pdl ha fatto la sua parte”. Andare tutti a casa? Chi vuole se ne vada, ha affermato Pittalis. “Noi sosteniamo il piano del lavoro da 400 milioni della giunta perché vogliamo che quelle risorse vengano spese. Ognuno può avere suoi disegni politici ma non ci appartengono. Ragioniamo con la nostra testa e crediamo nella logica dell’alternanza; la maggioranza, al momento opportuno, sarà sottoposta al giudizio degli elettori”.
Luciano Uras, capogruppo di Sel-Comunisti-Indipendentistas è intervenuto per annunciare il proprio voto favorevole all’articolo 27 quater. Dopo un excursus sulla vicenda dei lavoratori socialmente utili, Uras ha definito quella scelta come “un periodo prolungato di parcheggio”. Uras si è concentrato sull’esempio del master and back come uno strumento “che avrebbe richiesto un minimo di sperimentazione”. “Sul master and back abbiamo promosso la formazione all’estero di giovani studenti prescindendo dalle condizioni economiche e dai meriti. Ci sono delle università che per poter essere frequentate necessitano di spese come quelle per l’acquisto di una casa in centro storico a Cagliari”. Uras ha dato le cifre: dal 2005 a oggi l’importo complessivo stanziato è di circa 200 milioni di euro, 1146 giovani hanno partecipato al back e, secondo Uras, alla formazione spesso non è seguito il percorso di rientro “perché i ragazzi sono rimasti nei luoghi dove hanno studiato, hanno trovato un’occupazione, di conseguenza noi formiamo giovani che poi stanno via dalla Sardegna e paghiamo con i nostri soldi l’incremento di competitività di altri sistemi e di altre regioni”. Per il capogruppo di Sel sarebbe utile ragionare sugli effetti degli strumenti posti in essere, con i numeri alla mano.
Pierpaolo Vargiu, Riformatori sardi-Liberaldemocratici, ha voluto accogliere l’invito rivolto questa mattina all’Aula dal relatore Paolo Maninchedda: “Il precariato ha tante implicazioni sul futuro della Sardegna che è difficile restare nel seminato. Noi vorremmo andare verso le politiche delle soluzioni che non delle parole. E’ ora di passare dalla fase di bipolarismo muscolare a quella del bipolarismo liberale. In quest’Aula si possono fare cose che rappresentino valori condivisi. Stabiliamo le cose che si possono fare insieme abbandonando posizioni ideologiche”.
Nel suo breve intervento il consigliere del Pd Giampaolo Diana ha annunciato il voto di astensione del suo gruppo ma non perché contrario al principio, “il Pd vuole stabilizzare i lavoratori socialmente utili”, ma perché non sono state chiarite, a parere di Diana, le modalità e l’organizzazione delle società in house.
Annunciando il suo voto favorevole, Mario Diana (capogruppo Pdl) si è detto meravigliato per i toni utilizzati nel suo intervento Gianpaolo Diana. “Per risolvere la situazione dei tanti lavoratori socialmente utili in Sardegna la Giunta ha impegnato 52 milioni di euro nel Piano per il lavoro”. Voto di astensione è stato annunciato dall’on. Gian Valerio Sanna perché “questa non è una norma generale e astratta”. E ha aggiunto: “Con questa norma non state risolvendo il problema del precariato, perché state stanziando soldi a favore degli enti, che hanno in carico questi lavoratori, affinché li tengano. Quindi questi lavoratori restano dei precari e non avete risolto alcun problema”. L’articolo, messo in votazione dalla presidente Lombardo, è stato approvato (44 favorevoli, 23 astenuti).
La presidente Lombardo ha aperto la discussione sull’emendamento aggiuntivo 55 (Manca e più) all’articolo 27 quater, che prevede la prosecuzione degli interventi relativi all’Azione 1 (Terre pubbliche) e all’Azione 2 (Bosco) di cui all’art. 27, comma 5 della Legge regionale 4 dell’11 maggio 2006. Il primo firmatario, on. Gavino Manca (Pd), nel suo intervento, ha affermato che quanto stabilito nell’emendamento è un impegno assunto nelle due precedenti Finanziarie traslato di anno in anno per arrivare a un punto d’arrivo. “Sono disponibile al ritiro se avrò dall’assessore La Spisa l’assicurazione che sarà rifinanziato, perché è importante per l’occupazione, con progetti immediatamente finanziabili”. L’assessore del Bilancio, Giorgio La Spisa, ha confermato l’impegno della Giunta a inserirlo nel piano per il lavoro. L’on. Manca ha quindi ritirato l’emendamento.
Si è quindi arrivati alla discussione sull’articolo 27 quinquies, riguardante disposizioni a favore delle cooperative di giornalisti disoccupati o in cassa integrazione o mobilità.
