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Maroni: “Sulla Libia Berlusconi sbaglia”

La Lega Nord tiene il punto sul dossier libico e sulle intese tra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy in materia economica, a partire dalla scalata Lactalis a Parmalat, non curandosi del fatto che mancano solo 19 giorni alle elezioni amministrative. Il Carroccio dice 'no' ai bombardamenti e sfida Silvio Berlusconi ad un voto parlamentare ormai "inevitabile", giudicando "sbagliato" il cambio di rotta del premier sulla Libia. Il giorno dopo il duro sfogo di Umberto Bossi, i 'lumbard' non abbassano i toni.

'Berlusconi si inginocchia a Parigi', aveva aperto a tutta pagina il quotidiano leghista. Titolo frutto di un lavoro a quattro mani con lo stesso leader leghista per il quale dopo il vertice Italia-Francia si sarebbe passato il segno su alcuni argomenti sensibili per il nostro paese facendo diventare Roma "una colonia francese". Una presa di posizione durissima che, dopo i tentativi della note scorsa di spiegarsi ha portato oggi ad un black out tra i due.

Nessuna telefonata, si sottolinea in ambienti del governo. E, al momento, nessun impegno per incontrarsi. Giudizi, quelli di Bossi, ai quali si sommano quelli di stasera del ministro dell'Intero, Roberto Maroni: "La Lega ha sempre sostenuto che la posizione italiana sulla questione Libia doveva essere come quella della Germania - spiega - Berlusconi nell'ultimo Cdm aveva mantenuto questa posizione, già fin troppo spinta con la messa a disposizione delle basi, quindi siamo rimasti sorpresi dalla annunciata escalation".

Il voto in Aula perciò è "inevitabile, visto che sono state presentate delle mozioni" e la Lega "non è certamente contraria ad un passaggio parlamentare". I due alleati sono ai ferri corti, anche se non si capisce fino a che punto sia disposto ad arrivare il Carroccio. Sicuramente, non pensa di far saltare il banco e smentisce nettamente le voci di un possibile disimpegno dal governo, soprattutto alla vigilia del voto delle amministrative di Milano. Oltretutto, Bossi avrebbe difficoltà a giustificare al suo elettorato, dopo essersi staccato da Berlusconi, una eventuale decisione di tornare ancora una volta sui propri passi e 'subire' le decisioni dell'alleato.

Resta il deciso sostegno del Carroccio al decreto del ministro del Tesoro contro le scalate ostili, ideato per salvaguardare, appunto, l'italianità di aziende come Parmalat. E proprio questo presunto asse tra Bossi e Giulio Tremonti sarebbe uno dei motivi di tensione con Silvio Berlusconi, si ragiona in ambienti della maggioranza. Anche se qualcuno nel Pdl ipotizza che il 'posizionamento' leghista abbia soprattutto finalità elettorali sulla base al classico schema 'partito di governo a Roma e movimento di lotta sul territorio'.

 

 

Per il momento sembra rinviato il Consiglio dei ministri di venerdì dove i lumbard chiederanno certamente un chiarimento politico sulla situazione della maggioranza. I leghisti avrebbero anche chiesto di soprassedere per qualche giorno sulle nomine dei “Responsabili” a sottosegretari: "La nostra base non accetterebbe anche questo", si spiega. Il Pdl, intanto, cerca di ricucire anche provando a coinvolgere il Carroccio nella messa a punto di una mozione comune sulla Libia da opporre a quella dell'Idv. Tentativo sul quale la Lega si mostra però decisamente timida.