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Casini difende la scelta del ‘no’ a PdL e Pd in vista dei ballottaggi

"Ma cosa si immaginavano? Che ci saremmo arruolati, al suono della fanfara, con un Pdl in piena deriva estremista o con De Magistris e Pisapia?".Pier Ferdinando Casini, quindi, si dice convinto che il non schierarsi nei ballottaggi di Milano e Napoli sia stata la scelta migliore.

"Se avessimo fatto una simile scelta, cosa direbbero oggi i politologi che ci criticano? Direbbero che il Terzo Polo è tornato sotto le ali protettive di Berlusconi oppure, all'opposto, che si è aggiunto all'ammucchiata arti-berlusconiana".  E' stata fatta, invece, una scelta obbligata da "ragioni di coerenza". Ma anche un investimento politico perché "l'autonomia del centro resta l'antidoto migliore, di cui il Paese dispone a questo bipolarismo radicalizzato e inconcludente". E il risultato elettorale ottenuto dal Terzo Polo "dimostra fin d'ora che nella prossima legislatura né il Pdl, né il Pd avranno la maggioranza dei seggi in Senato e dunque sarà possibile avviare una fase politica nuova, nel segno nuovo dell'unità nazionale".

Per Casini "gli elettori hanno sempre ragione. E la nostra scelta è la più rispettosa nei loro confronti. Dico di più: se gli elettori hanno premiato in modo così massiccio Pisapia e de Magistris bisogna comprendere bene anche la loro ragione politica. I milanesi non sono diventati di colpo tutti estremisti. E' stato Berlusconi a dare alle elezioni un carattere politico nazionale: e gli elettori lo hanno bocciato. Ma il rispetto è dovuto anche all'intelligenza di chi ha votato per noi e lo ha fatto per investire sul futuro. Non potevamo accantonare il nostro progetto per qualche assessorato. Ora i nostri elettori sceglieranno in libertà la soluzione che sembra loro più positiva o meno negativa per la loro città".

"Invece è stato un risultato positivo - dice Casini - Come dimostra l'analisi del professor D'Alimonte, l'Udc è uno dei pochi partiti che vanta un segno più rispetto alle regionali del 2010. A Milano il Terzo Polo ha raggiunto il 5,5%, mentre cinque anni fa in coalizione con la Moratti prendemmo il 2%. Il dato ancora più evidente è che la concentrazione dei voti sui due candidati maggiori, nelle grandi città, si è generalmente ridotta. Se prima raggiungeva il 95% ora sono molte le realtà, a partire da Napoli, in cui si scende al 65%. Questo bipolarismo è comunque in crisi".