Gianvalerio Sanna (PD) ha spiegato di aver presentato un emendamento che dà un senso diverso a questo articolo. “Trovo inutile favorire le cooperative”, ha affermato, “strumento e veicolo di grandi potentati editoriali per ottenere le agevolazioni finanziarie. La nostra proposta mira a trasformare questo strumento, abbinando il contributo al giornalista e non alla coop, assegnandolo alla professionalità dei migliori e non ai potentati economico-editoriali. Il problema dell’informazione pulita e oggettiva”, ha aggiunto, “interessa tutti. Serve quindi una formula diversa, legata alle singola capacità e all’indipendenza dell’informazione. Vorrei fare alcune precisazioni sugli interventi dei colleghi Maninchedda e Vargiu:la legislatura è inutile, senza una linea chiara, e mette insieme tutto e il suo contrario. L’azione politica deve essere dinamica e non statica. Se vogliamo costruire la politica del domanidobbiamo essere dinamici, anche andando contro le certezze acquisite, perfino senza ordini di scuderia. La fatica della democrazia non può essere sostituibile da nessun sistema elettorale, meno che mai dall’elezione diretta del Presidente della Regione”.
Paolo Maninchedda (Psd’az) è intervenuto affermando che il merito dell’articolo deriva da una richiesta esplicita dell’Associazione della Stampa, per equiparare i cassintegrati dell’informazione ad altri cassintegrati di altri settori, per il reinserimento occupazionale. “Tuttavia, il contenuto dell’emendamento presentato dall’on. Sanna ha messo in moto un meccanismo, perché anche l’Inpgi deve ora adottare una delibera simile all’Inps, per alcuni benefici post licenziamento, quindi un sistema di norme integrate per i giornalisti. Rispondo anche al collega Pittalis”, ha quindi aggiunto l’on. Maninchedda, “è la quinta volta che mi attacca. Mi astengo da valutazioni tranchant. Ma se cerca una interlocuzione con me, la accolgo. Qui non è in gioco quanto è stato fatto, o quanto ho fatto io. Sui cassintegrati non c’era alcune legge e l’ho fatta io. Poi ho introdotto i cantieri verdi, la possibilità per l’assessorato alla pubblica istruzione di derogare a norme nazionali, i piani di formazione ed altro ancora. Io sono un consigliere regionale leale con la Sardegna, non con un partito. Non è velleitario pensare che ai sardi serva altro. Sulle vicende della flotta sarda, del nucleare, del Patto di stabilità, noi sardisti abbiamo fatto i passi in solitudine e abbiamo avuto ragione. Per il proseguo della legislatura deve essere chiaro cosa dobbiamo fare e cosa è realmente utile per la Sardegna. Il Pdl deve dire qual è il suo orizzonte politico in Sardegna, ma lo deve dire chiaramente. La politica non è un giochino tra le parti”.
Ha poi preso la parola Mario Bruno (PD) affermando che questo articolo del Collegato è stato introdotto dopo un’audizione in Commissione dell’Assostampa. “Un tema importante quello dei giornalisti precari e disoccupati. E merita attenzione”, ha aggiunto, “anche l’emendamento presentato dall’on. Sanna. Non ho un giudizio negativo sulle coop di giornalisti, ma l’emendamento amplia il campo. Nel proseguo della discussione andremo ad affrontare temi veramente importanti, come Quirra, Abbanoa, gli scali sardi. Entreremo nel merito delle cose. Ma io penso sempre anche alle riforme, alla sanità, alle politiche per lo sviluppo, temi qui quali si può aprire un tavolo di discussione. Occorre una svolta per affrontare la drammatica situazione della Sardegna, con una sorta di time-out. Altrimenti si naviga a vista e si continua nell’agonia. Se questo Collegato, in gran parte inutile, servisse come apripista di questo nuovo atteggiamento, sarebbe già qualcosa. Ma prendiamo atto che questa legislatura ha già esaurito la sua funzione”.
Si passa quindi all’esame dell’emendamento n° 159 (contributo di 900.000 nelle annualità 2011-2013, sotto forma di borse lavoro per assunzioni a tempo indeterminato, a favore di giornalisti in cassa integrazione o mobilità, anche associati in cooperativa, che intendano dare vita a nuove iniziative editoriali)
Mario Bruno, capogruppo del Pd, annuncia il voto favorevole.
Per Franco Cuccureddu (Misto), si tratta di una “materia delicatissima, anche perché la storia del finanziamento pubblico e nuove attività editoriali è costellata da tanti fallimenti, per poligrafici e giornalisti”. Nello specifico, con le risorse a disposizione si potrebbero finanziare tre iniziative due delle quali, peraltro, già in itinere. L’On. Cuccureddu, secondo il quale “ogni moralismo è fuori luogo” si dichiara tendenzialmente contrario “al sostegno di iniziative destinate al fallimento e soprattutto a finanziare Rai ed altre società editoriali presenti con posizione dominante sul mercato”. Annuncia il voto a favore per l’articolo, e quello contrario all’emendamento.
