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Dopo il fallimento del Pdl-Lega riflettori puntati su domenica a Pontida

Prima Maroni a tormentare il suo amico-nemico Tremonti e, subito dopo è arrivata la 'sberla' referendaria, e già al Corriere reclamava maggior coraggio in politica economica. Ha proseguito Bossi, e, terminato lo spoglio, ha concluso Calderoli: a Pontida la Lega detterà le sue condizioni, "siamo stufi di prenderle". La Lega in verità sconfitta alle Amministrative, si dissocia dalla batosta referendaria: ha perso Berlusconi. E se non si vuole precipitare, questo è il messaggio, bisogna abbandonare la linea del rigore tremontiano.

La stampa italiana e non solo, oggi, prova ad anticipare le richieste leghiste : stop agli sbarchi di clandestini dalla Tunisia, accentuazione dei rimpatri forzati, immediata chiusura delle missioni internazionali, fine della partecipazione italiana alla guerra in Libia, trasloco di un paio di uffici ministeriali al Nord, tagli alle tasse e mani libere ai sindaci del Nord dai limiti di spesa imposti dal patto di stabilità tremontiano. Inutili i richiami dell'Ue al rigore, il rischio di disastro finanziario e alimentazione della speculazione sui mercati contro un paese con il secondo debito pubblico al mondo in termini di percentuale sul Pil.

 "Come la Lega non può prendere atto delle decisioni del Pdl, così non si può certo pretendere che noi aspettiamo Pontida per prendere atto delle loro", avverte, una intervista al Corriere della Sera, il vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, sottolineando che "è necessario coniugare crescita e stabilità, il problema è trovare il come".

"Quando abbiamo cominciato a raccogliere le firme l'anno scorso, perché la legge sia uguale per tutti senza impedimenti illegittimi, per l'acqua, contro il nucleare, ci deridevano, sostenendo che era tempo perso e nel nostro stesso fronte ci davano dei pazzi e ci accusavano di fare un favore a Berlusconi", ricorda Antonio Di Pietro in a Repubblica. E invita "i partiti a un gesto di umiltà davanti alla volontà degli elettori. Hanno votato il 57% degli italiani aventi diritto e, di questi, il 95% ha detto sì. Quando sento i leader del centrosinistra sostenere che è 'una vittoria nostra', penso sia una grande forzatura. Se domani mattina andassimo a votare non ci sarebbe un travaso di questi voti nel centrosinistra: dobbiamo quindi rispetto a quegli elettori che non ci voterebbero o non ci voterebbero ancora, ma che sui temi concreti hanno avuto il coraggio di scegliere non per partito preso, e di non andare al mare".

I referendum , dice Avvenire hanno messo in moto una vera e propria 'macchina delle sberle': "Oggi - rileva l'editoriale - la dose maggiore è toccata indubbiamente a chi governa, la coalizione Pdl-Lega e il suo leader Silvio Berlusconi, ma i destinatari potenziali sono un po' tutti i protagonisti della scena politica nazionale". E dunque "chi pensasse di poter sostenere tranquillamente che le 'sberle' arrivate dal corpo elettorale, in fondo, riguardano solo altri, avrebbe già cominciato a prenotare, in dose massiccia, la prossima serie". Ha ragione Di Pietro, allora, quando rileva "la trasversale forza del messaggio delle urne". Infatti, "c'è una vasta e crescente insofferenza per la qualità della politica attuale e nessuno dei protagonisti della scena politica, ne' i partiti di governo (che non entrano certo solo ora in difficoltà) ne' tutti gli altri (che non hanno ancora risolto la loro) può illudersi che il fenomeno sia passeggero. Il fenomeno comincia adesso".