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Confindustria: meno Welfare e più cantieri

Sono le lacerazioni e le divisioni politiche a impedire la crescita dell'Italia. E il "benessere del Paese deve tornare ad essere la priorità della politica, "alle prese con fratture e problemi di leadership personali". Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nella sua relazione all'assemblea degli industriali, lancia un monito al mondo politico se davvero si vuole riavviare la macchina dello sviluppo. Rivendicando l'impegno degli industriali per suparare la crisi e i costi della burocrazia.

"La stagione della spesa facile deve essere considerata chiusa per sempre" e "secondo gli obiettivi del governo tra il 2010 e il 2014 la spesa pubblica al netto degli interessi si deve ridurre in termini reali del 7% e raggiungere il pareggio di bilancio". Tutti i capitoli di spesa vanno rivisti, "compresi quelli di welfare e pubblico impiego", ma senza fare ricorso a tagli lineari. Marcegaglia ha sottolineato come Confindustria abbia sempre chiesto una riduzione della spesa pubblica.

Ma ora tagli "di questa entità impongono un ripensamento complessivo della funzione dello Stato e riforme profonde" per questo Marcegaglia dice 'no' a "tagli lineari delle spese correnti e spese sugli investimenti pubblici". Invece "occorre scegliere”. “Occorrono interventi che non siano solo di quantità ma siano soprattutto di qualità per aiutare la crescita. Occorre coinvolgere tutte le forze politiche e sociali".

Il presidente di Confindustria non esclude dalla revisione anche i temi sensibili del welfare e del pubblico impiego: "Occorre la revisione di tutte le voci che compongono le uscite del bilancio, comprese quelle per il welfare e per il pubblico impiego, che rappresentano i tre-quarti della spesa primaria".

"I tagli effettuati dal Governo sugli investimenti in infrastrutture sono stati pesanti. Anche quando le opere vengono finanziate, non si va avanti: è un vero scandalo che deprime la crescita e sottrae competitività", ha detto Emma Marcegaglia, parlando dal palco dell'assemblea degli industriali. "Se non ci sono i fondi pubblici - ha aggiunto - cerchiamo almeno di coinvolgere i privati con il project financing, stabilendo regole chiare, tempi certi, limiti a impugnative e ricorsi".

"I tagli - ha sottolineato la leader degli industriali - sono effettuati per stessa ammissione del Governo che nei suoi documenti ufficiali scrive che gli investimenti pubblici scendono dai 38 miliardi del 2009 ai 32 del 2010 e ai 27 del 2012, dal 2,5% del Pil all'1,6%: un livello tanto basso non ha eguali negli ultimi decenni e non ci permette di colmare l'enorme gap infrastrutturale di cui il Paese soffre".