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Maxi operazione della GdF nel trapanese

La polizia di Trapani e i finanzieri della Gdf hanno dato nella notte esecuzione ad un provvedimento di sequestro anticipato di beni nei confronti di Giuseppe
Giammarinaro, ex deputato regionale siciliano della Dc originario di Salemi.

I sigilli sono stati posti a società pertinenti complessi aziendali, beni immobili e mobili registrati (tra cui automezzi, automobili, natanti), organi e quote sociali, a prescindere dalla loro formale titolarità, nonché conti correnti e rapporti bancari per un ammontare complessivo di circa 35 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti Giammarinaro avrebbe sottoposto Lo Giudice a pressioni psicologiche continue arrivando a sostenere che sarebbe durato in carica solo se si fosse allineato alle sue direttive. Ma i 200 mila euro intascati dal medico non sono le sole somme illecitamente percepite dall'ex deputato che, secondo gli investigatori, avrebbe avuto dall'ex segretario regionale dell'Udc Saverio Romano, ora ministro dell'Agricoltura ed esponente dei Responsabili, 40mila euro originariamente chiesti da Lo Giudice a titolo di rimborso per le spese elettorali.

Sarebbe stato Romano, ad informare il medico che i 40mila euro erano già stati consegnati a Giammarinaro. Il politico avrebbe anche spiegato a Lo Giudice che la consegna della somma all'ex parlamentare non era nota a nessun altro.

Le indagini della polizia e della Guardia di finanza di Trapani hanno evidenziato come la sua influenza "fosse - dicono gli inquirenti - correlata al legame politico e patrimoniale intrattenuto con l'allora presidente della Regione Salvatore Cuffaro e con l'ex dirigente Udc Saverio Romano", oggi esponente dei Responsabili e ministro delle Politiche agricole, e con dirigenti regionali presso la Asl 9 di Trapani.

"In varie occasioni sono stati documentati, anche con l'ausilio di filmati - viene spiegato - incontri tra Giammarinaro e Saverio Romano, con il quale scambiava bigliettini, ed altri soggetti politici". Agli inquirenti non è sfuggito il contenuto di conversazioni nelle quali Girolamo Turano, già deputato regionale Udc e
attuale presidente della Provincia di Trapani, "lamentava la capacità del Giammarinaro di poter pilotare, anche mediante la complicità di dirigenti compiacenti, le sorti di nomine, incarichi ed i concorsi indetti dalla Asl di Trapani, conformemente ai propri interessi, favorendo per tale delicato incarico soggetti a lui vicini".

Giuseppe Giammarinaro avrebbe tentato "di condizionare l'attività amministrativa del Comune di Salemi attraverso la partecipazione occulta alle fasi decisionali più importanti, allo scopo di imporre, un'influenza su quella amministrazione comunale di Salemi, avvalendosi della 'collaborazione' sia di dipendenti e funzionari del comune, che di quella di assessori e consiglieri della giunta", guidata all'epoca dal sindaco Vittorio Sgarbi. Proprio durante indagini per individuare la provenienza delle numerose minacce anonime di cui è rimasto vittima Sgarbi, la Dda ha registrato "come le risultanze investigative - si legge nel provvedimento di sequestro - abbiano delineato un contesto ambientale in cui Giammarinaro ha inciso in modo significativo su alcune delibere del Comune di Salemi". Di fatto, Giammarinaro avrebbe esercitato il "costante tentativo di condizionare l'attività amministrativa del Comune di Salemi, partecipando occultamente alle fasi decisionali più  importanti, così ponendo in essere 'un vero e proprio condizionamento mafioso di tutta
l'attività amministrativa del Comune di Salemi'".

L'ex deputato regionale avrebbe addirittura, una volta insediata la giunta comunale e senza averne alcun titolo politico o istituzionale, partecipato a diverse riunioni della giunta, "allo scopo di indirizzare le decisioni dell'organo amministrativo".

