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Islamabad: noi all’oscuro di tutto

Gli Usa credevano che il Pakistan potesse avvisare Bin Laden dell'imminente raid contro di lui. Lo ha detto il capo della Cia, Leon Panetta.

Gli Stati Uniti non hanno informato il Pakistan "perché erano preoccupati che potesse danneggiare l'intera operazione, avvisando il bersaglio". Nell'intervista al Time, il capo della Cia, ha aggiunto che i suoi collaboratori credevano al 60-80% di trovare Bin Laden nel compound.

Per queste ragioni, evidentemente Islamabad è rimasta all'oscuro di tutto. Eppure, come ha affermato in un comunicato il ministero degli Esteri pachistano, i servizi segreti pachistani (Isi) hanno "condiviso le proprie informazioni" sul compound di Abbottabad sin dal 2009 con "Cia e altre agenzie alleate".

"Il governo del Pakistan smentisce categoricamente di essere stato informato, a qualsiasi livello, dell'operazione contro Osama bin Laden all'alba del 2 maggio", si legge nel testo. "Abbottabad e le aree circostanti sono state sotto il controllo delle agenzie di intelligence sin dal 2003, con un blitz nel 2004 che portò all'arresto di importanti esponenti di al Qaeda".

Le informazioni sul compound "sono state condivise con la Cia e altre agenzie alleate sin dal 2009", spiega il ministero sottolineando dunque che proprio "le attività delle agenzie pachistane hanno permesso alla Cia di individuare bin Laden". 

"Falsi" poi i resoconti sui Navy Seal partiti dal Pakistan: "Il decollo dalla base di Ghazi è incorretto e non veritiero. Nessuna base in Pakistan è stata utilizzata dalle forze Usa, e gli elicotteri americani hanno aggirato i radar passando per alcuni punti ciechi". Islamabad, conclude il testo, "ribadisce la condanna per queste azioni unilaterali e auspica non creino precedenti".