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La deposizione al processo Mori di Giovani Brusca: “Mangano per arrivare a Berlusconi”

Non ci fu solo una trattativa tra mafia e Stato. Una risale al periodo successivo
all'omicidio di Salvo Lima, l'altra al '93, dopo l'arresto di Totò Riina. Lo ha detto, deponendo al processo Mori, il pentito Giovanni Brusca, che ha fatto una serie di riferimenti a Silvio Berlusconi, Marcello Dell'Utri e Nicola Mancino, indicato come il "garante e il terminale" delle presunte intese tra Cosa nostra e pezzi delle istituzioni.

Secondo la ricostruzione di Brusca, dopo l'omicidio di Salvo Lima (12 marzo 1992) "si sarebbero fatti sotto" due personaggi come Vito Ciancimino, padre di Massimo, e Marcello Dell'Utri. "Il primo portò la Lega (non ha specificato quale, ndr), l'altro un nuovo soggetto politico che si doveva costituire, o che già era costituito, non mi ricordo bene. Entrambi si proposero come alternative a Lima e al sistema politico di cui l'esponente andreottiano della Dc era stato il garante".

Brusca fa poi riferimento a un altro pezzo della trattativa, risalente al periodo successivo alla strage di Capaci (23 maggio 1992): in quel periodo "a farsi sotto"
sarebbero stati altri soggetti, non specificati, ma che avrebbero avuto come terminale finale il ministro dell'Interno Nicola Mancino. Quest'ultimo si insediò però il primo luglio del '92. "Toto' Riina avrebbe riferito a Brusca che nei confronti di questi soggetti si sarebbe presentato "con un papello tanto cosi' (espressione accompagnata da un gesto delle mani) contenente una serie di richieste. Successivamente appresi che il soggetto interessato a fare cessare le stragi
era Nicola Mancino. Da lui arrivo' la richiesta: 'Cosa volete per finirla con le stragi?'".

L'altra fase della trattativa riguarda invece il periodo successivo all'arresto di Riina (15 gennaio'93). "In quel momento a me, a Leoluca Bagarella e a Bernardo Provenzano stava a cuore attenuare i maltrattamenti inflitti nelle carceri
speciali di Pianosa e dell'Asinara. Poi non volevamo revocare il 41 bis, cosa controproducente, ma svuotarne il contenuto". 

Silvio Berlusconi, è il racconto di Brsuca, sarebbe stato oggetto di pressioni da parte dei mafiosi di Santa Maria di Gesu' e avrebbe avuto rapporti con i boss Stefano Bontate e Giovanello Greco. Rispondendo al Pm Nino Di Matteo, Brusca ha parlato di investimenti fatti da Greco, che si sarebbe rivolto a Gaetano Cina', dicendogli di volere riprendersi i soldi dati a Berlusconi. "Cina', persona diversa dal medico pure lui mafioso - ha detto Brusca - poteva arrivare a Berlusconi tramite Dell'Utri. L'attuale presidente del Consiglio pagava una sorta di 'messa a posto', di pizzo con Santa Maria di Gesu'. Per sollecitarlo a pagare di nuovo nel 1986 subi' un attentato,
ordinato da Ignazio Pullara'. Per questa cosa Totò Riina si arrabbio' e tolse la guida del mandamento a Pullara', affidandola a Pietro Aglieri. Fu proprio Ignazio a raccontarmi questi fatti. I rapporti con Berlusconi sono durati anche successivamente".

Nel '93 ci fu un nuovo tentativo di avvicinare Berlusconi e di spingerlo a trattare, dato che, secondo Brusca, era gia' ritenuto scontato che sarebbe diventato presidente del Consiglio. Mangano sarebbe tornato dopo avere preso contatti con Dell'Utri dicendo che era contento e si era messo a disposizione dicendo: "Vediamo quello che si puo' fare". A Berlusconi sarebbe stato chiesto un migliore trattamento carcerario per i mafiosi. Ma la cosa poi si interruppe perche' Mangano fu arrestato nel corso del '94.