Sono almeno dodici le persone rimaste ferite negli ennesimi scontri di piazza scoppiati ad Atene, nel terzo giorno del nuovo sciopero generale proclamato dai sindacati contro il piano di austerità varato dal governo: lo hanno riferito fonti dei servizi di soccorso.
Dal canto suo l'agenzia di stampa semi-ufficiale 'Athens' ha precisato che c'è anche un giornalista tra coloro che hanno riportato lesioni, mentre un portavoce della polizia, Thanassis Kokkalakis, ha denunciato il ferimento di due o tre colleghi, tutti "in condizioni gravi": un agente, in particolare, è stato colpito a un orecchio da un razzo per segnalazioni, mentre un altro ha perso alcune dita di una mano.
I tumulti sono degenerati allorché un folto drappello di giovani a volto coperto hanno preso a lanciare sassi e bottiglie incendiarie contro le forze dell'ordine, che hanno reagito con i gas lacrimogeni: ai facinorosi, che avevano tentato di assaltare il ministero delle Finanze, si sono peraltro opposti anche numerosi dimostranti.
Al grido di "Traditori! Ladri"! Dove sono finiti i soldi?" la folla, che da settimane occupa la centralissima piazza Syntagma, ha circondato il Parlamento, mentre all'interno i deputati discutevano dei tagli per 28 miliardi di euro complessivi decisi dall'esecutivo del premier socialista George Papandreou.
Stando sempre alla polizia, alle manifestazioni nella capitale greca hanno partecipato circa trentamila persone, ma secondo i mass media sarebbero state come minimo quarantamila. Ventimila invece coloro che sono scesi in piazza a Salonicco, capoluogo della Macedonia ellenica e seconda città del Paese.
A causa dello sciopero generale, il terzo dall'inizio dell'anno, la Grecia si è ritrovata paralizzata: chiusi uffici, banche e scuole, personale ridotto all'osso in cliniche e ospedali, niente trasporti pubblici, traghetti di collegamento con le isole compresi, anche a causa della chiusura di diversi scali portuali.
Il premier ha tenuto nel frattempo una riunione di emergenza con il presidente Karolos Papoulias, dopo che la crisi dal piano economico si è estesa anche a quello politico, in seguito alla defezione di un parlamentare socialista che ha lasciato il gruppo del Pasok, riducendo così ad appena cinque seggi il margine a disposizione della maggioranza, mentre un secondo deputato ha annunciato che voterà difformemente rispetto alle indicazioni del partito a favore dei tagli.
"Ci troviamo in un momento cruciale dal punto di vista storico", ha dichiarato Papandreu al capo dello Stato. "Per vedere il Paese uscire dalla crisi, procederemo con responsabilità alle necessarie decisioni".