Regole da adottare e da osservare per non essere travolti dalla concorrenza, in particolare straniera, e, ancora, servizi per il turismo nautico, che non sono soltanto quelli legati al posto barca e al carenaggio, nell’ottica di creare un porto che sia la porta di accesso per il territorio. Sono state queste le parole chiave del convegno “Incontriamoci sul mare” che questa mattina, nella sala consiliare del Comune di Stintino, ha messo a confronto alcune realtà locali, in particolare di Stintino, con quelle della Corsica e non solo.
È stata opinione condivisa che il porto debba essere considerato una vera e propria risorsa per il territorio e non circoscritta ai confini amministrativi in cui si trova. «Deve essere pensato come un sistema allargato – ha detto il sindaco di Stintino Antonio Diana, aprendo i lavori del convegno – in grado di dare un ritorno diretto e indiretto. Stintino ha fatto passi da gigante, in tre anni e mezzo ha messo a reddito un porto prima non gestito. Ha usato risorse proprie e gli introiti della gestione, potenziandolo di volta in volta».
Marina di Stintino, che sorge in località Tanca Manna, con oltre 200 posti barca ha così visto crescere la sua importanza, ogni anno sempre di più. A molto è servito anche stare all’interno di un sistema di associazionismo come la Rete dei porti, «ma è necessario un maggior scambio di informazioni», ha concluso Antonio Diana.
Per dare un nuovo impulso alla portualità, allora, «è importante mettersi in rete, creando un sistema di collaborazione che faccia del porto la porta del nostro territorio», di questo ne è convinto Luciano Serra, presidente di Assonat, l’associazione che in Italia racchiude oltre 140 porti. «Dobbiamo essere consapevoli che in Sardegna questa economia non cresce – ha detto ancora – perché non c’è una politica nazionale di sostegno. Allora sul nostro territorio dobbiamo tutelare i concessionari, perché in questo settore, con gli arrivi stranieri, potremmo essere sconfitti», consegnando così la gestione degli scali, anche di quelli turistici, nelle mani di imprenditori che potrebbero non avere a cuore lo sviluppo del territorio.
I servizi allora sono quelli che possono fare la differenza. E il progetto Odyssea è un esempio della capacità di mettere in rete i porti e le attività dell’entroterra. «Uno strumento – hanno spiegato David Donnini responsabile del progetto e Armandine Crisaci direttrice dell’Ufficio turistico di Solenzara – che permette di progettare il viaggio, prenotare prodotti, avere informazioni sul territorio da visitare». Il progetto nasce nel 2006 per la Corsica e mette in relazione il porto con l’entroterra. Lo scalo non è più un punto di arrivo di una barca e del suo equipaggio ma un punto di partenza per la scoperta del territorio. Dai dati che derivano dall’esperienza corsa, il sistema consentirebbe una più lunga permanenza dell’imbarcazione al porto: se prima poteva essere di un giorno, grazie ai servizi del progetto Odyssea la permanenza si è dilatata fra i 3 e i 4 giorni. Il progetto in Sardegna vede 4 porti pilota nei quali dovrà essere adottato, tra questi quello di Alghero.
Al convegno, i cui interventi sono stati moderati dal giornalista della Nuova Sardegna Pasquale Porcu, sono intervenuti anche l’assessore provinciale agli Affari Giommaria Deriu, il responsabile dei rapporti internazionali Antonello Gadau, l’assessore alla Portualità del Comune di Stintino Angelo Schiaffino, il vicesindaco di Alghero Mario Conoci, il capitano di vascello Persenda, le delegazioni dei porti di Bosa, Oristano, Alghero, Isola Rossa e Viareggio. Red