L'ultimo genito di Gheddafi, Saif al-Arab, è stato ucciso nella notte di sabato da un raid della Nato sulla sua casa di Tripoli. Nell'abitazione secondo il governo libico si trovava anche il padre Muammar, rimasto illeso. Anche tre nipoti di Gheddafi sarebbero morti. La Nato ha confermato un attacco su Tripoli, ma ha detto che aveva per obiettivo una struttura militare e non persone.
Il Colonnello si trovava nella stessa casa bersaglio del bombardamento, è rimasto illeso insieme alla moglie. Morti tre suoi nipoti. Alla notizia, Bengasi, città in mano ai ribelli, ha festeggiato. Secondo le prime notizie, Gheddafi si trovava insieme a parenti e amici proprio nella casa del figlio Saif, 29 anni. Protesta il governo libico: "E' stata un'azione diretta ad uccidere il leader di questo paese". I pochi giornalisti occidentali presenti a Tripoli sono stati accompagnati a visitare una villa distrutta dai bombardamenti, in un quartiere residenziale della città. Altre esplosioni sono state udite nei pressi del bunker dove presumibilmente è ora rifugiato il Colonnello.
Chi era Saif al Arab Gheddafi - La vittima era il sesto figlio del leader libico. Secondo i media americani, a differenza del fratello Saif al Islam, al Arab non era mai apparso in televisione e aveva rilasciato pochissime dichiarazioni pubbliche. Sua madre è Safia Farkash, la seconda moglie del colonnello.
Saif al Arab nel 2006 si era iscritto alla Technical University di Monaco di Baviera, in Germania. Secondo quanto riferito da Al Jazira, il figlio di Gheddafi nel suo periodo universitario a Monaco aveva passato il tempo più che altro andando a feste e dedicandosi a business non specificati. Secondo una denuncia alla polizia tedesca, nel 2006 Al Arab fu coinvolto in una rissa con un buttafuori in un night club di Monaco. Nel 2008 sempre a Monaco fu presentata una nuova denuncia per l'eccessivo rumore che faceva la sua Ferrari F430, che fu sequestrata.
Al Arab Gheddafi fu sospettato, sempre nel 2008, di tentare di portare una pistola e delle munizioni da Monaco a Parigi servendosi di un'auto dotata di targa diplomatica. Il caso fu successivamente lasciato cadere dalle autorità tedesche per insufficienza di prove.
La risoluzione 1970 dell'Onu aveva imposto un divieto di viaggio a Seif Al Arab, ma non il sequestro dei suoi beni all'estero, come per altri figli dei rais. Dopo l'inizio della rivolta, il giovane Gheddafi era stato mandato dal padre all'est al comando di truppe per combattere gli insorti.
Questo raid provocherà sicuramente delle conseguenze nella politica del leader libico. Che in giornata si era detto pronto a negoziare con i Paesi della Nato per mettere fine agli attacchi aerei sulla Libia e nello stesso tempo aveva minacciato il nostro Paese e attaccato "l'amico" Silvio Berlusconi: "Porteremo la guerra in Italia, lo vuole il popolo libico. Il mio amico Berlusconi ha commesso un crimine". All'alleanza atlantica il rais dice: "Noi non li abbiamo attaccati né abbiamo sconfinato. Perché ci stanno attaccando? Trattiamo, siamo pronti a parlare con i Paesi che ci attaccano. Trattiamo", ha detto il Colonnello in un discorso alla nazione trasmesso questa mattina dalla televisione di Stato e riportato da Al Jazeera. Ma la Nato non cede. "Servono fatti, non parole", ha risposto alla richiesta del rais. Le operazioni "proseguiranno - ha dichiarato un alto funzionario dell'Alleanza - fino a quando gli attacchi e le minacce contro i civili non finiranno".