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Berlusconi al Senato: “Non farò il premier a vita” e la “Crisi sarebbe sciagura”

"Il governo presenterà al Parlamento prima della pausa estiva la delega per riformare il fisco". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel suo intervento in Senato durante il dibattito sulla verifica parlamentare. "Come anticipato dal ministro Tremonti - ha aggiunto - ridisegneremo il fisco con tre aliquote e più basse, ci sarà un sistema di detrazioni più snello e coerente, e la riduzione a cinque delle imposte".

Un altro governo "sarebbe sciagura non per Berlusconi, non per la maggioranza ma per l'Italia e la solidità finanziaria e dei nostri giovani. Ha affermato il presidente del Consiglio. Le opposizioni - ha tra l'altro detto- non sono in grado di esprimere un leader o un programma. 

L'alleanza tra "Pdl e Lega e con i responsabili sono l'unico assetto che può garantire governabilità e affidabilità internazionale", ha detto Berlusconi.

Non ha fissato un scadenza ma ha aperto a un dopo-Berlusconi: il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando nell'aula del Senato in occasione del dibattito sulla verifica, ha detto: "Non voglio rimanere per sempre a palazzo Chigi, non voglio fare il leader a vita del centrodestra, voglio però fortissimamente lasciare in eredità al Paese un grande partito che sia il baluardo primo della democrazia e della libertà".

"Quando si guarderà a questi anni di governo con animo più sereno non si potrà non riconoscere ciò che siamo riusciti a fare". Il premier cita il federalismo fiscale, la riforma tributaria, la riforma della giustizia, i provvedimenti sulla sicurezza e l'immigrazione e il piano sud. "A fronte di scenari catastrofici non abbiamo solo parato il colpo ma fronteggiato la crisi con efficacia, senza imporre sacrifici ai cittadini", dice il presidente del Consiglio. "Non faremo nulla di intentato per governo più forte", spiega il Cavaliere riferendo di aver invitato i moderati dell'opposizione a far parte della maggioranza, "tra i centristi però è prevalso - ha spiegato il presidente del Consiglio - il tentativo di continuare a giocare di rimessa". 

Il governo valuterà il da farsi sulla Libia dopo la riunione del Consiglio di Difesa Supremo che si riunirà alla presenza del capo dello Stato. Il presidente del Consiglio, intervenendo al Senato, ha affrontato anche il capitolo dell'intervento Nato in Libia ricordando come fu il Parlamento italiano ad autorizzare la missione "che sino ad ora ha salvato migliaia di vite umane". "Il governo - prosegue - si è attivato sin dall'inizio per una soluzione politico-diplomatica della crisi". "Anche noi - sottolinea - condividiamo le preoccupazioni di quanti temono che siano prolungate le azioni in Libia". "Il governo transitorio di Bengasi - ricorda ancora - ha firmato un trattato per il rimpatrio dei cittadini libici". "Il governo - conclude - assumerà decisioni sul da farsi solo dopo la riunione del Consiglio Supremo che si terrà alla presenza del Capo dello Stato e valuterà la riduzione dei contingenti sempre in accordo con le altre istituzioni internazionali".

"Dobbiamo fare la riforma costituzionale, prima della pausa estiva presenteremo un disegno di legge costituzionale per la modifica dell'architettura, sarà una riforma storica", ha detto Berlusconi.

 "Un invito opportuno che accolgo con favore", quello del Capo dello Stato all'unità. Così Silvio Berlusconi, inizia il suo intervento al Senato, spiegando i motivi della necessità della verifica parlamentare. "Il dibattito di oggi - aggiunge - nasce dalle sollecitazioni del Presidente della Repubblica a cui rivolgo un cordiale saluto" e al "quel tutti riconosciamo l'autorevolezza". Come ha detto Napolitano "dobbiamo ritrovare l'unità attorno a valori comuni". 

Via libera dell'Aula della Camera alla fiducia posta dal Governo sul decreto sviluppo. I voti a favore sono stati 317, i contrari 293, le astensioni 2. I lavori dell'Aula proseguono con l'esame degli ordini del giorno e il voto finale sul provvedimento è previsto intorno alle ore 20 di questa sera.

E' la prima volta che la maggioranza alla Camera, dopo l'uscita di Fli, supera quota 316. In precedenza era arrivata al massimo a quota 314, raggiunta sulla mozione di sfiducia del 14 dicembre e il 2 marzo scorso sul federalismo.

 Il voto di fiducia sul dl Sviluppo si è appena concluso alla Camera e per Angelino Alfano la fiducia, passata "con numeri da maggioranza assoluta del
plenum", è motivo di "soddisfazione per la prova di compattezza della maggioranza, l'ennesima da settembre, che dimostra la solidità della stessa".
"Penso - aggiunge il ministro della Giustizia e segretario politico in pectore Pdl - che il presidente del Consiglio possa andare ancor più robustamente convinto dei numeri della sua maggioranza oggi pomeriggio al Senato e domani alla Camera". Il decreto passerà poi al Senato per il via libera definitivo. Il testo deve essere convertito in legge entro il 13 luglio.

Un semplice no, evidentemente, non era sufficiente. Così il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, alla seconda chiama, è passato davanti al banco della presidenza per esprimere in maniera 'netta' la sua contrarietà al provvedimento del governo con un esplicito, e un po' romanesco: "None". L'ex pm, nel pronunciare il suo particolarissimo no al dl sviluppo, si è anche sbracciato davanti a Rosy Bindi, presidente di turno, che ha assistito alla scena con un sorriso divertito. 

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