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D’Alema non scopre le carte sulle alleanze del Pd e allo stesso tempo dice: “Berlusconi a casa”

"Berlusconi avrebbe già dovuto dimettersi da un pezzo. Non ha più la maggioranza parlamentare, se l'è dovuta comprare. Ma ora siamo alla resa dei conti: se le elezioni amministrative dimostreranno che la maggioranza politica che vinse le elezioni, oltre a non esistere in Parlamento, non c'è più neanche nel Paese, allora il premier ne dovrà trarre le logiche conseguenze". Lo ha detto Massimo D'Alema in una lunga intervista a Repubblica.

"Questo centrodestra naviga a vista. L'unica bussola sono gli interessi personali di Berlusconi: i processi, gli affari, le donne. Al di fuori di questo c'è il nulla", attacca D'Alema. "Mai come oggi Berlusconi è in clamorosa difficoltà e si può battere", sottolinea l'ex premier, anche se, aggiunge, "io non faccio pronostici".

D'Alema lancia quindi un appello a tutte le opposizioni: "Concentriamo i nostri sforzi su questa campagna elettorale, riduciamo al minimo le polemiche e stabiliamo una vera e propria 'disciplina repubblicana': ai ballottaggi si marcia uniti, senza se e senza ma".

Nell'intervista il presidente del Copasir definisce una "proposta positiva" quella di Veltroni e Pisanu sul governo di decantazione. Tuttavia "il premier non se ne vuole andare, quindi si può solo batterlo alle elezioni".

Sì, ma dopo Berlusconi? Il Pd con chi può o vorrebbe governare? "Per superare il berlusconismo e un'idea di bipolarismo malato serve il contributo di moderati e progressisti - è la risposta in politichese di D'Alema - Il centrosinistra da solo non basta, anche se ora forse sarebbe in grado di vincere le elezioni".

L'ipotesi di un'elezione di Berlusconi al Quirinale "e' una prospettiva ancora più impensabile e nefasta del suo permanere alla guida del governo. Sarebbe devastante", conclude D'Alema. Ecco perché "alle prossime amministrative la posta in gioco è anche questa".