Dopo Napoli e Roma, anche Milano apre un'inchiesta sulla P4 e sulla rete di Luigi Bisignani. Lo si apprende da un'anticipazione de 'L'Espresso', secondo la quale della vicenda si occuperebbe Francesco Greco, gia' pm del pool di Mani Pulite, che indago' sulla maxitangente Enimont e sul ruolo svolto nella vicenda dallo stesso Bisignani.
Secondo 'L'Espresso', il pm milanese starebbe studiando gli incartamenti ricevuti da Napoli e tra le ipotesi ci sarebbero eventuali reati finanziari. In particolare, a Milano si indagherebbe sia sul rapporto tra Alfonso Papa e l'immobiliarista Vittorio Casale sia su eventuali affari tra Bisignani e il finanziere Gianluca Di Nardo, il cui nome e' finito nelle intercettazioni sulla P4.
Ancora una pioggia di verbali di intercettazioni e interrogatori relativi all'inchiesta P4 che si allarga a macchia d'olio dalla politica all'economia, attraversando un numero sempre maggiore di stanze del potere pubblico con Luigi Bisignani snodo centrale di confidenze, sfoghi, richieste di intervento, suggeritore di nomine e decisioni politiche ed istituzionali. E che vede oggi il Pdl e i veleni incrociati fra esponenti e ministri di primissimo piano fra di loro e nei confronti del Premier Silvio Berlusconi, affiancare Rai, Servizi segreti, Eni, sulla ribalta del diluvio di pubblicazioni.
Riprende quota anche l'ipotesi del decreto, qualora non riuscisse il tentativo di un blitz parlamentare che il partito del Premier preferirebbe, per riuscire ad approvare nei 30 giorni che restano di attività parlamentare prima della pausa estiva il ddl approvato dal Senato ma poi arenatosi in commissione Giustizia alla Camera.
Decreto-legge o legge di iniziativa parlamentare, però, i voti del solo Pdl non bastano per tradurre i desideri in norme vigenti. C'è da sondare Umberto Bossi e la Lega, che a Pontida hanno chiaramente fatto sapere di non essere più disponibili a sostenere al buio ogni iniziativa del centrodestra in materia di giustizia. Nè si può sottovalutare la posizione di grande prudenza da sempre manifestata in materia dalla Presidenza della Repubblica. Senza il riconoscimento da parte del Quirinale dei requisiti di 'necessità e urgenza' prescritti dalla Costituzione per i decreti legge, la firma di Napolitano e quindi l'entrata in vigore immediata della stretta sulle intercettazioni sarebbero tutt'altro che scontate. Così come non può essere dimenticata l'ultima dichiarazione del Capo dello Stato quando gli furono chieste notizie sul ddl intercettazioni approvato dal Senato: le sue parole allora certificarono il 'binario morto' intrapreso dal provvedimento al Senato.
C'è la necessità, insomma, di convincere alleati e Colle che la 'pioggia di pubblicazioni' degli atti sulla P4 abbiano cambiato le cose. Un compito delicatissimo e certo non facile, tanto più in una fase in cui il Guardasigilli in carica fra otto giorni lascerà via Arenula. E l'indicazione del successore che la Costituzione affida al Presidente del Consiglio è di nuovo dal consenso preventivo di Umberto Bossi e Giorgio Napolitano che deve passare per essere tradotta in nomina.