Luciano Uras (Sel-Comunisti-Indipendentistas) chiede una breve sospensione della seduta.
Alla ripresa dei lavori Gianvalerio Sanna, del Pd, chiede di eliminare l’ultimo periodo riguardante la quantificazione risorse finanziarie.
La Presidente Lombardo mette quindi in votazione l’emendamento n° 159 con il seguente esito: favorevoli 19, contrari 45, astenuti 4. Il consiglio non approva. Si passa successivamente alla votazione dell’articolo.
Il capogruppo del Pdl Mario Diana, formula oralmente una proposta di emendamento che, al termine di una breve sospensione, non viene accolta dall’aula.
Si procede dunque alla votazione dell’art. 25 quinquies con il seguente esito: favorevoli 26, contrari 24, astenuti 17. Il consiglio approva.
Franco Cuccureddu, gruppo Misto, è poi intervenuto per ritirare l’emendamento 261. Approvato invece all’unanimità (68 voti a favore e 2 astenuti) l’emendamento 154 primo firmatario il capogruppo di Sel-Comunisti-Indipendentistas Luciano Uras che vincola la diffusione di pubblicità istituzionale nelle testate giornalistiche o nelle emittenti radiotelevisive all'applicazione degli oneri contrattuali e previdenziali per i lavoratori impiegati. Bocciato invece il 277.
La presidente Lombardo ha poi messo in votazione l’articolo 27 sexies (disposizioni in merito alla distribuzione di farmaci e di erogazioni di servizi da parte delle farmacie), che è stato approvato.
Dopo aver aperto la discussione generale sull’articolo 27 septies, la presidente Lombardo ha dato la parola al consigliere del Pd Gian Valerio Sanna che ha voluto spiegare la natura del comma 4 dell’articolo, da lui voluto, pur chiedendo la votazione per parti dell’articolo e chiedendo il voto contrario sullo stesso comma 4 e annunciando la sua astensione per correlazione. Il comma riguarda il trattamento contributivo dei dipendenti dell’amministrazione regionale chiamati a ricoprire un incarico pubblico. Per Sanna la delibera del direttore generale dell’assessorato agli Affari generali, chiedendo a questi dipendenti di pagare personalmente i propri oneri contributivi per la durata della carica, è contraria ai pareri dati dall’Inpdap. Con l’inserimento del comma 4 Sanna ha quindi voluto trovare una soluzione alla situazione. “Il diritto sancito dal nostro Statuto in merito a questo tema è quello della non discriminazione”.
Nel suo intervento il collega di partito Chicco Porcu si è soffermato ancora sul carattere omnibus del Collegato, stigmatizzando che all’interno del documento siano state inserite tematiche tra le più varie e le più vaste.
Per Renato Lai (Pdl) il comma 5 cerca di risolvere un problema di grande rilevanza, ossia “lo squilibrio esistente in molte area per quanto riguarda il numero posti letto per garantire il diritto alla salute”. L’esponente della maggioranza ha poi illustrato i dati: “Il rapporto posti letto per ogni mille abitanti nella Asl di Olbia è di 1,7. Un dato intollerabile che evidenzia inadeguatezza del servizio offerto. Un’inadeguatezza che si intende superare anche l’autorizzazione all’apertura dell’ospedale San Raffaele in Gallura, con relativo incremento posti letto nella struttura pubblica. Riteniamo che sia un intervento necessario per garantire l’assistenza sanitaria minima e tutelare il diritto alla salute. Ritengo, inoltre, - ha aggiunto l’on. Lai riferendosi agli emendamenti presentati - che il testo, così come scritto, mi sembra corretto e giusto così da agire sia sull’offerta di posti letto del privato e sia su quella del pubblico”.
Critico Marco Espa (Pd) che ha evidenziato come ancora non sia stata approvato in Commissione il Piano sanitario regionale a causa di divergenze all’interno della maggioranza. “Credo che questo articolo per la vostra maggioranza sia imbarazzante, perché cerca uno strumento per accreditare il San Raffaele. Io non posso votare a favore del comma 5, non per motivi politici, ma perché non c’è chiarezza, c’è troppa discrezionalità e può sconfinare nell’arbitrio. I nostri emendamenti cercano di dare nomi ai centri a cui è riferito, tra cui Olbia e San Gavino. Bisogna approvare il Piano sanitario, non mettere pezze, diversamente lasciamo la legge 10”.
