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Siria, un martirio che nessuno vuole evitare.

È stata  un'altra notte di violenze a Talkah, città che fa parte del governatorato di Homs, nella Siria occidentale. E nel frattempo i morti sono arrivati a oltre 500 in poco tempo. Infatti, da giorni l'esercito siriano sta assediando le città in cui sono state più dure le proteste contro il presidente Bashar al-Assad. Giovedì una trentina di carri armati sono giunti a Daraa da Damasco e, secondo il racconto di testimoni, avrebbero preso a bombardare con l'appoggio dell'aviazione. Si registrano tuttavia le prime defezioni anche all'interno del partito di governo Baath.

Sempre giovedì 230 membri del partito hanno rassegnato le loro dimissioni in segno di protesta con la repressione dei manifestanti. In precedenza, avevano lasciato il Baath 30 esponenti di Baniyas. Intanto il movimento giovanile siriano d'opposizione ha convocato su «Facebook» per venerdì nuove manifestazioni contro il governo autoritario del presidente Bashar Al-Assad. «29 aprile, il venerdì della rabbia in solidarietà con Daraa», si legge sulla pagina «Facebook» del gruppo denominato «Rivoluzione siriana 2011».

ul fronte diplomatico il Consiglio di Sicurezza dell'Onu non è riuscito a raggiungere un accordo su un documento di condanna per la repressione delle manifestazioni di protesta in Siria. La Russia, che ha potere di veto, e diversi altri fra i 15 stati membri del Consiglio si sono opposti alla bozza presentata dai paesi europei che condannava la violenza contro i civili e sosteneva la richiesta del segretario generale dell'Onu Ban ki Moon per una inchiesta «trasparente» sulle vittime registrate durante le proteste.