"I giovani sono in via di estinzione. Negli ultimi 10 anni, dal 2000 al 2010 abbiamo perso più di 2 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni".
Lo ha detto il direttore del Censis, Giuseppe Roma, entrando all'audizione presso la Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera che sta esaminato il tema dell'accesso al mercato del lavoro. "Sono una merce rara", ha aggiunto Roma, spiegando che i dati italiani sono i peggiori insieme a quelli tedeschi.
In contrapposizione - ha aggiunto - nello stesso periodo sono invece aumentati di 1 milione 896 mila unità gli italiani over-65.
"L'Italia ha un sistema formativo ritardato rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europea", All'audizione presso la Commissione Lavoro della Camera, Roma ha dichiarato: "Abbiamo il maggior numero di ragazzi di 15-24 anni impegnati nella formazione, il 60,4%, eppure pochissimi laureati". Ha un laurea, infatti, solo il 3,1% dei 15-24enni (la media europea è del 7,8%) e il 20,7% dei 25-34enni (a fronte di una media europea del 33%), secondo gli ultimi dati del Censis.
In Italia la laurea non paga. I nostri laureati lavorano meno di chi ha il diploma, meno dei laureati degli altri Paesi europei, e con il passare del tempo la situazione è pure peggiorata". "In Italia si passa dal 70% dei diplomati che lavorano rispetto al 67% dei laureati, mentre in media nell'Ue si passa dal 76% all'84% rispettivamente" ha aggiunto Roma, che ha presentato tre proposte per migliorare l’occupabilità delle nuove generazioni.
"Bisogna anticipare i tempi della formazione e metterla in fase con le opportunità di lavoro: la laurea breve dovrà sempre pià costituire un obiettivo conclusivo nel ciclo di apprendimento - ha detto Roma - bisogna detassare completamente per un triennio le imprese dei giovani con meno di 29 anni e accompagnare il ricambio generazionale in azienda".
"La vera anomalia italiana è rappresentata dai giovani che non mostrano interesse nè nello studio, ne nel lavoro: in Italia sono l'11,2% rispetto al 3,4% della media europea". Secondo i dati Censis, per i 'middle young' (25-34 anni d'età) c'è un'inversione tra chi studia (dal 60% si scende al 7) e chi lavora (dal 21% si sale al 65), e crescono le persone alla ricerca di un lavoro o esclusi da qualsiasi attività (dal 20% al 28%). E' bassa la partecipazione al lavoro nell'età dell'apprendistato e del diploma.
Nei successivi dieci anni, la quota di chi non ha avuto accesso alla vita attiva, alla piena autonomia e responsabilità raggiunge il 35% tra i 25-34enni, e la percentuale sale al 45% tra le donne e al 53% nel Mezzogiorno. "E non bisogna neanche agitare lo spauracchio del lavoro precario - ammonisce una nota del Censis - i giovani occupati a tempo determinato in Italia sono il 40,1% nella classe di età 15-24 anni e l'11,5% tra i 25-39enni, meno che negli altri grandi Paesi europei. In Germania le percentuali salgono rispettivamente al 56% e 13,5, al 54,3 e 25,6 in Spagna, al 53,9 e 13,2 in Francia".