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I liberatori libici conquistano l’aeroporto di Misurata

Dopo giorni di feroci combattimenti, i ribelli libici sono riusciti ad assumere il controllo dello strategico aeroporto di Misurata, strappandolo alle forze fedeli al regime: lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti alla battaglia, secondo cui gli insorti hanno conquistato lo scalo pezzo per pezzo, impadronendosi dapprima di un carcere sistemato all'interno del complesso, utilizzato per fare fuoco sugli avversari da una posizione di maggiore vantaggio, e poi del mercato africano compreso anch'esso nel perimetro aeroportuale.

A quel punto i governativi si sono ritrovati intrappolati, tranne che sul lato meridionale della struttura, attraverso il quale si sono ritirati, lasciando dietro di sè numerosi carri armati in fiamme. La notizia della presa dell'aeroporto è stata accolta con scene di esultanza nella città-simbolo della resistenza contro Muammar Gheddafi, di cui soltanto ieri era stato rotto l'assedio dopo oltre due mesi: centinaia di rivoltosi, ma anche comuni cittadini, si sono riversati nella strade per celebrare l'importantissimo successo militare. 

S'infittisce sempre di più il mistero sulla sorte di Muammar Gheddafi, che non è più stato visto in pubblico dal 30 aprile scorso, quando un bombardamento aereo della Nato provocò la morte di Saif el-Arab, penultimogenito del leader libico, e di tre dei suoi nipotini. Stando a quanto riferito sulla pagina Facebook dei ribelli, 'Intifada del 17 Febbraio', Gheddafi avrebbe lasciato Tripoli e si nasconderebbe attualmente al sud, in pieno deserto. La notizia non ha naturalmente trovato riscontri da fonti indipendenti, ma è un fatto che dal giorno del raid il colonnello, che pare si trovasse effettivamente nell'abitazione del figlio ucciso, sembra sparito nel nulla: non andò neppure al funerale di Saif.

Di non sapere nulla di lui è stato ribadito in giornata da due diverse figure del governo italiano, Franco Frattini e Ignazio la Russa: tanto il ministro degli Esteri quanto il titolare della Difesa hanno ripetuto separatamente di "non avere alcuna idea" nè "notizia" sulla sua sorte, insistendo poi che un'eventuale eliminazione di Gheddafi non costituisce l'obiettivo della spedizione multinazionale guidata dalla Nato, l'operazione 'Unified Protector'.

Nello stesso senso si erano del resto espressi sia la numero due dell'ufficio stampa alleato, Carmen Romero, sia ieri il generale italiano Claudio Gabellini, responsabile della pianificazione operativa della missione atlantica in Libia. La stessa Francia, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri, Bernard Valero, ha a propria volta escluso di disporre di informazioni sulla "situazione personale" del colonnello.

Sul campo nel frattempo si è registrato un importante successo militare degli insorti, che non soltanto hanno rotto dopo oltre due mesi l'assedio di Misurata, città -simbolo della resistenza e loro principale roccaforte in Tripolitania, ma hanno anche assunto il pieno controllo dell'aeroporto, dopo avervi in precedenza intrappolato le forze governative.

In mattinata la stessa capitale libica era stata sottoposta a nuovi, pesanti bombardamenti aerei: colpita in particolare la parte orientale della città. La situazione negli ultimi giorni appare dunque essersi almeno in parte girata a sfavore delle truppe governative, e a questo punto potrebbe essere meno difficile arrivare al cessate-il-fuoco sollecitato oggi dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha anche intimato di porre fine agli attacchi contro i civili.

L'Unione Europea ha annunciato che aprirà a Bengasi un uffico di rappresentanza, così da poter meglio prestare assistenza ai ribelli libici e al loro governo-ombra, il Consiglio Nazionale Transitorio. Lady Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dei Ventisette, intervenendo davanti all'EuroParlamento di Strasburgo ha affermato che l'Ue "intende contribuire alla costruzione di una piena democrazia" in Libia.