In nome della "liberta"', pronunciata questa volta in curdo ("azadi") piuttosto che in barabo (hurriya), i dissidenti e gli oppositori siriani hanno indetto per oggi, venerdi' di preghiera musulmana, un nuovo giorno di proteste anti-regime in tutto il Paese.
I curdi siriani rappresentano oltre il dieci per cento della popolazione totale e decine di migliaia di loro sono da decenni discriminati.
Si tratta del decimo venerdì consecutivo di mobilitazione da metà marzo scorso. Secondo attivisti per i diritti umani e fonti Onu, oltre 850 persone per lo più civili sono stati uccisi dalla repressione decisa dalle autorità.
Il governo siriano accusa invece gli Stati Uniti e Israele di voler realizzare un complotto contro la Siria, tramite gruppi di terroristi armati e di fondamentalisti sunniti infiltrati dalla Giordania, dal Libano e dall'Iraq. "Da Qamishli (estremo nord-est) all'Hawran (estremo sud), il popolo siriano non crolla!", si legge sul sito Internet Syrian.Revolution, una delle piattaforme virtuali più visibili del fronte del dissenso siriano all'estero e in patria, con oltre 180.000 membri.
"Siriano, non temere, Bashar prima di Gheddafi!", è un altro slogan apparso sul sito, in riferimento alla eventuale caduta del presidente siriano Bashar al Assad prima di quella del leader libico.