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Festa del lavoro al Quirinale

"E' inevitabile l'attuale grado di conflittualità? Si teme un eccesso di consenso, la cancellazione dei rispettivi tratti identitari?" Alla cerimonia per la Festa del lavoro al Quirinale, il capo dello Stato Giorgio Napolitano rinnova un forte richiamo alle parti sociali e alle forze politiche affinché escano dalla gabbia dello scontro sterile e trovino un terreno di confronto utile a rilanciare sviluppo e crescita del Paese. Perché, dice Napolitano, due milioni di giovani italiani fuori dal mercato del lavoro e al tempo stesso da processi formativi di studio o apprendistato sono davvero troppi.

 "Ora che la ripresa è in atto - aveva detto poco prima il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi - il nostro compito è quello di offrire più opportunità alle persone, soprattutto in termini di accesso alle competenze, e più capacità di autoregolazione alle parti sociali affinché, adattandosi reciprocamente, condividano fatiche e risultati nelle imprese e nei territori". "Ogni comportamento meramente assistenziale, oltretutto incompatibile con il contemporaneo vincolo della stabilità di bilancio, risulterebbe al contrario - aggiunge Sacconi - deresponsabilizzante e orienterebbe al declino la nostra società. A partire dai più giovani ai quali non possiamo né dobbiamo promettere un posto pubblico senza concorso o un salario garantito".

Secondo il ministro del Lavoro, "un Paese lungimirante non si attarda in dibattiti spesso retorici sul precariato. Progetta invece, giorno per giorno, percorsi di istruzione e formazione di qualità; crea prospettive di stabilità occupazionale  puntando sulle competenze e sui meriti più che su rigidità di legge e di contratto". Ed è con questi obiettivi, evidenzia ancora Sacconi, "che abbiamo voluto procedere alla riforma dell'apprendistato facendone lo strumento tipico dell'ingresso nel mercato del lavoro".

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