Oliviero Toscani, ex assessore della giunta di Salemi, ha riferito al pm il contenuto di una serie di telefonate intercettate, "tali da far ritenere agli investigatori del tutto fondata l'ipotesi di un cogente 'condizionamento mafioso' su una parte dell'attività amministrativa del Comune salemitano, allo scopo di conoscere ed influenzare consiglieri ed assessori comunali o direttive sui capitoli di spesa o nella nomina dei suoi funzionari".

Tra i vari episodi, si legge ancora nel provvedimento, viene definito "inquietante"  quello emerso da alcune conversazioni intercettate, in cui Giammarinaro "dava indicazioni per condizionare l'immediata assegnazione di un terreno agricolo, di circa sessanta ettari, confiscato al noto esponente mafioso e narcotrafficante Salvatore Miceli, in favore di un soggetto da lui prescelto e non all'associazione antimafia Libera".

Giammarinaro, anche durante il periodo in cui fu sottoposto alla misura di prevenzione dopo la condanna nel 1998 a un anno, dieci mesi e venti giorni per peculato e concussione (fu invece assolto dal reato di associazione mafiosa, ndr.), secondo gli investigatori mostrò "un notevole dinamismo politico, dapprima costituendo nel 2001 in ambito provinciale il partito politico del 'Biancofiore', per poi confluire nella compagine dell'Udc a seguito del congresso provinciale tenutosi a Trapani nel dicembre del 2002, ottenendo il sorprendente risultato di 9277 preferenze alle elezioni dell'Assemblea Regionale Siciliana del 2001".

L'uomo avrebbe 'cooptato' persone fidate tra imprenditori, medici, operatori sanitari e dirigenti dell'allora Asl di Trapani, "così da costituire un sodalizio informato, in particolare ma non soltanto, allo scopo di ottenere il controllo di una serie di strutture di assistenza convenzionate con la stessa Asl, collegate tra loro da una rete di insospettabili prestanome", per infiltrarsi nella struttura amministrativa della sanità locale e nella pubblica amministrazione regionale, "onde ottenere il sistematico controllo di ingenti rimborsi, ma anche di determinare le nomine di manager e dirigenti sanitari nei vari plessi ospedalieri, così da  garantire un tornaconto elettorale e, soprattutto, assicurare il favore amministrativo per autorizzazioni sanitarie, cospicui contributi conseguenti alla stipula delle convenzioni con la Asl e, quindi, in ultima analisi imporre i desiderata del gruppo politico a lui legato presso la
macchina amministrativa e politica della Regione Sicilia".

Giammarinaro si sarebbe relazionato, intrecciando "rapporti di affari, soprattutto volti ad ottenere finanziamenti pubblici", con persone "contigue o organiche a Cosa nostra" e, in occasione delle ultime consultazioni elettorali per l'elezione all'Ars, "ha avviato il tentativo di condizionamento dell'elezione all'Assemblea di un libero professionista trapanese, garantendogli il suo appoggio personale per fargli avere il massimo dei consensi nel trapanese".

Ancora, nel corso dei quattro anni di sottoposizione al regime della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, Giammarinaro, spiegano gli investigatori, "richiedeva ed otteneva svariate autorizzazioni ad allontanarsi dal comune di residenza". Video riprese fatte dagli investigatori dimostrano come "spesso le visite mediche specialistiche abbiano costituito un comodo pretesto per consentire di continuare a svolgere attività politica e gestire i propri affari, lontano dalla propria residenza, incontrando vari soggetti, coinvolti nella vita politica o appartenenti agli ambienti della sanità e delle strutture sanitarie assistenziali della provincia di Trapani. In varie occasioni - precisa il provvedimento - sono stati documentati, anche con ausilio di filmati, incontri tra Giammarinaro e soggetti politici di livello nazionale.

Al Giammarinaro e a sei prestanome è stata notificata dalla squadra mobile una informazione di garanzia perché indagati per il reato di riciclaggio.