“Noi Riformatori abbiamo presentato due emendamenti – ha affermato Franco Meloni (Riformatori sardi – Liberaldemocratici) che probabilmente ritireremo forse se la Giunta ce lo chiederà. Emendamenti che vogliono solo il rispetto formale delle norme vigenti. Vorrei spiegare che una struttura, per essere accreditata deve essere prima autorizzata, per essere autorizzata deve essere finita e si deve quindi sapere di cosa si occuperà. Così come è il comma della legge è inapplicabile. Sono favorevole al San Raffaele, però tutto questo deve essere portato avanti in modo corretto, ci vuole il Piano sanitario regionale e, in particolare, la parte che è stata eliminata, ossia quella che riguarda il riordino della rete ospedaliera della Sardegna e non del Piemonte, per sapere come distribuire i posti letto”. L’on. Meloni ha anche affermato: “La spesa sanitaria, nel triennio, è già aumentata del 5-6 per cento l’anno senza dare servizi. Credo che accogliendo il nostro emendamento, con un semplice passaggio in Commissione, si possa avviare il riordino della rete ospedaliera”.
Franco Sabatini (PD) ha chiesto la riammissione di tre emendamenti, in via straordinaria, relativi ad opere pubbliche importanti, cassate in precedenza. “Si tratta di 16 milioni di euro per viabilità, pronti ad essere appaltati, che altrimenti andrebbero de finanziati”.
Nella risposta, la Presidente Lombardo, ha spiegato che non si possono riammettere, ma andranno alla seconda parte del Collegato. “Altri colleghi avevano già chiesto, onorevole, perciò non è possibile”.
Giorgio Locci (PDL) ha voluto effettuare alcune precisazioni rispetto all’intervento dell’on. Espa, rispetto al piano di riordino della rete ospedaliera e al Piano Sanitario Regionale. “Questo comma è nato dopo un’articolata discussione tra tutti i gruppi, ed è appositamente generica, per essere applicabile anche al San Raffaele, dopo un’interlocuzione con opposizione, tra l’altro. Ricordo che se non c’è il PSR è per colpa della precedente Giunta. Oggi applichiamo le linee guida nazionali, in assenza di PSR. Il Piano di riordino della rete ospedaliera arriverà a breve. Detto questo, si può approvare il comma senza stravolgerlo”.
Per Elia Corda (PD) questo collegato contiene di tutto. “è indicativo di un modo scoordinato di governare, che vale anche per il PSR. Voglio però cogliere un aspetto che ritengo positivo. Il comma 5 è stato uno dei pochi meritevoli e compatibili con gli obiettivi del Collegato stesso. Non date la colpa agli altri se non riuscite ad approvare il PSR. In due anni e mezzo avreste avuto tutto il tempo. Ma tornando al comma 5, ci sono dei correttivi da apportare, ma si evince lo sforzo di porre rimedio a una situazione insostenibile. Basti pensare”, ha aggiunto, “alla percentuale limitata dei ricoveri nel territorio della Gallura, molto bassi. Oltre al disagio per i cittadini, vi sono anche costi elevati. Nelle more dell’approvazione del PSR, è doveroso che il Consiglio non resti insensibile rispetto ai gravi problemi dei territori. Condivido inoltre le preoccupazioni di Meloni. Credo certamente che si possano fare alcune modifiche migliorative al comma 5, sul quale c’è anche un emendamento del gruppo Pd”.
Roberto Capelli (Misto) rileva che “tutti hanno dato un nome a questo comma anche se non c’è scritto del S. Raffaele di Olbia e del suo accreditamento”. Capelli è comunque dell’avviso che la struttura debba diventare una grande realtà della nostra isola. Quanto al suo dimensionamento, ricorda che l’allora Assessore Oppi “concordò un accreditamento di circa 150 posti letto e su quelle basi venne poi progettata e realizzata la struttura”. In riferimento al piano sanitario, di cui ancora la Sardegna è priva, esponente del gruppo Misto ne ha attributo la responsabilità a tutta la politica: “al centro sinistra non ha ascoltato l’aula, al centro destra perché non ha portato a termine il suo progetto”. Non c’è dubbio, però, che il S. Raffaele deve essere accreditato: in commissione, ha precisato, “in commissione è arrivata una delibera di giunta con 187 posti letto, che non poteva essere adottata perché non c’era il piano. Ora dobbiamo mettere una pezza, la solita, all’italiana”. Capelli si è detto inoltre contrario al superamento dei 200 posti letto, “a parte il fatto che devono essere specificate le specializzazioni che dovranno essere ospitate all’interno della struttura. Forse “la asl sassarese e soprattutto l’università non hanno valutato bene cosa vuol dire 200 posti letto, considerando oltretutto la grave difficoltà finanziaria del gruppo che, evidentemente, si vuole salvare a tutti i costi”. Red