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La ricetta della Corte dei Conti: niente riduzione delle tasse ma l’Italia è di fronte a nuovi tagli di spesa

"La fine della recessione economica non comporta il ritorno a una gestione ordinaria del bilancio pubblico, richiedendosi piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati". La Corte dei Conti nel rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica aumenta il pressing sul Governo per una più consistente azione di risanamento. Che non potrà prescindere, sostiene, da tagli alla spesa pubblica. 

La Corte dei Conti evidenzia "quanto impervio sia il percorso che la finanza pubblica italiana è chiamata a seguire nei prossimi anni per rispettare i vincoli europei e rendere possibile una crescita economica più sostenuta".

"Non è sufficiente che la spesa primaria rimanga costante in rapporto al prodotto, e neanche che rimanga costante in termini reali. E' necessario che si riduca in termini reali, rispetto a livello, gia' compresso, previsto nel Def per il 2014. Non essendo quindi sufficiente limare ulteriormente al margine la spesa pubblica occorre interrogarsi su quelli che possono realisticamente essere i nuovi confini ed i nuovi
meccanismi dell'intervento pubblico nell'economia".

La "grande recessione" del 2008-2009 ha prodotto una perdita di Pil pari a fine 2010 a 140 miliardi è stimata in crescita a 160 miliardi nel 2013. Il Rapporto, spiega la magistratura contabile, "si sofferma sulla considerazione dell'eredita' dei condizionamenti dovuti agli effetti permanenti causati dalla grande recessione del
2008-2009, evidenziando come si sia verificata una perdita permanente di prodotto, calcolata, a fine 2010, in 140 miliardi e prevista crescere a 160 miliardi nel 2013".

Ma allora l'Italia è condannata a una cura lacime e sangue 'alla greca'? No, dice la Corte dei Conti, la manovra di bilancio dovrà essere sostenuta da "un'adeguata strategia di crescita" altrimenti si potrebbero verificare degli "effetti depressivi non auspicati" e quindi la manovra stessa potrebbe risultare "non pienamente
sostenibile".

La manovra, si sottolinea nel documento, "è necessariamente centrata sul contenimento della spesa". Proprio per questo, rileva la magistratura contabile, apre la questione di "come porsi di fronte all'obiettivo di ripristinare piu' robuste condizioni di crescita, almeno tali da riportare l'economia italiana in linea con la media
europea".

L'Italia dovrà fare uno sforzo di risanamento dei conti pubblici come quello fatto per entrare nell'euro e, anche per questo, non c'è spazio per ridurre le tasse. Le simulazioni indicate nel rapporto della magistratura contabile, infatti, "segnalano come, con l'ipotizzata continuazione dei tassi di crescita molto modesti, il rispetto
dei nuovi vincoli europei richieda un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni '90, per l'ingresso nella moneta unica".

"A differenza di allora, però - sottolinea la Corte dei conti - gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l'aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della
pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia a esercitare per questa via un'azione di stimolo sull'economia".